Se aspirava al titolo nobiliare di marchese, ora deve accontentarsi di essere declassato a visconte. Il nostro presidente del Consiglio, uomo mite d’aspetto e con una gran predilezione per le telecamere, con la sua ultima comparsata televisiva nella serata del venerdì Santo poco prima del Tg delle 20, ha perso punti. Cinquantaquattro italiani su 100 non ha digerito l’attacco di Giuseppe Conte ai leader dell’opposizione Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Guai a confondere una comunicazione istituzionale con un comizio elettorale.
Il sondaggio sul gradimento della performance del premier, l’ultima prima della pausa di Pasqua, che sarebbe dovuta servire esclusivamente per preannunciare il DPCM che sancisce l’obbligo a continuare la carcerazione domiciliare fino al 3 maggio, sono stati raccolti da Antonio Noto, direttore di IPR Marketing, per il Quotidiano Nazionale.
“Fuori luogo”. Gli italiani intervistati hanno confermato quanto molti hanno detto o almeno pensato subito dopo la sparata del Conte meno nobile. E ne ha dato ampiamente prova. Gli italiani non sono stupidi, a volte possono sembrare tali se non esternano subito il loro punto di vista. Ma se chiamati in causa sono il grado di esprimere la loro posizione e, soprattutto, non dimenticano in sede di preferenze elettorali. E’ già successo e più facilmente succederà quando finalmente avremo di nuovo un esecutivo e un premier scelti dagli italiani e non imposti da accordi dettati da opportunismo e da attaccamento alla poltrona.
Alla domanda come giudicate l’attacco del Presidente del Consiglio Conte in televisione l’altra sera contro Matteo Salvini e Giorgia Meloni, gli italiani hanno bocciato in maniera clamorosa il premier.
Stando alla rilevazione di IPR Marketing , il 63% degli italiani ha compreso e condiviso la proroga delle misure di isolamento sociale annunciate dal premier, anche perché il 68% era già sicuro che sarebbe avvenuto. In questo senso, ha avuto buon gioco la strategia comunicativa di Palazzo Chigi, che nei giorni precedenti aveva fatto esporre alcuni ministri con qualche anticipazione per meglio preparare i destinatari dei nuovi precetti anti Covid. Nessuno avrebbe potuto immaginare però l’attacco veemente del premier alle opposizioni.
Qui, secondo un retroscena di Dagospia, ci sarebbe stata lo zampino del suo capo-comunicazione Rocco Casalino, convinto che uno “show in diretta” avrebbe accresciuto il gradimento del presidente del Consiglio. Sbagliato: secondo i risultati di Antonio Noto, ad oltre la metà degli intervistati quell’improvvisazione serale in odore di comizio elettorale non è piaciuta affatto. E occhio, perché i dati sulla fiducia nel premier (passata dal 38% pre-coronavirus al 45% attuale) potrebbero presto subire variazioni in negativo se si capirà che il premier sta sfruttando l’emergenza per rafforzare la propria posizione personale. Torna infatti l’ipotesi che Conte stia curando un suo partito, un “Con te” che oggi incanterebbe ben pochi. Certamente non la stragrande maggioranza che ha capito che il bene dell’Italia e dei suoi cittadini non è il cima ai suoi pensieri se non a parole.
Ma a confermare la tendenza del sondaggio di Antonio Noto è stato anche uno dei suoi alleati storici e anche più visibili, l’ex presidente della Camera Ferdinando Casini. “L’emergenza del dopoguerra – questo è il pensiero di Casini- spinse De Gasperi e Togliatti a fare un governo assieme”. “Le persone responsabili capiscono che bisogna accantonare gli interessi di parte per salvare il Paese – rimarca -. E in questo contesto cosa fa il presidente del Consiglio? Nella solennità di un messaggio a reti unificate, in un momento così grave, polemizza con l’opposizione”. Quindi anche per Casini la sfuriata è stata “un grave errore”: “In questo momento non si può giocare, l’Italia da qui a poche settimane si troverà in una crisi economico-sociale drammatica. E non può esserci nessuno spazio per le polemiche tra governo e minoranza: sono sbagliate e dannose”. Poi sottolinea: “”Lo scenario è pessimo, paventare rischi di moti di piazza non è avventato, ma è purtroppo plausibile. Il capo dello Stato ha parlato più volte di unità nazionale e io dico: se non ora quando – riprende Casini? Se nella storia ci sono stati momenti in cui la politica ha saputo mettere da parte le proprie divisioni è stato quando c’era in ballo qualcosa di più importante: l’interesse della nazione, il destino di generazioni”.
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