Altri 756 morti, in totale 10779. 3.815 positivi in più (per un totale di 73880) e 3.906 (+50) persone in terapia intensiva. Sono i dati del bollettino quotidiano dell’emergenza Covid-19 comunicati dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli questo pomeriggio. Nelle ultime 24 ore si contano anche 646 persone guarite, per un totale di 13.030. Il numero complessivo del contagiati, compresi i decessi e le guarigioni sfiora ora le 100 mila unità.
Le più grandi regioni del Nord alle quali si aggiunge l’Emilia Romagna continuano a registrare il maggior numero di nuovi positivi. In testa, ancora, la Lombardia con 1.592 nuovi casi di contagio da coronavirus, in calo rispetto al dato precedente (2.100) e 416 i decessi. I pazienti in terapia intensiva sono 1.328. Preoccupa Milano dove i contagi sono 546 contro i 314 tra venerdì e sabato.
Finalmente scendono, anche se di poco, i nuovi contagiati. Ma aumentano, anche se sempre di poco, i positivi ricoverati in ospedale o in isolamento domiciliare: passano da 3.651 a 3.815. Solo una minima parte è finita in ospedale, mentre la maggior parte – circa tremila persone – è rimasta a casa. Un segnale che può essere interpretato come spia di difficoltà dei nosocomi a ricoverare i pazienti, tanto che dallo Spallanzani di Roma il primario infettivologo, Giampiero D’Offizi, ammette: “Prima vedevamo pazienti con febbre tosse e un po’ di affanno, ora ricoveriamo persone che hanno immediato bisogno di ossigenoterapia”. Scende ma resta sempre alto il numero dei decessi, oggi 133 meno di ieri.
Quanto alle misure prese dal governo, il lockdown in scadenza il prossimo 3 aprile, “inevitabilmente saranno allungate” spiega a Sly Tg il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. “Penso che in questo momento parlare di riapertura sia inopportuno e irresponsabile. Tutti vogliamo tornare alla normalità ma dobbiamo riaccendere un interruttore alla volta”, dice Boccia.
Negli ultimi giorni si è registrato un calo nei decessi ma anche nel numero di ricoveri in terapia intensiva, “grandi cambiamenti nell’ordine del 10-15% che stanno a dimostrare la validità delle misure messe in atto e un sistema sanitario che sta rispondendo”, sottolinea il pneumologo e membro del Comitato tecnico-scientifico della Protezione Civile Luca Richeldi. in conferenza stampa.
Dati incoraggianti anche per il ministro della salute Roberto Speranza, che però ammonisce a “non abbassare la guardia: sarebbe un grave errore, si vanificherebbe quanto fatto fino ad oggi”. “Per gli epidemiologi siamo nella fase di contenimento, non siamo ancora al cambio di passo”.
Si riaccende invece la polemica tra Regione Lombardia e governo per le affermazioni del ministro Boccia riguardo al fatto che “nessuna regione ce l’avrebbe fatta da sola”. Il governatore Attilio Fontana ha replicato definendo “avventate e inopportune” le considerazioni del titolare degli Affari regionali e invitando a riconsiderare “quale sarebbe la situazione nel Paese se le Regioni non avessero fatto fronte all’emergenza anche nella fase della sottovalutazione dei rischio dal parte del governo”. Aggiungendo un solo dato a rafforzare la sua considerazione: “Basti pensare che in Lombardia abbiamo attivati oltre 1000 posti di terapia intensiva e stiamo lavorando a tutto campo per far fronte ad altre necessità. Come le mascherine e i ventilatori polmonari”.
Più speranzoso e meno polemico il presidente della regione Veneto Luca Zaia. che spera che “il cambio di direzione ci possa essere la prossima settimana”. Motivo per cui è fermamente convinto che “se si rispetta l’ordinanza, possiamo considerare la prossima settimana come quella cruciale e i nostri modelli matematici ci dicono che il sacrificio fatto finora è servito. Io spero per domenica prossima di poter dire che stiamo cambiando direzione, anche se con 2 mila persone in ospedale, 355 in terapia intensiva e quasi 400 morti non si può sorridere e per questo bisogna continuare con le restrizioni”. “Se verranno rispettate le previsioni entro il 15 aprile si arriverà al picco e poi spero per fine maggio inizio giugno tutto finisca e si torni alla normalità”. E il governatore del Veneto ha spiegato “per questo stiamo valutando come rinnovare l’ordinanza che scade il 3 aprile”.
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