Gli USA di Donald Trump considerano possibile una nuova guerra di Corea. “Senz’altro, c’è la possibilità che si arrivi a un grande, grande conflitto con la Corea del nord”, ha detto Trump in un’intervista all’agenzia Reuters, in occasione dei suoi primi cento giorni alla Casa Bianca.
“Ci piacerebbe risolvere le cose attraverso la diplomazia”, dice il presidente, “ma è molto difficile”.
Per evitare la guerra servirà la mediazione della Cina del presidente Xi Jinping. Un uomo “buono, molto buono”, dice ancora Trump, che “ama la Cina” e i suoi cittadini. Dopo il vertice di Mar-a-Lago Xi e Trump sono rimasti in ottimi rapporti, tanto che Trump, per non creargli difficoltà sulla pluridecennale questione di Taiwan, pensa di rifiutare la proposta di una seconda telefonata con la presidente Tsai Ing-wen.
Per evitare il rischio della guerra atomica contro il regime di Kim Jong-un, comunque, non basteranno tutte le buone intenzioni di Xi. Occorre uno sforzo diplomatico da parte sua. Ma Trump è ottimista: “Ci prova davvero, credo. Non vuole vedere caos e morte”.
Su questo punto ci sono buone indicazioni dal segretario di Stato Rex Tillerson: Pechino, ha detto, avrebbe chiesto a Pyongyang di interrompere i test di nuove armi nucleari. Domani Tillerson chiederà all’ONU nuove sanzioni contro la Corea del nord, per non aver interrotto il loro sviluppo.
Intanto, però, Tillerson ha anche aperto alla possibilità di riaprire trattative dirette fra Washington e Pyongyang. Ma non sarà facile: prima Kim si dovrebbe mostrare disposto a parlare non solo del congelamento del programma nucleare, ma anche di una rinuncia alle armi atomiche da parte di entrambe le Coree, con l’obiettivo di una denuclearizzazione totale della penisola. “Chiaramente sarebbe il modo in cui noi vorremmo risolvere questa cosa”, dice il segretario di Stato alla radio NPR.
Mercoledì scorso, la Casa Bianca aveva definito le politiche di Kim “una minaccia urgente alla sicurezza nazionale” e “una priorità della politica estera”. Nei giorni precedenti erano finalmente arrivate nei porti sudcoreani le squadre navali inviate per aumentare la capacità di proiezione USA al largo dell’Estremo Oriente. Prima è arrivata la portaerei USS Carl Vinson – la nave il cui invio era stato annunciato già l’8 aprile, mentre era ancora impegnata in esercitazioni tra l’Indonesia e l’Australia –, poi la USS Michigan, un sottomarino a propulsione nucleare ma armato di missili convenzionali. In questi giorni le squadre USA stanno partecipando a esercitazioni congiunte con la marina militare del Giappone.
F.M.R.
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