L’argomento principe che acuisce le schermaglie quotidiane tra batti e ribatti, liti o presunte tali, tra la Lega e il Movimento 5 Stelle è l’ormai noto decreto “salva Roma”. Ma di cosa tratta questo decreto? E’ davvero una norma ad hoc per aiutare la sindaca Raggi o davvero porta benefici alla collettività? La risposta arriva dall’analisi del testo messo a punto dai tecnici del Ministero dell’Economia.
L’obiettivo del “salva Roma”, detto in soldoni, è pagare meno interessi sui debiti con le banche. E per farlo si è pensato di trasferire il debito del Campidoglio direttamente nelle mani di un fondo che fa capo al Mef, cioè al Tesoro, con una dotazione di 74,83 milioni di euro all’ano. Soldi che saranno garantiti per 28 anni, dal 2020 al 2048. Come dire che per i debiti del Comune di Roma, ovvero per una parte di essi, sarà il Tesoro a risponderne. Scelta quest’ultima che rende la Capitale creditore molto più solido proprio per la presenza dello Stato che potrà trattare da posizioni di forza con le banche. Un po’ come farebbe un buon padre di famiglia che diligentemente andrebbe a surrogare il proprio mutuo strappando condizioni migliori.
E’ ovviamente è questo il passaggio di competenze sul debito che qualcuno ha voluto vedere come una sorta di “aiuto” alla sindaca Raggi. Peccato però, perché attualmente quello stesso debito di cui si parla, ovvero circa 1 miliardo e mezzo di euro, è già in parte sotto bilancio statale. Una scelta che risale al 2010 del sindaco dell’epoca Veltroni, fatta per evitare che Roma andasse in default finanziario, Il governo allora decise di istituire una gestione commissariale di quella montagna di debiti. In pratica una società, a capo della quale c’era un Commissario governativo, che ogni anno riceveva 500 milioni di euro (300 dal Mef e 200 dal Campidoglio) per pagare interessi e quota capitale di quel debito mostruoso.Praticamente una partita di giro.
Il concetto però è piaciuto al legislatore che ha approfittato del provvedimento in favore della Capitale per una estensione dello stesso a tutti i comuni d’Italia nelle medesime condizioni. Da qui la scelta di istituire un fondo presso il ministero dell’Interno “per il concorso al pagamento del debito dei comuni capoluogo delle città metropolitane”, cui sarà riconosciuto un contributo di 20 milioni di euro per il 2019 e 35 milioni annui, a partire dal 2020 fino al 2033”.
L’adozione di questo provvedimento ha messo fine a tante polemiche con buona pace del Ministro Salvini che più volte aveva affermato: “Credo che sia giusto o tutti o nessuno: ci sono tanti cittadini in difficoltà, bisogna intervenire e aiutare le amministrazioni in difficoltà, perché la scelta è di salvare tutti i Comuni in dissesto. A cominciare da Catania ed Alessandria”.
I romani possono festeggiare e tirare un sospiro di sollievo perché il provvedimento apre la possibilità per nuovi investimenti e per migliorare una città in dissesto non solo economico, ma anche e soprattutto infrastrutturale.
Barbara Ruggiero
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