“Clamoroso al Cibali”. Con quest’espressione, un po’ datata invero oltreché mutuata da gergo calcistico, si era soliti introdurre una notizia dal contenuto assolutamente sorprendente. Bene, è un’espressione che calza a pennello per quanto visto ieri sera in un Olimpico come al solito preso d’assalto dagli appassionati della grande atletica, attirati soprattutto da lui: Usain Bolt. Uno stadio intero, adorante, più migliaia di spettatori da casa: tutti ad attendere il consueto one man show del giamaicano. In realtà, lo spettacolo c’è stato ma a renderlo tale ha contribuito la grande incertezza sull’esito del duello con Justin Gatlin. Ha vinto lo statunitense. Di un soffio (9” 94 a fronte del 9” 95 di Usain). Ma ha vinto. Ed è questo che nello sport conta. Ed è questa la grande notizia dell’edizione 2013 del Golden Gala romano. Il re (come tale immortalato negli innumerevoli cartelloni pubblicitari sparsi per tutta la città a promuovere l’evento) è caduto. Viva il (nuovo) re. Che poi tanto nuovo no è. Anzi. 31 anni ma, soprattutto, una carriera, meglio una vita alle spalle, già intensissima. Ricca di luci accecanti ma anche di ombre inquietanti. Un atleta capace di dominare la velocità come pochi nel triennio 2004-2006 in cui ha raccolto l’oro olimpico nei 100 ad Atene (più l’argento nella staffetta 4×100), una grandiosa doppietta 100-200 ai Mondiali di Helsinki nel 2005 e un primato mondiale (quello di Asafa Powell) sui 100 eguagliato. Ma poi cancellato. Doping. Questo, invece, il capitolo buio della sua vicenda, umana e sportiva. L’uso di testosterone gli costa otto anni di squalifica, poi ridotta alla metà. Recidivo e già in precedenza allontanato dalle gare per un anno per uso di anfetamine. La seconda vita sportiva che ha ripreso il suo corso nel 2010. Oggi, di nuovo davanti a tutti. Anche davanti al Re delle piste. Che Bolt non fosse nella sua miglior condizione, in realtà, si sapeva ma non si conosceva ancora quanto consistente fosse il suo ritardo nella preparazione dei Mondiali di Mosca. Ora, tutto è un po’ più chiaro. Usain l’ha capito. E dovrà lavorare parecchio per recuperare il tempo perso. Una situazione molto simile a quella già vissuta dal pluricampione centroamericano prima dei Giochi londinesi dove non pochi vedevano il connazionale Yohan Blake favorito sul primatista del mondo. Dunque, nulla di irrimediabile per Bolt. Anche se resta lo sconcerto per come la gara si è sviluppata. Probabilmente, una delle migliori partenze in carriera per Bolt (non certo una fase in cui Usain eccelle). Poi, il motore ingolfato. Proprio nel momento in cui, invece, il giamaicano è uso azionare il cambio di marcia che gli consente di salutare la compagnia. Il primo a risultare stupito di questo è stato lo stesso fuoriclasse, incredulo dopo aver appreso dallo schermo dell’Olimpico della sconfitta. E parso, nonostante il canonico sorrisone di facciata, piuttosto nervoso anche davanti ai microfoni Rai. Si consolerà facendo l’ennesimo bagno di folla adorante a Parigi dove, domenica, consegnerà al vincitore del singolare maschile del Roland Garros la “Coppa dei Moschettieri”.
Per quanto riguarda le altre gara in programma, da segnalare la vittoria ex aequo di Chicherova e Shkolina nell’alto femminile a quota 1.98 m. con ottimo terzo posto per la rientrante fuoriclasse croata, Blanka Vlasic, giunta a 1.95. Eccellente la prestazione di Amantle Montsho, del Botswana ma anche un po’ nostra (si allena a Formia) che sui 400 ha ottenuto il miglior tempo stagionale in 49” 87, così come un’altra gioia per il continente nero al femminile l’ha regalata Murielle Ahoure che ha sconfitto sui 200 mt. nientedimeno che la campionessa olimpica Allyson Felix. Notevoli anche i riscontri cronometrici per gli etiopi Alamirew sui 5000 ( 12’ 54” 95) a Aman sugli 800 (1’ 43” 61) dove una grande prova l’ha fornita anche il nostro Giordano Benedetti. Straordinario, poi, Daniele Greco nel triplo, a soli quattro centimetri dall’olimpionico di Londra, Christian Taylor ( 17.04 contro 17.08). Infine, per quanto riguarda la nostra atletica al femminile, detto della grande delusione della Trost nell’alto, c’è da registrare la vittoria della Borsi nelle “primarie” azzurre sui 110 hs davanti a Caravelli e Cattaneo nella gara vinta dalla Harper davanti alla Lolo Jones.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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