Il fenomeno della rete, del suo progressivo e costante aumento di ‘adepti’, fruitori, simpatizzanti o soltanto curiosi, continua. E mentre le statistiche forniscono numeri da capogiro relativi agli iscritti a facebook, twitter & Co., psicologici e pedagoghi si sforzano di illustrare pericoli e danni derivanti al bambino/adolescente lasciato solo a interagire col resto del mondo attraverso i vari siti internet.
Ma per il web è sempre più mania, tanto che persino le parrocchie si sono dovute adeguare ai tempi: negli ultimi dieci anni, le chiese che hanno deciso di diffondere il Vangelo via internet sono sempre più numerose e hanno avuto un incremento pari al 3,9%. Sono in rete in quasi quattromila: per l’esattezza 3.894, nel 2007 erano 2787.
I dati sono il risultato di un approfondito studio dell’informatico Francesco Diani che cura la lista dei Siti cattolici italiani.
La dettagliata ricerca assegna anche la palma del web alle parrocchie: in pole position le chiese della Lombardia (777 nell’anno appena iniziato) seguite da quelle del Triveneto (449). Buon posizionamento anche per le parrocchie campane che guadagnano un 8,1% in più (nel 2013 erano 322, oggi sono 348) come pure per quelle dell’Emilia Romagna (291 nell’anno appena iniziato, 257 nel 2010). Scendono invece le parrocchie della Basilicata che perdono l’ 8% come pure quelle di Abruzzo e Molise che da 102 del 2013 scendono a 98.
Un vero e proprio boom telematico – rivela lo studio sui siti cattolici italiani – lo registrano i Movimenti per la Vita. “Tra le associazioni e i movimenti ecclesiali – segnala Diani – hanno avuto una notevole crescita i Movimenti per la Vita e i Centri di Aiuto Vita (Cav) con un incremento pari al 44,1%”.
Vangelo a suon di click anche per i vari Ordini religiosi: i Benedettini nel 2016 registrano un incremento del 26,4%, pure i Carmelitani (più 11,1%) e i Domenicani (5,1%). Calato invece i contatti via web per i Cistercensi (-10%). Tra gli ordini e gli Istituti religiosi, chi scende nella classifica sono i Salesiani che solo qualche anno fa erano i più informatizzati. Nelle realtà ecclesiali, poi, come accade anche nel mondo laico, pullulano i siti personali (nell’ultimo anno hanno avuto un incremento dell’8,2%). In aumento anche l’informatizzazione delle Confraternite (più 3,5% nell’anno in corso per un totale di 176 realtà).
“E’ fisiologico – spiega l’informatico Diani – che i siti abbiano una loro vita. Molto spesso per le cancellazioni che sono avvenute si registrano nuovi arrivi, per cui si assiste ad una compensazione”.
Il dato che più colpisce riguarda le suore di clausura: sono ‘social’ anche le Clarisse, con un incremento del 23,3%. Senza bisogno di fare cattivi pensieri, considerato il fatto che il loro ordine è dedito a vita contemplativa, va subito detto che via mail, oltre che di persona, offrono la possibilità di un accompagnamento spirituale a chi lo desidera ed è residente a Roma. Un altro servizio che offrono è l’invio quotidiano del Vangelo del giorno, corredato da una breve riflessione e dalle Letture Patristiche inerenti lo stesso Vangelo. Se vi fosse qualcuno interessato, può sempre scrivere all’indirizzo monasterosacrocuore@gmail.com e loro lo aggiungiamo alla mailing list.
“Non siamo isole galleggianti noi monasteri di clausura – precisa madre Rosa Lupoli, delle Clarisse del monastero di Napoli – Per quel che ci riguarda siamo molto attive sia sui social che come sito. Il nostro monastero è molto visitato. Avremo poi molti eventi in relazione al fatto che tra qualche tempo la nostra fondatrice, la Venerabile Maria Lorenza Longo, sarà beatificata. E i social o i siti sono il modo più immediato per fare conoscere gli eventi. In tutto il mondo siamo duecento monasteri quindi è chiaro che la rete ci consente di mantenere i contatti con tutti, accorciando le distanze”.
Se i social hanno ‘bucato’ anche la clausura, lo si deve soprattutto ad un motivo sociale. “Stiamo preparando una petizione per salvare un ospedale che esiste da cinquecento anni e che rischia la chiusura – spiega madre Lupoli –. Spesso nel nostro mondo si avverte il timore di esporsi. Il punto però è trovare un modo intelligente di relazionarsi”. Ecco che allora anche le suore di clausura, senza rompere la loro condizione, restano in contatto con il mondo esterno che spesso è alla ricerca di aiuto. “Sui social – racconta madre Lupoli – arrivano le richieste più disparate. Noi rispondiamo soprattutto ai casi disperati”.
Per dire, le suore di clausura vengono interpellate anche sulle unioni civili: “Sui social non abbiamo preso una posizione – dice madre Rosa – ma ci sono persone che non conoscono bene lo spirito del ddl Cirinnà e il nostro ruolo è quello di indirizzare a forme di conoscenza perchè nessuno di noi può essere estraneo al mondo”.
Da parte sua, madre Lupoli ha il suo pensiero: “Ogni persona ha diritto al rispetto ma da qui a parlare di matrimonio per due persone dello stesso sesso, ce ne passa. Il matrimonio, e la formula non è un’invenzione della Chiesa, è stato inquadrato per un uomo e una donna che mettono al mondo figli. Se si pensa poi gli antichi Romani, pur praticando omosessualità a tutti i livelli, non hanno mai ritenuto di legiferare sul tema”.
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