Ricevere una telefonata a casa nel pieno della notte, non è mai piacevole. Si sa che dietro quella chiamata, il più delle volte, si nasconde qualche notizia spiacevole, se non tragica. Peggio poi se quella telefonata o messaggio via Facebook “recuperato” dalla Rai di Stato, finisce in casa milioni di italiani autoreclusi, già sotto pressione e affranti da una pandemia, a tutt’oggi, fuori controllo.
La famosa chiamata diventa poi una cosa gravissima ed al limite del ridicolo se quell’annuncio, confuso e tutto da verificare, a darlo è il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Internet, come si sa ha, le sue regole e qualche volta moltiplica gli effetti di una informazione improvvisata fatta “per stare sul pezzo” e far capire, in ossequio alle esigenze della diretta telematica, che “Io ci sono”.
Ma cosa doveva dire a quell’ora di tanto importante il nostro azzimato e un po’ gigione (“piacione” se preferite) presidente del Consiglio? La parola “siamo in guerra” dagli effetti mediatici micidiali se l’era già giocata in un’altra sortita televisiva.
Ma dal cilindro della comunicazione d’emergenza stanotte è uscita la parolina magica: “Dobbiamo resistere”. Si, va bene, devono aver risposto gli assonnati italiani ormai prossimi alla mezzanotte.
Ma cosa dobbiamo aspettarci e cosa dobbiamo ancora fare per debellare la peste? Si saranno chiesti angosciati. La ricetta miracolosa non ha tardato ad arrivare.
“Abbiamo deciso – annuncia il premier – di chiudere, nell’intero territorio nazionale, ogni attività produttiva che non sia essenziale. È la crisi più difficile che questo Paese si è trovato ad affrontare dal secondo dopoguerra. Dobbiamo rispettare tutte le regole, si tratta di misure severe, non è facile. Non abbiamo alternative, dobbiamo resistere. Solo così tuteleremo noi stessi e le persone che amiamo. Rallentiamo il motore produttivo del Paese ma non lo fermiamo. Non è una decisione facile, ma si rende necessaria oggi per poter contenere quanto più possibile la diffusione dell’epidemia. Continueranno a restare aperti tutti i supermercati, tutti i negozi di generi alimentari e di prima necessità…”.
Tutte cose note perché pane quotidiano da venti giorni. Poi la stoccata da tragedia greca: “Invito tutti a mantenere la massima calma, non c’è ragione di creare una corsa agli acquisti”, ha evidenziato Conte precisando anche: “Al di fuori delle attività ritenute essenziali, consentiremo solo lo svolgimento di lavoro in modalità smart working e solo le attività produttive ritenute comunque rilevanti per la produzione nazionale”.
Tutte cose è bene ricordarlo, richieste a gran voce dall’opposizione e dai governatori delle regioni più massacrate dal coronavirus e cioè la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna. Un insieme di provvedimenti già operativi e sostanzialmente anticipati anche da altri esponenti del governo.
Dov’era l’urgenza di quell’annuncio paradrammatico lanciato a quell’ora della notte e con quelle caratteristiche da ragazzino annoiato, obnubilato dalla mania di chattare anche se non ha nulla da dire o da fare?
La verità è che non c’era nessuna urgenza da arginare. L’unica priorità del premier era quella di andare in tv e parlare, inopportunamente, di lacrime e sangue, neanche fosse Winston Churchill. Quando ha fatto l’ennesima apparizione televisiva il Presidente del consiglio non era reduce da nessun vertice di maggioranza o di governo. Non c’era stato nessun Cdm nelle ore precedenti.
Però c’è di più e di peggio: a sostegno di quelle parole e di quelle presunte anticipazioni, non c’era nessun provvedimento scritto e non poteva essere altrimenti in quanto solo nelle ore successive sarebbe arrivato un decreto, operativo dal lunedì, per dire, si spera, in maniera meno confusa e generica, quanto preannunciato nella comparsata del sabato notte.
L’improvvisata di Conte non poteva non lasciare strascichi polemici. Dentro e fuori del Palazzo.
