È “debole e incerto”il contesto di crescita economica e occupazionale. Ad affermarlo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan all’assemblea dell’Abi. “Non ci sono scorciatoie per la crescita – ha spiegato il titolare di via XX Settembre – è necessaria una strategia a più piani”. Sembra così ridimensionarsi al ribasso l’ottimismo dei mesi scorsi e allontanarsi ulteriormente il traguardo dell’uscita dalla crisi.
Secondo il bollettino di luglio della Bce nel primo trimestre 2014 “il Pil in termini reali dell’area dell’euro è aumentato dello 0,2% sul periodo precedente. Gli indicatori economici, compresi i risultati delle indagini congiunturali fino a giugno, segnalano il procedere di una ripresa molto graduale nel secondo trimestre del 2014″.
Per la Banca centrale, dunque, il percorso di “moderata ripresa economica dell’area dell’euro è proseguito in un contesto di inflazione modesta e crescita contenuta della moneta e del credito“. Allo stesso tempo, l’inflazione a medio e lungo termine per l’area restano “saldamente ancorate in linea con l’obiettivo del Consiglio direttivo di mantenere i tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2%“. Anche per il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco la ripresa stenta ad affermarsi, con una inflazione europea “che resta ben al di sotto dei valori compatibili con la stabilità dei prezzi la crescita resta debole“.
Secondo Padoan una “crescita più sostenuta è la via maestra per abbattere il debito pubblico” dell’Italia, ma “non ci sono dubbi” sull’esigenza di “ridimensionare la pressione fiscale“. E proprio il peso delle tasse è uno dei nodi messi in evidenza, nella sua relazione, dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che sottolinea come negli ultimi 5 anni siano piovuti 670 provvedimenti normativi al ritmo di due e mezzo alla settimana, con evidenti impatti economici tra cui il trattamento delle svalutazioni e perdite sui crediti, l’Iva di gruppo, gli interessi passivi nella tassazione societaria. E sebbene il calo dell’Irap sulle imprese e il dl Poletti “vadano nella giusta direzione, anche se fin ora è stata troppo timida: sono un inizio da sviluppare con maggiore coraggio“, Patuelli pone l’accento alla voce Ires, l’addizionale straordinaria sulle società varata alla fine del 2013, che “contrasta con le regole di equità” sfavorendo peraltro i processi di ricapitalizzazione in essere per le banche italiane, necessari “non solo per superare meglio gli esami europei ma ugualmente per avere maggiori capacità di effettuare ulteriori prestiti“. Da qui la richiesta che “almeno gli utili accantonati a patrimonio vengano sgravati dall’imposta con un equivalente credito“.
Quindi, un’osservazione sulla “natura di impresa delle banche” spesso “dimenticata” dalle istituzioni italiane e da ampi settori della popolazione “prima troppo abituati alle false comodità di un credito che da venti anni non è più a fondo perduto”. Prestiti e mutui, infatti, sono a pieno titolo “attività di impresa che risponde a precise regole di mercato“.
La circolazione del credito resta, pertanto, uno dei fattori determinanti per la fuoriuscita dalla fase di stagnazione – recessione che il Paese sta attraversando.
Il governatore di Bankitalia Visco chiede che il sistema bancario “non faccia mancare il finanziamento a chi lo merita, sostenendo l’economia reale” puntando così a “riguadagnare la fiducia del pubblico con limpidezza dei comportamenti e salvaguardia della legalità“.
Anche il ministro Padoan sostiene l’esigenza che “il sistema finanziario” contribuisca “all’inversione del ciclo economico assicurando il credito” a economia reale. Obiettivo del governo è, utilizzando le leve di misure già varate o in corso di attuazione, quello di trovare “soluzioni concrete per nuovi canali di finanziamento in tempi brevi” alle imprese, anche attraverso “un maggior coinvolgimento di investitori istituzionali“.
Permane comunque un cauto ottimismo per il futuro, sebbene si tratti di una prospettiva troppo ancorata a dei condizionali. Con il ricorso a misure straordinarie si potrebbe arrivare a un aumento del Pil di un punto percentuale entro il 2016; con l’applicazione delle riforme di Renzi si potrebbe ravvivare il mercato del lavoro; con una maggiore garanzia di credito si potrebbe sostenere l’economia reale. L’unica certezza è che i tempi dovranno essere necessariamente strettissimi, considerato il livello allarmante di disoccupazione – giovanile e non – in Italia, il sempre maggior numero di famiglie in difficoltà e i nuovi poveri che gravano su un sistema statal economico che non riesce ad uscire dalla palude.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy