“Abbiamo bisogno di un accordo significativo e forte qui a Parigi” sul clima per stare “sotto i due gradi” di aumento della temperatura. Lo ha detto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon oggi, all’apertura dei lavori per la XXI Conferenza sul clima, a Parigi.
C’è fermento e grande attesa da questo vertice mondiale che durerà fino all’11 dicembre. I 150 capi di stato che vi partecipano saranno messi alla prova dei fatti. Ma ormai c’è la consapevolezza, quasi unanime, che questo pianeta va salvato e bisogna farlo in fretta. Quella di Parigi potrebbe essere l’ultima fermata. L’obiettivo più importante alla base dei negoziati che si aprono oggi sul cambiamento climatico è il non superamento dei due gradi Celsius di temperatura globale. Un traguardo tanto semplice da esporre quanto difficile da raggiungere, per via delle connessioni fra economia e scienza e politica. Sempre che l’obiettivo di 2 gradi in meno sia davvero quello principale. Come riporta “The Wall Street Journal”, infatti, molti ricercatori hanno sostenuto che un aumento della temperatura media globale del pianeta di due gradi o più rispetto ai livelli preindustriali inaugurerebbe una serie di cambiamenti climatici catastrofici. Ma molti altri sostengono che sia una soglia alquanto arbitraria, basata su una ricerca tenue, e quindi non tale da poter spronare l’azione politica.
“È un benchmark emerso da un programma politico, non da una analisi scientifica”, afferma Mark Maslin, professore di climatologia presso l’University College di Londra. “Non è un obiettivo razionale, perché i modelli offrono una gamma di possibilità, non una sola risposta”.
I responsabili politici tendono a ritenere che l’obiettivo dei due gradi sia fondato su un solido punto di vista scientifico, ma nei rapporti pubblicati dal Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Ipcc), considerati l’analisi più completa della scienza del riscaldamento globale, il limite dei due gradi non è mai menzionato. Molti scienziati sono invece disposti a sostenere questo obiettivo, perché lo vedono come chiaro e semplice per permettere ai responsabili politici di lottare contro il riscaldamento globale.
La maggior parte dei climatologi concorda sul fatto che la terra si stia riscaldando e che l’emissione di gas ad effetto serra sia il driver principale di questo cambiamento. Ma la questione di quale sia il punto del non ritorno è ancora aperta. Alcuni effetti significativi, come lo scioglimento estivo dei ghiacci del mare Artico e il ritiro dei ghiacciai in Groenlandia, sono già evidenti oggi, anche se la temperatura media è di un grado sopra i livelli preindustriali, ancora lontana dal benchmark dei due gradi. D’altro canto, alcune delle conseguenze più pericolose del riscaldamento potrebbero essere evidenti solo molto tempo dopo il superamento della barriera dei due gradi.
A 10 anni esatti dal protocollo di Kyoto, il più famoso documento sottoscritto in ambito internazionale per ridurre l’emissione dei gas serra, ritenuti una delle principali cause del cambiamento climatico, anche se sono cambiate molte cose e la comunità internazionale sta provando a raggiungere nuovi accordi che coinvolgano anche economie di più recente sviluppo, come ad esempio, Cina e India, il dibattito è dunque ancora aperto. Serve come ha sottolineato anche il presidente russo Vladimir Putin alla Cop21, un “accordo globale, efficace, equilibrato” e “giuridicamente vincolante che permetta alle economie di svilupparsi” e limiti di “2 gradi” il riscaldamento climatico. E l’auspicio per Putin è “un nuovo accordo nel prolungamento di Kyoto che risponda agli interessi delle nostre popolazioni”.
La comunità internazionale si è accordata nel 2009 per limitare a 2 gradi centigradi l’aumento della temperatura globale per prevenire conseguenze devastanti per il pianeta Terra. Ma per molti Paesi, anche solo questo riscaldamento è già troppo alto. Per questa ragione, a novembre scorso da Manila i 43 Stati membri dell’Onu più vulnerabili ai cambiamenti climatici hanno invitato la conferenza sul clima delle Nazioni Unite a concordare una soglia di + 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Un rapporto di esperti delle Nazioni Unite esperti ha ricordato a giugno che il mondo non deve credersi al riparo con un riscaldamento fino a 2 gradi. L’obiettivo di sicurezza si situerebbe piuttosto a 1,5 gradi, rileva il documento, mentre i 2 gradi dovrebbero essere considerati come il limite massimo da non oltrepassare assolutamente. Oggi non siamo neppure a un grado di aumento delle temperature e già le conseguenze sono evidenti: siccità, inondazioni, la perdita delle barriere coralline. A 2 gradi il riscaldamento interesserà il livello dei mari e l’acidificazione. Per isole come Tuvalu e Kiribati, è una questione di sopravvivenza. Ma non solo per loro. A lungo termine, Shanghai, Mumbai e New York saranno in parte sommerse, ampiamente se la colonnina di mercurio salirà di 4 gradi. Per evitare lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia è meglio rimanere nell’area 1,5-1,9, il climatologo Jean Jouzel. Gli attuali impegni presi oggi dai Paesi in vista della COnferenza di Parigi porterebbero a un aumento della temperatura di poco inferiore ai 3 gradi. Da qui l’idea di inserire nell’accordo di Parigi una clausola di revisione per garantire i 2 gradi entro la fine del secolo.
Sulla possibilità di raggiungere un accordo a Parigi, il presidente del Consiglio Matteo Renzi si dichiara “ottimista, ma è ancora lunga la strada”. La speranza, invece, è il patto che verrà stipulato “sia il più vincolante possibile, altrimenti si rischia un impegno scritto sulla sabbia”. Sul clima il Premier ha assicurato che “l’Italia fa la sua parte ma il vero problema è che non tutti a livello mondiale si comportano allo stesso modo. Dobbiamo fare uno sforzo perché anche gli altri arrivino a questi risultati”. Su Facebook in mattinata aveva scritto: “Siamo a Parigi per trovare un compromesso alto. Il mondo di oggi e di domani guarda a Parigi. L’Italia non si tira indietro, vuole stare tra i protagonisti della lotta all’egoismo, dalla parte di chi sceglie valori non negoziabili come la difesa della nostra madre terra. Quattro miliardi di dollari da qui al 2020, lo sforzo delle istituzioni e delle aziende a cominciare da Eni e Enel, un grande investimento educativo per le nuove generazioni”, ha detto ancora Renzi.
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