Carmine, Roberto e Ottavio Spada, i padroni di Ostia. Tre fratelli che hanno egemonizzato il litorale romano per lustri, perpetrando una serie di reati che definiscono, oltre all’esistenza di un’associazione per delinquere di stampo mafioso, l’abisso di violenza in cui è stato scaraventato un intero municipio della Capitale con i suoi 230 mila abitanti.
Per i reati di usura, favoreggiamento, estorsione, lesioni personali aggravate, violenza privata, porto di armi e di esplosivi, incendio e danneggiamento aggravati, traffico di stupefacenti, attribuzione fittizia di beni e infine omicidio, la condanna sentenziata dai giudici della Corte d’Assise, letta ieri sera nell’aula bunker di Rebibbia, presenti la sindaca Raggi e i presidente della commissione antimafia Nicola Morra, è senza sconti: tre ergastoli, con isolamento diurno, e il riconoscimento del 416 bis per i principali imputati del processo al clan del litorale romano.
Carcere a vita, dunque, per Carmine SPADA, detto Romoletto, Roberto SPADA, già condannato per la testata a Ostia al giornalista della Rai Daniele Piervincenzi e Ottavio SPADA, detto Marco. La decisione è arrivata dopo più di 10 ore di camera di consiglio e tutti e tre gli imputati hanno seguito la lettura della sentenza collegati in videoconferenza.
Come già stabilito in febbraio per i Fasciani, che li avevano preceduti nel dominio su quella stessa striscia di litorale romano. La Corte di assise di Roma, dopo dieci ore di camera di consiglio, manda infatti i suoi capi – Carmine, Roberto e Ottavio Spada – all’ergastolo per duplice omicidio e, come chiesto dai pm Ilaria Calò e Mario Palazzi, condanna i loro 14 luogotenenti e gregari (altri 7 imputati sono stati invece assolti) a pene che sfiorano i 150 anni di carcere complessivi.
Tra le condanne, inflitti 16 anni a Ottavio Spada, detto Maciste, 9 anni Nando De Silvio, detto Focanera e 8 anni a Ruben Alvez del Puerto, coinvolto anche lui nell’aggressione al giornalista Rai. Assolti, invece, Armando Spada, Enrico Spada, Roberto Spada detto Ziba omonimo del condannato all’ergastolo, Francesco De Silvio, Sami Serour, Stefano De Dominicis e Roberto Sassi.
Grande soddisfazione è stata espressa dalla giornalista Federica Angeli, nota per le sue inchieste sulla mafia di Ostia per le quali è sotto scorta dal 2013. ” E’ innanzi tutto un grande riconoscimento del lavoro giornalistico. La nostra categoria è sempre nel mirino, criticata, però su Ostia ha tenuto la barra dritta ed è riuscita a tenere acceso un tale riflettore mediatico che alla fine la procura è arrivata dopo ma ci ha dato ragione”, ha commentato la cronista di Repubblica.
“Da madre sono contenta perché uno dei boss a cui hanno dato l’ergastolo, Carmine, è quello che ha fatto il segno della croce a mio figlio. Vedere che è stato riconosciuto come boss mafioso quando sei anni fa lo dicevo e mi dicevano vabbè, lascia stare… Ora, da madre, saperlo in carcere mi fa tirare un sospiro di sollievo”, ha aggiunto la Angeli che ad Ostia vive con la sua famiglia.
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