Definita la griglia dei Quarti di Finale della 43° edizione della Copa America, la più antica competizioni per rappresentative nazionali del mondo. E sì, perché se è vero che il calcio nasce nel Vecchio Continente, con la prima codificazione delle regole del gioco avvenuta nella Freemasons tavern di Londra dove, nel 1863, vide la luce la prima federazione calcistica di cui si abbia traccia, la Football Association inglese,
e se è vero che la prima manifestazione calcistica in assoluto è la F.A Cup ( meglio nota come Coppa d’Inghilterra), è anche vero che bisogna attendere il 1930 perché si abbia la prima edizione della Coppa del Mondo ( ospitata dall’Uruguay che, peraltro, se l’aggiudicò) e, addirittura, il 1960 perché si assegnasse la prima Coppa Europa per nazioni ( vinta a Parigi dall’U.R.S.S.).
Sono stati, quindi, i sudamericani i primi ad organizzare una competizione ufficiale per nazionali. La prima edizione, addirittura, si sarebbe tenuta in Argentina (sarebbe meglio dire a Buenos Aires), nel 1910. Ma gli storici preferiscono considerare quella successiva, svoltasi sempre in Argentina nel 1916, la prima edizione ufficiale della Copa (che sarebbe stata assegnata, però, solo a partire dall’edizione successiva, venendo catalogata, quella prima volta, come Campeonato Sudamericano de Football con in palio un diverso trofeo, la Copa Murature). Che, ad oggi, vede le due nazionali rioplatensi, Argentina e Uruguay, condividere il gradino più alto del podio in fatto di vittorie, con 14 successi a testa. Segue, molto staccato, il Brasile, con 8 trofei in bacheca. E fa un certo effetto scoprire che i “pentacampeoes”, la squadra con più allori mondiali all’attivo, accusino tale ritardo. In realtà, molto limato negli ultimi quindici anni, avendo fatto registrare ben quattro affermazioni nelle ultime cinque edizioni. Mentre gli attuali padroni di casa, gli arcirivali in biancoceleste, sono all’asciutto addirittura dal 1993 ( allora, alla guida dell’attacco della selecciòn, c’era un giovane dal grande avvenire, Gabriel Batistuta). Questo spiega perché questa 43° edizione della Copa sia particolarmente attesa, soprattutto in casa albiceleste. I tifosi locali attendono con ansia ( pretendono, sarebbe meglio dire…) il primo successo della “generazione di fenomeni” che ha in Messi il suo faro ma che, al momento, ha trovato gloria solo in sede olimpica. E, probabilmente, è proprio a causa di questa eccessiva pressione che gli argentini hanno cominciato con il piede sbagliato la partecipazione alla rassegna continentale in corso. Dopo uno stentato 1-1 nella gara d’apertura con la modesta Bolivia ( che è pur vero che aveva rifilato un sonoro 6-1 a Messi &co. nelle ultime qualificazioni al mondiale sudafricano, ma rimane, però, una formazione temibile solo tra le mura amiche, potendo contare sul vantaggio dell’altura), con Aguero a riprendere per i capelli un match che si stava trasformando in un incubo nazionale, è arrivato un deludente pareggio a reti bianche con la Colombia ( poi, meritatamente qualificatasi come prima del girone). A questo punto, l’ultima partita del girone, quella con la sorprendente Costa Rica, assumeva i connotati di un’autentica sfida ad eliminazione diretta anticipata. E nell’occasione più importante, quella del dentro o fuori, finalmente, gli uomini del Ct, Sergio Batista, hanno fornito la prestazione più convincente della loro Copa. Un secco 3-0 ai veloci e volenterosi centroamericani, con Aguero sugli scudi ( doppietta per lui che, con la rete alla Bolivia, è, al momento, con tre segnature, il capocannoniere della manifestazione). Ma anche con un Messi finalmente all’altezza della sua fama e protagonista di splendide giocate e brucianti accelerazioni, a tacitare gli strali della critica che lo avevano individuato, insieme al Ct Batista, come il primo responsabile del difficile avvio.
