“E’ un partito alla frutta. Il modello Renzi compra voti”. Sergio Cofferati dopo le sue dimissioni dal Pd attacca e va fino in fondo sulla questione morale nel partito che pure aveva contribuito a fondare. “Vedo che Renzi – spiega – va in televisione a darmi dell’ipocrita, che i vicesegretari bollano come inspiegabile e ingiustificato il mio addio al pd. Solo insulti e offese. Se un partito invece di chiedersi le ragioni delle dimissioni di uno dei suo fondatori reagisce cosi’, siamo alla frutta. Anzi, siamo ormai al digestivo”. E aggiunge: “per un mese e mezzo ho informato la Serracchiani e Guerini, i due vice di Renzi, dello scempio che si stava consumando in Liguria, dei rischi di inquinamento del voto, della partecipazione organizzata del centrodestra con l’Ncd e anche Forza Italia alle nostre consultazioni per votare e far votare la Paita, con la partecipazione attiva di certi fascistoni mai pentiti e la presenza perfino di personaggi in odor di mafia ai gazebo e ai seggi, cosi’ i pericoli che temevo si sono puntualmente avverati. E’stata pianificata una vittoria a tavolino”.
La delusione per l’ex segretario generale della Cgil che molti comunisti ed ex comunisti, dopo la grande mobilitazione in difesa dell’art.18, nel 2002, lo avrebbero visto con favore alla guida del partito “la segreteria nazionale e’ stata, diciamo, assente, distratta, lontana. Salvo negli ultimi giorni quando e’ piombata il ministro Pinotti a sostenere la Paita e una formula politica per la regione che mai si era discussa qui e che io mai avrei appoggiato: le larghe intese con il centrodestra, l’esportazione anche in Liguria del modello nazionale renziano”.
E l’ex leader sindacale rincara la dose quando l’analisi della crisi in Liguria lascia il passo alle considerazioni sulle strategie politiche nazionali. “Per imporre, realizzare questo modello politico si e’ fatto ricorso in modo spregiudicato al sostegno del centrodestra nelle primarie del nostro partito. E anche all’inquinamento con voti comprati. Sta tutta qui la ragione delle mie dimissioni – spiega ancora Cofferati – la ferita politica che si e’ aperta con il Pd e non solo in Liguria. Sono stati cancellati i valori stessi su cui e’ nato il Partito Democratico”.
L’onda d’urto dell’addio di un padre nobile del Pd come Sergio Cofferati si fara’ sentire anche sulle prossime scadenze istituzionali, prima fra tutte la legge elettorale e l’elezione del Capo dello Stato. “Il modo sbrigativo, offensivo per la dignita’ di Cofferati, con cui la sua scelta e’ stata trattata, pesa notevolmente sul Quirinale”, spiega Stefano Fassina.
Ma e’ tutta la minoranza dem a tornare a chiedere un confronto politico sul modello partito. Perche’ a pesare piu’ delle dimissioni e’ il modo in cui queste sono state recepite dai vertici. “Non so cosa deve succedere ancora perche’ nel partito si apra una riflessione su cosa e’ diventato il Pd e dove vuole mettersi. Se e’ diventato un partito di centro destra, sarebbe importante che lo dicesse il segretario per primo”. In questo clima, larga parte della minoranza Pd si prepara a chiedere il conto a Matteo Renzi in occasione della votazione sulla riforma elettorale, da martedi’ al Senato.
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