A chiederlo sono stati i quattro governatori leghisti delle regioni del Nord – Lombardia, Veneto, Friuli e Trentino- . “Che gli alunni cinesi di rientro vadano in quarantena”, è la loro richiesta, formulata attraverso una lettera indirizzata al Ministro della Salute. Sul Coronavirus “ci facciamo carico delle preoccupazioni dei genitori che rivolgono alla scuola ed alle istituzioni legittime domande”, giustifica Maurizio Fugatti, presidente della provincia di Trento.
L’oggetto della richiesta non è dettato da alcun tentativo di discriminazione nei confronti degli scolari asiatici, ma una precauzione dettata anche dall’apprensione che mostrano avere i genitori dei bambini che nella loro classe hanno compagni appena rientrati dall’Estremo Oriente.
Su questa posizione, di “maggiore attenzione prima di riammettere bambini provenienti dalla Cina nelle nostre scuole”, converge anche il virologo Roberto Burioni. Il parere di un esperto sarebbe bastato in tempi diversi da quelli che viviamo. Sarebbe stato accolto, magari confrontato con altri pareri e messo in pratica.
Invece no. Anche la salute diventa terreno di scontro e proprio dalla nota al ministro Speranza si è innescata una polemica politica che non si placa. Tanto da far intervenire il premier Giuseppe Conte.
“Ci dobbiamo fidare delle autorità scolastiche e sanitarie. Se ci dicono che non ci sono le condizioni per il provvedimento in discussione, invito i governatori del Nord a fidarsi di chi ha specifica competenza”. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte a Londra.
“In Italia abbiamo adottato linea più prudente da subito, la più protettiva, la soglia più elevata, per i cittadini”, ha ribadito. “In questi giorni mi hanno chiesto anche la sospensione di Schengen, non ci sono le condizioni per questo”, ha sottolineato.
In merito all’effetto-psicosi, “già ieri avevo detto stiamo attenti, c’è qualche segnale di discriminazione che potrebbe tramutarsi in episodio di violenza. Non possiamo ammetterlo”, ha ammonito Conte. “Non ci sono i presupposti per allarme o panico, chiunque ha un ruolo di responsabilità o rappresentanza politica ha la responsabilità di dare un messaggio di serenità e tranquillità. La situazione è sotto controllo. Che nessuno in Italia pensi di approfittare di questo per manifestazioni discriminatorie ed episodi di violenza che non potremo accettare”.
“Al momento – replica la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina – “l’Italia è tra i Paesi che hanno adottato le misure più ampie ed articolate“. “C’è una circolare del ministero della Salute che spiega tutti i casi punto per punto. Io mi sento di tranquillizzare gli studenti e le famiglie: la scuola resta un luogo di inclusione per cui se non ci sono situazioni come quelle che qualcuno ha descritto a scuola si va”. “Non abbiamo un’emergenza per le scuole”, dice a margine di un incontro a Torino.
L’ultima parola adesso al Matteo Salvini, che appoggia la richiesta dei governatori leghisti al ministro della Salute e reputa necessario adottare nel dubbio tutte le cautele del caso: “Quando c’è di mezzo la salute dei cittadini, possono avere 10 anni o 80 anni sono cautela ovvie“.
Nel Veneto oggi le lezioni sono state regolari e nessun altro allarme si è scatenato, ma alcuni bambini rientrati dalla Cina sono rimasti in via precauzionale a casa alla Scuola italo-cinese di Padova, istituto parificato unico in Italia.
La Lega ha presentato, infine, un ordine del giorno nel Consiglio regionale della Liguria chiedendo al governo un’intensificazione dei controlli sanitari su studenti e docenti che nelle ultime due settimane hanno soggiornato in Cina. Il testo impegna il governatore Giovanni Toti e la sua Giunta ad “attivarsi presso il Governo, i ministeri di Salute e Istruzione e in tutte le sedi opportune affinché venga emanata una nuova circolare che precisi le modalità di gestione di studenti e docenti di ritorno dalle aree affette della Cina”. Il voto sul documento è stato rimandato alla prossima seduta.
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