I sondaggi politici, ad ormai tre giorni dalle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria e a un giorno dal prescritto silenzio pre-elettorale, spopolano sul web indicano per l’Emilia Romagna un testa a testa tra i due principali candidati, Bonaccini (Pd) e Borgonzoni (Lega), che potrebbero determinare gli indecisi.
L’indagine Tecné di lunedì 20 gennaio per la trasmissione ‘Quarta Repubblica’ di Nicola Porro, quando ancora non potevano certo prevedere le dimissioni del leader M5s Luigi Di Maio, confermano il trend in crescita del Centrodestra che spera di capitalizzare anche nell’imminente doppio voto di domenica, magari proprio approfittando delle tensioni nazionali di cui soffre il Governo Conte-2. La Lega, seppure in calo rispetto ad alcuni mesi fa, resta il primo partito con il 31,8% di preferenze (una forbice, guardando anche gli ultimi altri sondaggi nazionali, che vede Salvini tra il 29% e il 33%). A seguire il Partito Democratico, in costante stallo al 19,5% e attraversato dal rebus di cosa fare dopo il voto in Emilia Romagna qualora vinca o perda il forte candidato Bonaccini: al terzo posto, in crollo totale anche di consenso, il Movimento 5 Stelle che non riesce ad andare oltre al 15,3% e che rischia – come profetizzato dal senatore espulso Paragone – di finire sotto il 10% nelle due Elezioni Regionali di Calabria ed Emilia Romagna.
Per la restante parte delle intenzioni di voto prodotte dai sondaggi politici Tecné, da segnalare il 7,9% di Forza Italia che resiste nonostante la crescita netta di Salvini e Meloni, e per l’appunto Fratelli d’Italia al 10,8% e in costante ascesa rosicchiando consenso all’alleato della Lega. L’istituto demoscopico ha poi provato ad effettuare, tenendo questi dati delle intenzioni di voto (che comprendono anche un complessivo 14,7% di volti per tutti gli altri partiti riuniti assieme, da Italia Viva ad Azione di Calenda, passando per Toti, Europa Verde, +Europa e LeU) un calcolo sugli effetti del proporzionale vista la nuova legge elettorale del Germanicum in fase di produzione nel Governo Conte-2. Ebbene, la Lega si riscopre forte ma non autonoma e avrebbe bisogno dell’alleanza con Berlusconi e Meloni per poter avere la maggioranza di Camera e Senato dopo l’eventuale voto anticipato: secondo il calcolo effettuato dai sondaggi Tecné (con la nota metodologica che recita “la distribuzione dei seggi è stata fatta sulla base dell’ipotesi di un collegio unico nazionale che attribuisce rispettivamente 626 e 396 seggi alla Camera dei Deputati. Sono esclusi dal riparto proporzionale 4 seggi a tutela delle minoranze linguistiche della Valle d’Aosta e del Trentino Alto Adige. Sono invece considerati nel riparto nazionale i 12 deputati attualmente eletti nella circoscrizione dell’estero”) Salvini ad oggi avrebbe 233 seggi, 80 per FdI e 58 per Forza Italia, in tutto un 371 seggi alla Camera e maggioranza stabile. Il Pd con i suoi 143 seggi, il M5s con i suoi 112 e gli altri partiti con 4 seggi finirebbero così all’opposizione; medesima la situazione al Senato, con 148 seggi alla Lega, 50 a Meloni e 37 a Berlusconi, in tutto 235 seggi a Palazzo Madama. Di contro, Pd con 90, M5s con 71 e altri partiti con 4 rimarrebbero sempre all’opposizione.
Nelle mappe elettorali dell’Emilia-Romagna che La Stampa ha pubblicato ieri, c’è tutto il movimento di voti che ha caratterizzato la Regione in questi anni dove progressivamente è avanzata la Lega ed è arretrato il Partito Democratico. Nella regione rossa per eccellenza è da tempo in atto un’erosione del consenso del centrosinistra e un’avanzata sempre più forte del centrodestra. Ma con una peculiarità, confermata da sondaggi e voti: nelle grandi città il consenso del PD è sempre a livelli superiori rispetto a quello della Lega; in provincia invece è il Carroccio a prevalere sulla sinistra.
Ecco perché tra sondaggi e voti la partita si gioca tutta in quattro città che domenica sera faranno da sensori per capire l’impatto dell’onda leghista: Bologna, Ravenna, Modena e Reggio Emilia. Lo scontro politico è di nuovo tra il centro (i capoluoghi rimasti “rossi”) e la periferia (le province dove il centrodestra leghista si è già affermato). Sullo sfondo i temi della campagna elettorale, dalla sanità all’autonomia regionale (invocata da entrambi i candidati), passando per le singole istanze locali. In gioco non c’è solo il governo della Regione. Ma molto di più.
I dati raccolti da Ixè (aggiornati al 22 gennaio) raccolti per la trasmissione ‘Carta bianca’ di Bianca Berlinguer (Rai Tre), il Carroccio perde lo 0,3% nell’ultima settimanae scende sotto il 30%, mentre il partito di Giorgia Meloni sale sopra l’11%.
Quasi invariata la percentuale per il Partito Democratico, che perde lo 0,1 attestandosi sul 19,9%. In crescita invece il Movimento 5 stelle che passa dal 15,9 al 16.1%. Cresce anche il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, che guadagna lo 0,4% portandosi all’11.3%.
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