La legge impone un limite al numero dei figli. Donna della minoranza musulmana dei Uiguri costretta ad abortire al nono mese di gravidanza. Il piccolo nasce vivo ma muore poco dopo a causa del travaglio indotto con i farmaci prima del termine. Lo riferisce Radio Free Asia precisando che vi sono state altre donne uiguri obbligate all‘aborto.
Il fatto. Memettursun Kawul vive nella regione dello Xinijuiang. L’aborto forzato è avvenuto una settimana fa, quando la moglie era già al nono mese. Ecco la sua testimonianza:
Abbiamo detto che potevamo pagare una multa tra i 50 mila e i 100 mila yuan (circa 6.000-12.000 euro), ma non ce l’hanno permesso. A novembre siamo scappati ma la polizia ci ha trovati la scorsa settimana e hanno portato mia moglie all’ospedale”.
Qui alla donna hanno iniettato del veleno e farmaci per procurare l’aborto, ma quando è avvenuto il parto indotto il bambino era ancora vivo.
Piangeva quando è nato, l’ho subito portato in un altro ospedale. I dottori hanno provato a salvarlo ma a causa del veleno è morto un’ora dopo la nascita”.
La politica del figlio unico è stata imposta in Cina nel 1980 per evitare l’esplosione demografica, ma già dal 1971 si cercava di scoraggiare le famiglie numerose. Da allora ad oggi i medici cinesi hanno praticato 336 milioni di aborti e hanno sterilizzato 196 milioni di uomini e donne. La legge ha causato anche uno squilibrio di genere: i maschi sono 34 milioni più delle femmine, perché quando una coppia scopre di aspettare una bambina, sapendo che poi non potrà avere un altro bimbo, spesso ricorre a un aborto selettivo. Chi infrange la legge è punito con multe salate che variano a seconda della zona: a Pechino si può arrivare fino a 300 mila yuan (35 mila euro). Ci sono dei genitori che non potendo pagare nascondono il piccolo, non lo registrano condannandolo a una vita clandestina.
La legge sul figlio unico è stata formalmente ‘allentata’ la scorsa settimana dal Partito comunista cinese, concedendo solo in determinati casi la possibilità di avere un secondo figlio. Ma questo non ha fermato le violazioni e le irregolarità che continuano a verificarsi nel Paese. Come riferisce Radio Free Asia (Rfa), quattro donne uigure dello Xinjiang sono state costrette dalle autorità ad abortire, nonostante la legge sul figlio unico non valga, almeno in teoria, per le minoranze etniche.
La presunta riforma. Secondo le nuove norme decise al terzo Plenum e ratificate dieci giorni fa, una coppia potrà avere due figli se uno dei due genitori è a sua volta figlio unico. Fino ad oggi potevano avere due figli solo le coppie che abitano in territori rurali e quelle nelle quali entrambi i genitori sono figli unici. Secondo lo stesso vicedirettore della Commissione per la pianificazione familiare Wang Pei’an, però, la «riforma riguarda poche famiglie e non è niente di che».
Nata e cresciuta a Roma, si laurea presso l'Accademia di Costume e Moda di Roma, trattando la propria tesi sulla "Nascita e l'evoluzione del giornalismo di moda". Curiosità, determinazione e voglia di crescere professionalmente caratterizzano il mio profilo.
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