Insufficienti le norme anti corruzione. E’ una delle pesanti critiche all’Italia che arrivano dall’Unione Europea. La Commissione Ue ha evidenziato come non solo la nuova legge lascia irrisolti annosi problemi perché “non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l’autoriciclaggio”, ma resta preoccupante il legame “tra politici, criminalità organizzata e imprese”. Unica inversione di rotta viene offerto dalle nuove norme sull’incandidabilità.
La corruzione in Europa è un fenomeno che riguarda tutti, ma è l’Italia che da sola ‘guida’ queste attività illecite. Il primato, impietoso, è stato riconosciuto dal primo rapporto sulla legge contro la corruzione pubblicato dalla Commissione europea. Si stima che in media la corruzione sottragga all’economia della Ue 120 miliardi di euro l’anno. In Italia i costi diretti totali della corruzione ammontano a 60 miliardi di euro ogni anno, pari a circa il 4% del Pil nazionale. In Italia il settore più critico è quello degli appalti pubblici, dove la partecipazione è richiesta “pro forma” ed il vincitore è in realtà già stato deciso precedentemente. Un ruolo non marginale lo gioca la criminalità organizzata.
Pesantissimo il giudizio sull’Italia che emerge dal report di Bruxelles sulla corruzione in Europa.
Negli ultimi anni sono state portate all’attenzione del pubblico numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale”.
Solo nel 2012 sono scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare nei confronti di politici locali in circa la metà delle Regioni italiane, sono stati sciolti 201 consigli municipali, di cui 28 dal 2010 per presunte infiltrazioni criminali e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti. Il suggerimento che arriva da Bruxelles al Bel Paese è di bloccare l’adozione di leggi ad personam”, come il lodo Alfano, la ex Cirielli, la depenalizzazione del falso in bilancio e il legittimo impedimento. I tentativi dell’Italia di darsi norme per garantire processi efficaci, secondo la Commissione Ue, sono stati infatti “più volte ostacolati da leggi ad personam”.
A segnare “un importante passo avanti” secondo la Commissione Ue sono però la nuova legge anticorruzione e il successivo decreto legislativo sull’incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive o di governo in seguito a condanne definitive.
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