Detassare anche gli affitti. Dopo l’abolizione della tassa sulla prima casa, annunciata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi il 7 agosto scorso durante la Direzione del Pd, l’ipotesi di alleggerire anche la quota fiscale sull’introito derivante dalle case di proprietà concesse in locazione potrebbe risultare una spinta in positivo per l’economia. Ne è convinta Confedilizia che attraverso il suo presidente, Giorgio Spaziani Testa, fa sapere che plaude al “l’impegno ad eliminare la tassazione sulla ‘prima casa’ riguarda tutti gli immobili, senza distinzioni”, ma dal Governo si aspetta ancora di più: “Chiediamo un passo ulteriore: quello di almeno iniziare un’opera di riduzione dell’imposizione sugli immobili locati, che sono stati particolarmente danneggiati dall’introduzione di Imu e Tasi e che rappresentano un volano di sviluppo per l’economia, oltre a svolgere in molti casi una funzione sociale”.
Spaziani Testa, commenta l’intervista a Matteo Renzi al Corriere della Sera, oggi. In particolare, laddove il presidente del Consiglio specifica che “abolire la tassa sulla prima casa significa mettere fine a un tormentone decennale. E in un Paese che ha l’81% di proprietari di prima casa è anche un fatto di equità, non è certo un favore ai super ricchi. Se poi ora ripartirà l’edilizia – anche solo per un fatto psicologico – per noi sarà tutto di guadagnato”
“L’esigenza di limitare la tassazione – sottolinea il presidente di Confedilizia in una nota – riguarda in realtà tutti gli immobili, considerato che essa si è quasi triplicata ed è ora più che doppia rispetto alla media europea, ma per l’affitto siamo all’emergenza, ed è da qui che si dovrebbe iniziare. Rispetto al 2011, ultimo anno di applicazione dell’Ici, un’abitazione affittata con contratto ‘libero’ paga il 160% in più di imposte patrimoniali (che si aggiungono a quelle sul reddito da locazione). In caso di contratto ‘concordato’, e cioè a canone più basso di quello di mercato, l’aumento sfiora il 300%: per queste locazioni, dunque, la tassazione si è addirittura quadruplicata, nonostante si tratti di quelle riguardanti le fasce deboli. Anche per gli immobili non abitativi la situazione è gravissima: le imposte statali e locali erodono fino all’80% del canone, che diventa il 100% se alle tasse si aggiungono le spese, riconosciute fiscalmente nella (offensiva) misura del 5%”. Per Giorgio Spaziani Testa, quindi, “se si vogliono impedire conseguenze sociali ed economiche disastrose, con la local tax deve prevedersi un intervento di detassazione dell’affitto. Un segnale in tale direzione è indispensabile e lo si potrebbe dare con limitatissime risorse”.
Il reddito che il proprietario ricava dalla locazione di un fabbricato (reddito effettivo) è tassato in maniera elevata ma differente a seconda del regime di tassazione scelto, se a equo canone, in regime di libero mercato o a canone convenzionale. È possibile infatti distinguere un regime ordinario di tassazione da un nuovo sistema agevolato e alternativo: la cedolare secca. Con la “cedolare secca”, il titolare dell’immobile in affitto oltre ad essere dispensato dal pagare l’imposta di registro e l’imposta di bollo, ordinariamente dovute per registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione, gode di un’imposta sostitutiva nettamente inferiore, calcolata applicando un’aliquota del 21% sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti. Inoltre il reddito assoggettato a cedolare è escluso dal reddito complessivo.
A.B.
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