«Intorno a Claudio ci sono al massimo cinque deputati e non tutti sono pronti a votarmi contro». La sintesi della giornate trascorsa ad Arcore in compagnia di Angelino Alfano, Silvio Berlusconi la tira in serata parlando al telefono. Più che il timore di un voto contro, a preoccupare il Cavaliere è la polemica che si è sviluppata sui giornali e che «dà all’estero un’immagine distorta della maggioranza». Nel pieno di una crisi economica e finanziaria senza precedenti, il presidente del Consiglio guarda molto i titoli dei quotidiani e non lo mette di certo di buon umore leggere di pattuglie di frondisti e presunti traditori.
E’ per questo che ieri il documento promesso da Scajola ha preso, per ora, la forma di una lettera-fax spedita ad Arcore In realtà anche il Cavaliere è convinto che né Scajola né i suoi hanno intenzione di assumersi ruoli di rottura, ma «non possono non considerare che vengono strumentalizzati», ha spiegato il Cavaliere che ieri mattina ha anche incontrato il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. Ed è proprio sull’argomento crescita e sviluppo che Berlusconi condivide i ragionamenti dell’ex ministro dell’Interno ligure. Specie nella parte relativa alla necessità di dare «una scossa» al nostro Paese. Ovvio quindi che buona parte della giornata di ieri, trascorsa prima con Romani e poi con Alfano, sia stata impegnata dal Cavaliere a discutere delle resistenze del ministro dell’Economia sul condono e su misure necessarie per recuperare soldi.
«Dispiace, ma se ne dovrà fare una ragione. Non siamo in un momento normale, servono soldie quindi faremo tutto, condono fiscale, edilizio e, se serve anche una forma di patrimoniale. Così scontentiamo tutti, me compreso», ha sostenuto il Cavaliere ieri pomeriggio proprio mentre Tremonti era in via Bellerio a cercare il sostegno della Lega di Bossi e nella mattinata aveva cercato di convincere anche La Russa.
Sull’assetto del partito poco o nulla possono dare Berlusconi e Alfano, molto più margine di manovra il Cavaliere è disposto ad offrire alla pattuglia frondista se si tratta di contestare la politica economica di Tremonti. Di fatto ieri ad Arcore è stata aperta la stagione della caccia al superministro e presto sulle barricate non ci sarà solo il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto che ieri ha definito Tremonti «un novello Savonarola». Ieri il ministro dell’Economia ha cercato di andare ai ripari promettendo soldi per militari e forze dell’ordine, in modo da accattivarsi i favori degli ex di An di Ignazio La Russa e di quella parte delle Lega più vicina a Roberto Maroni.
La tensione tra presidente del Consiglio e ministro dell’Economia è quindi destinata di nuovo a salire – ammesso che sia mai scesa – visto che è intenzione del Cavaliere lasciare liberi i gruppi parlamentari di correggere e implementare il ddl sviluppo. Il ministro Romani, incaricato della stesura del testo, è ancora a lavoro. Per ora è composto da un piano dismissioni del patrimonio pubblico, tutto da quantificare, da una parte relativa alle semplificazioni e da una riforma fiscale che rinvia al 2015 la rimodulazione di alcune aliquote. Un testo lontano anni luce dall’auspicata scossa e che preoccupa non poco gli ex forzisti a rischio ricandidatura.
Berlusconi è però convinto di reggere l’assedio e di uscire indenne anche dal pacchetto crescita. Le preoccupazioni più forti del Cavaliere sono il processo Mills di fine anno e l’eventuale giudizio della Consulta a favore dell’ammissibilità dei referendum. E’ infatti probabile che se a dicembre o gennaio la Consulta darà il via libera alla consultazione, i tentati dallo scioglimento anticipato aumenteranno notevolmente di numero.
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