Difficile commentare quanto accaduto al Sukru Saracoglu di Istanbul nell’andata dei Quarti di finale dell’Europa League, ieri sera: dominio territoriale turco: 68% a 32% di possesso palla con altrettanto netto prevalenza nell’occupazione della metà campo avversa, sette tiri nello specchio contro i due laziali, due pali clamorosi colpiti dai padroni di casa contro il solo palo esterno di Candreva. Alla luce dei freddi numeri il 2-0 finale per il Fenerbahçe sulla Lazio sembrerebbe solo una logica conseguenza. In realtà, non è stato affatto così. I biancocelesti hanno controllato egregiamente le disordinate folate offensive dei padroni di casa nei primi 45 minuti. La sola grande opportunità avuta dal Fenerbahçe si è registrata al 17’ con il palo colpito da Sow e Marchetti provvidenziale a toccare con i polpastrelli quanto bastava per evitare la segnatura. Ma si è trattato di un regalo di Lulic, autore di un grossolano errore in disimpegno. I turchi, caricati a mille dagli oltre cinquantamila tifosi sugli spalti (sostegno canoro da invasati, ma molto corretto, va detto), ci mettevano atletismo, grinta, volontà, qualche buona individualità dalla cintola in su ma idee poche e molto confuse. La Lazio non doveva faticare più di tanto per imbrigliarne le confuse trame e quando ripartiva palla al piede senza ostinarsi in sterili lanci lunghi dalle retrovie alla ricerca del capoccione del cannoniere di Coppa, Kozak, faceva paura. Ogni azione manovrata dei biancocelesti metteva regolarmente in crisi la lenta e poco tecnica retroguardia gialloblu. In particolare, Ederson e Candreva la facevano da padroni sulle rispettive fasce. Al termine della gara, si capirà, però, che gli errori sono stati commessi proprio nella prima frazione. Infatti, resta netta la sensazione che optando per un atteggiamento meno conservativo e preoccupato di contenere gli avversari prima che di offendere, la Lazio avrebbe potuto chiudere la vicenda molto presto. Invece, nella seconda frazione, quella scelta da Petkoviç per l’ingresso di Klose e il tentativo più convinto di blitz, il primo episodio che ha indirizzato il match e, forse, l’intera qualificazione: Onazi, già destinatario di un giallo piuttosto fiscale nel primo tempo, perdeva la bussola e falciava da dietro il capellone brasiliano Cristian: il fallo è da dietro e l’arbitro, lo scozzese Collum ( segnatevi questo nome, da qui in poi sarà il protagonista assoluto), non può esimersi dal secondo cartellino. Sono passati solo tre minuti e la Lazio è già in dieci. Piani di assedio già rimandati al ritorno. Comincia un’altra partita: ora i turchi non temono più le ripartenze ospiti e attaccano senza paura. I primi istanti successivi all’espulsione di Onazi sono da incubo con Meireles che coglie il secondo palo di giornata a Marchetti battuto e che ingaggia un duello personale fatto di botte dalla distanza su cui il portierone laziale è chiamato agli straordinari. Ma, dopo l’iniziale sbandamento, la Lazio, pur rinunciando ad affacciarsi nella metà campo avversaria ( quando lo farà, sarà Candreva a cogliere il palo esterno), si assesta e tiene bene. Il Fenerbahçe perde progressivamente slancio e la partita sembra avviata ad un logico 0-0 che, già così, va bene ai turchi: al ritorno, in un Olimpico deserto e con la consapevolezza che ogni rete ospite vale doppio, il compito degli uomini di Petkoviç sarebbe complicato non di poco. Per questo il mister bosniaco aveva scelto di giocare la carta-Klose per chiudere i giochi già qui, a Istanbul. Per questo, noi diciamo, ha sbagliato. Vista la relativa modestia degli avversari e considerate le insidie di una gara in trasferta, la partita andava chiusa prima con un atteggiamento aggressivo già nel primo tempo. Ed è qui che le insidie prendono forma nella persona del signor Collum che, prima fischia un fantasioso rigore per i gialloblu per un mani in area di Radu. Peccato che il laterale rumeno fosse anticipato dal tocco di testa di un avversario e che non potesse neanche vedere il pallone visto che il giocatore del Fenerbahçe gli montava letteralmente sulle spalle. Rigore, comunque, chiamato dall’arbitro di porta, sollecitato dagli ululati del pubblico. Webo trasformava di potenza. Mancava un quarto d’ora alla fine. Già così, il senso del rammarico per ciò che poteva essere e non stava accadendo era notevole. Ma sarebbe già stato un esito tutto sommato accettabile, date le circostanze. Invece, la doccia gelata arrivava proprio all’ultimo minuto del tempo regolamentare, complice ancora l’ineffabile Collum: punizione fischiata contro Mauri (per giunta ammonito e in diffida, niente ritorno per lui) mentre era, invece, evidente l’irregolarità di Meireles sul centrocampista laziale. Sul fendente violentissimo del brillante neoentrato Erkin, Marchetti si produceva in una respinta che aveva il torto di essere corta e non laterale, la difesa laziale dormiva sonni profondi e sulla palla piombavano in tre degli avanti di casa. Il più lesto era l’olandese Kuyt per il più comodo degli appoggi in rete. Peccato, giovedì nello spettrale Olimpico, sarà durissima. Per di più con le scorie del derby di lunedì nelle gambe e nella testa. Poteva essere tutta un’altra storia. E un’occasione per scrivere una pagina di storia, visto il livello non certo eccelso sia dell’avversario di turno che delle altre superstiti tra le quali spicca il soffertissimo 2-2 casalingo e in rimonta del Tottenham, giustiziere dell’Inter, contro il modesto Basilea e con il fuoriclasse gallese Gareth Bale costretto ad uscire per infortunio e, verosimilmente, a concludere anzitempo la stagione.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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