Ora, si profila all’orizzonte dei Quarti di finale, un avversario che evoca antiche suggestioni, l’Uruguay. El clàsico del Rio de La Plata. La sfida più sentita da queste parti, che mette di fronte le due squadre che vantano il maggior numero di Copas in bacheca ( 14 a testa) e che tante volte ha deciso l’esito della competizione. E’ stata anche la finale della prima Coppa del Mondo ( finì 4-2 per l’Uruguay, padrone di casa). Il bilancio, limitatamente al torneo continentale, conferma il grande equilibrio tra queste due potenze del calcio mondiale, con 13 successi a testa e soli tre pareggi. L’Uruguay ( squadra meglio piazzata, tra le sudamericane, all’ultimo Mondiale, con il suo 4° posto, ndr) non ha giocato partite memorabili, sin qui. Si è limitato a non perdere con Perù e Cile e a battere, di misura e non senza patemi ( un gol dei messicani, di Lugo, annullato per dubbio fuorigioco) il “vaso di coccio” del girone, quel Messico, arrivato in Argentina con una formazione sperimentale, composta solo di under 22 ( più quattro rinforzi provenienti dalla nazionale maggiore), per la discutibile scelta della federazione centroamericana di dirottare le migliori risorse del Paese nella Gold Cup ( la rassegna continentale che riunisce il meglio del Nord e Centro America e, puntualmente, vinta). Il tecnico della “celeste”, Tabarez, dà la sensazione di avere, in merito alla sfida, le idee molto più chiare di quanto non dia a vedere: “Devo definire ancora alcuni aspetti, tanto sull’assetto tattico, quanto sui giocatori, ma un’idea ce l’ho”, le parole dell’ex tecnico del Milan. Saranno sicuramente della partita Forlan, Victorino e Caceres, mentre si cerca un disperato recupero in extremis di Cavani.
In casa argentina, invece, passata la grande paura, si punta decisamente sulla riconferma dell’undici sceso in campo contro la Costa Rica ( con l’unica novità che potrebbe essere l’infoltimento del centrocampo, con Cambiasso al posto di Higuain). Il che significherebbe una nuova bocciatura per Carlitos Tevez. L’ ”Apache” non dovrebbe prenderla bene. Una sfida dal grande fascino, comunque, ma che poteva essere tranquillamente giocata a livello di semifinali o più. Per quel che riguarda l’altro “gigante” del subcontinente, il Brasile, gli “auriverdes” sembrano aver voluto imitare il più possibile i colleghi argentini. Dopo uno stentato 0-0 contro il Venezuela ( è solo il secondo pareggio, oltre ad una sconfitta, nell’intera storia dei confronti diretti tra queste due nazionali), in cui la seleçao si è limitata ad esercitare uno sterile predominio territoriale, ma sono stati i “vinotintos” ad avere, in contropiede, le occasioni migliori, è arrivato un 2-2 con il Paraguay, riacciuffato solo allo scadere grazie ad una rete del subentrato Fred. Anche nel caso del Brasile, quindi, diventava fondamentale vincere la terza e ultima gara del girone, quella con l’Ecuador. Squadra, quest’ultima, tutt’altro che arrendevole. La partita è stata, infatti, un’altalena di emozioni con i verdeoro, di fatto, eliminati fino al 16’ del secondo tempo, visto che il risultato era fermo sul 2-2. Ci sono volute due prodezze a testa di Pato e Neymar per risolvere la pratica. Cosa fondamentale, perché i due attaccanti non avevano certo brillato nelle precedenti uscite, anzi. Ma di pari importanza, se non più, è stato l’apporto di Maicon, semplicemente devastante lungo la sua corsia di destra. Prestazione talmente scintillante, quella dell’esterno nerazzurro ( almeno per ora…), da consentirgli di spodestare Dani Alves dalla titolarità nel ruolo. Note sconfortanti, invece, quelle provenienti dal resto del reparto arretrato. I due centrali, Lucio e Thiago Silva, considerati all’unanimità la coppia più forte del torneo ( e non solo) hanno balbettato sia contro l’Ecuador, sia, soprattutto, nella precedente esibizione contro il Paraguay. Che ritroveranno, peraltro, nei Quarti di finale, in una sfida dall’esito tutt’altro che scontato. Male, e molto, anche Julio Cesar. Il portiere dell’Inter ha sulla coscienza entrambe le marcature dell’ecuadoregno Caicedo. Bravi i compagni a riprendere per i capelli la partita e a rendere ininfluenti le “papere” del loro estremo difensore. Il gioco, comunque, inizia a intravvedersi e il peggio potrebbe essere alle spalle per il criticatissimo Ct, Mano Menezes, e i suoi.
Questi gli accoppiamenti per i Quarti di finale:
Colombia-Perù
Argentina-Uruguay
Brasile-Paraguay
Cile-Venezuela
Le prime due gare si disputeranno sabato, le altre due domenica. Dati gli abbinamenti, la sfida da sogno tra Argentina e Brasile potrebbe ancora esserci e, se così sarà, non potrebbe che essere la finale. Sarebbe un meraviglioso epilogo per una manifestazione che, partita tra grandissime aspettative ( sia del pubblico di appassionati, sia degli operatori di mercato europei, sempre attenti a scoprire nuovi talenti), ha sin qui lasciato un po’ a desiderare.
Daniele Puppo
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