“Da noi si è verificata la situazione più sfortunata possibile”. E’ il prof. Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano, a spiegare perché in Italia si è verificato un così alto numero di contagi in poco tempo.
“Si è innescata un’epidemia nel contesto di un ospedale, come accadde per la Mers a Seul nel 2015”, spiega, e “purtroppo, in questi casi, un ospedale si può trasformare in uno spaventoso amplificatore del contagio se la malattia viene portata da un paziente per il quale non appare un rischio correlato come: il contatto con altri pazienti con la medesima patologia oppure la provenienza da un Paese significativamente interessato dall’infezione”. Ancora più grave, secondo Galli, è il fatto che “l’epidemia ospedaliera implica una serie di casi secondari e terziari, e forse anche quaternari” perciò quel che resta da capire ora bene è “come si è diffusa l’infezione e come si diffonderà”. “Che poi la trasmissione sia avvenuta inizialmente davvero in un bar o in un altro luogo – aggiunge il medico – andrà verificato quando avremo a disposizione una catena epidemiologica corretta. Quello che si può dire di sicuro è che queste infezioni sono veicolate più facilmente nei locali chiusi e per contatti relativamente ravvicinati, sotto i due metri di distanza”. Pertanto è verosimile che il virus si sia introdotto in Italia attraverso qualcuno che, dice il professor Galli, arrivato “in una fase ancora di incubazione, abbia sviluppato l’infezione quando era già nel nostro Paese con un quadro clinico senza sintomi o con sintomi molto lievi, che gli hanno consentito di condurre la sua vita più o meno normalmente e ha così potuto infettare del tutto inconsapevolmente una serie di persone”. Se invece “l’avessimo fermato alla frontiera avremmo anche potuto non renderci conto della sua situazione”.
Fatto sta che l’aggiornamento costante sulle condizioni e il numero dei contagiati da Coronavirus in Italia deve far registrare tre nuovi decessi oggi: dopo il primo a Padova, il secondo a Lodi e il terzo a Como, questa mattina un 84enne ricoverato a Bergamo, un 88enne a Caselle Landi e un 80enne all’ospedale Sacco, a Milano. In tutti e sei i casi si è trattato di persone anziane con altre patologie.
Il numero di contagiati sta aumentando, siamo a 167 nella sola Lombardia (comprese le 5 vittime). Ma il presidente della regione si dice comunque ottimista: “Siamo sulla strada giusta, le misure che abbiamo adottato riusciranno a frenare il numero di contagi”.
“Ultimo aggiornamento dalla sala operativa alle 9,10 i contagiati sono 167 (comprese le quattro vittime) e numero sta ancora aumentando ma siamo convinti che con l’ordinanza condivisa ieri con scienziati, medici e infettivologi dai prossimi giorni la diffusione inizierà a rallentare e a sospendersi”, ha detto ancora il governatore lombardo Fontana a Radio Anch’io, sottolineando: “Dal momento della scoperta del primo caso non è stato fatto nessun errore, siamo intervenuti con una determinazione e con una capacità che mi porta a ringraziare pubblicamente medici, infermieri e tutto il personale che gestisce gestione la sanità lombarda”. “E’ risultato estremamente strano per tutti questa rapida diffusione, da un caso di venerdì siamo arrivati quasi 170 casi oggi, – aggiunge Fontana – e non si riesce a capire perché in quella zona particolare“.
DUE NUOVI CASI IN VENETO – Due nuovi casi di contagio in Veneto. Sale così a 27 il numero totale dei casi nella regione. Si tratta di una persona anziana di Venezia (centro storico) che era già ricoverata all’Ospedale Civile e che è stata trovata positiva al virus, e di una persona del Padovano. Sono persone appartenenti agli stessi cluster già noti (veneziano e padovano).
EMILIA-ROMAGNA – In Emilia-Romagna 7 nuovi casi, tutti riconducibili al focolaio lombardo: cinque a Piacenza (quattro cittadini del lodigiano) e due persone nella provincia di Parma, che si erano recate a Codogno. In totale, i casi positivi salgono a 18.
In Piemonte i casi sono 3 nel Lazio (la coppia di cinesi allo Spallanzani e il ricercatore dimesso). Dei 213 positivi, 99 sono ricoverati con sintomi in ospedale, 23 sono in terapia intensiva e 91 in isolamento domiciliare.
L’esplosione di casi in Italia che è balzata da ultima al terzo posto nella classifica mondiale dei Paesi infettati, dopo Cina e Corea del Nord, sta producendo grande preoccupazione tra i cittadini del Nord, soprattutto in Lombardia, dove molte società hanno attivato lo smart working mentre diversi comuni hanno deciso di tenere chiusi cinema, teatri ed altri posti pubblici, oltre a scuole e università. Torino e Milano sono semi-deserte, così pure le stazioni.
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