“Come è possibile fare un discorso alla Nazione di questo tipo, in quell’orario e con misure così poco chiare. Non può essere tutto comunicazione. Se un governo decide di bloccare la gran parte delle attività produttive, prima stende il provvedimento, poi dirama un comunicato stampa con gli elementi essenziali, da quando è in vigore lo stop e fino a quando, quali settori riguarda e quali invece no e perché”, accusa Enrico Mentana dal suo profilo Facebook: “Poi, e solo dopo, arriva il discorso del premier, che spiega perché si assumono decisioni così gravi. Cosa c’entrano con la lotta contro il contagio, e tutte le belle frasi che abbiamo ascoltato, per poi essere bersagliati (noi, perché il premier non ha voluto domande) dai quesiti di chi chiedeva se la sua attività sia essenziale o no…”.
Ovviamente la sortita del premier affetto da videovirus è riuscita a scatenare un po’ tutti. Da Renzi alla Meloni, a Berlusconi, per non parlare del leader della Lega, Matteo Salvini.
“Le strategie del premier adottate in termini di comunicazione non sono quelle canoniche ma prediligono i canali social, come la pagina Facebook personale. Ma questa scelta -ha spiegato Salvini- ha solo scatenato confusione, in un momento così delicato (e di emergenza) per il Paese. Meglio tardi (troppo tardi), che mai. Ieri notte ci hanno dato retta, annunciando l’ennesimo decreto (che ancora non c’è), anche se mezza Italia si chiede se domani dovrà andare a lavorare o no. Non è questo il modo di agire e dare certezze agli italiani”. Pesanti le conclusioni del segretario della Lega: “Così non si può andare avanti, fra annunci di notte e confusione di giorno, fra sottovalutazione e improvvisazione, fra ministri che scherzano e morti che aumentano. Noi vogliamo con tutto il cuore aiutare, collaborare, migliorare, risolvere problemi: ad oggi purtroppo non ci è permesso farlo.”
Anna Maria Bernini non è meno critica nei confronti di Conte, anzi: “L’Italia sta affrontando un’emergenza drammatica, ma chi governa ha il dovere di impartire disposizioni chiare senza spargere ulteriore ansia. Conte sta facendo esattamente l’opposto: non c’era alcun motivo di sequestrare il sabato sera, già blindato, in casa degli italiani, con un’ora di attesa per una diretta Facebook, in cui non ha chiarito ciò che è “rilevante” e ciò che è “accessorio”, in una confusa escalation di decreti amministrativi”.
Decisa e dura come sempre, Giorgia Meloni: “Intollerabili i metodi di comunicazione da regime totalitario utilizzati dal Governo per l’emergenza coronavirus: dichiarazioni trasmesse in orari improbabili, con continui ritardi e attraverso la pagina personale di Giuseppe Conte su Facebook, come se in Italia non esistessero le Istituzioni, la televisione di Stato, la Stampa…”.
Conclusioni: quello offerto da Conte, a distanza di quasi due mesi (era il 31 gennaio), dalla dichiarazione dello stato di emergenza che doveva bloccare sul nascere la pandemia, il quadro operativo offerto dal governo è abbastanza penoso. Adesso i nodi stanno venendo al pettine, mettendo a nudo una politica di annunci e parole d’ordine che non bastano più.
Una conferma? Le dichiarazioni del responsabile per la gestione dell’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri: “A partire dalla prossima settimana ci saranno “mascherine per tutti”.
Due mesi di tragedie e colpevole assenza non ci hanno risparmiato una ulteriore promessa. Incredibile da immaginarsi ed accettare in uno dei paesi più ricchi e tecnologicamente avanzati della Terra.
Un annuncio che l’uomo di fiducia di Conte e della maggioranza poteva anche evitarsi. La situazione è e resta drammatica, soprattutto negli ospedali del nord, dove tra materiale e attrezzature sanitarie mancanti, si è fatto ben poco per tamponare la drammatica emergenza scatenata dal Covid 19.
La realtà è sotto gli occhi di tutti. Nessun piano di prevenzione. Nessun approvvigionamento. Niente mascherine semplici per tutta la popolazione, niente dispositivi di protezione individuali (guanti, occhiali, facciali filtranti, sovra camici, etc) necessari per preservare dal rischio contagio il personale medico e sanitario, e di conseguenza i pazienti, delle strutture ospedaliere. Niente respiratori e altro materiale per le terapie intensive, nessun potenziamento delle strutture sanitarie…
Basta?
E.C.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy