Adesso che ha un nome, l‘Oms lo ha chiamato Covid-19 , termine coniato per evitare riferimenti a zone specifiche, animali o gruppi di persone, dove ‘co’ sta per coronavirus, ‘vi’ per virus e ‘d’ per ‘disease’, malattia, non fa meno paura. Anzi.
Sono stati superati i 1.150 morti e i 45 mila contagiati, sempre che la Cina – come invece crede l’infettivologo milanese Burioni – non abbia barato sulle cifre, mentre altri 600 contagiati sono sparsi nel mondo. Per il test sul vaccino si dovrà aspettare 2-3 mesi, ma buone notizie arrivato da Londra dove un ‘diffusore’ che aveva contratto il coronavirus durante un viaggio a Singapore e poi contagiato 5 connazionali incontrati in un resort francese della Savoia, uno a Maiorca e altri 5 al ritorno in Gra Bretagna, è guarito anche se resta per ora ricoverato “per precauzione”.
Il Coronavuirus, alias Covid-19, è una grave minaccia per il mondo: “può creare più sconvolgimenti politici economici e sociali di qualsiasi attacco terroristico: il mondo si deve svegliare e considerare questo virus come il nemico numero uno”. Lo ha detto ieri il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing quotidiano con la stampa a Ginevra sul Coronavirus.
“Con il 99% dei casi di contagio in Cina, il coronavirus rimane un’emergenza per il Paese, ma rappresenta una grave minaccia per il resto del mondo”. Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha aperto così la conferenza sull’epidemia partita da Wuhan, tenendo conto anche del fatto che aumenta quotidianamente, secondo i dati delle autorità sanitarie di Pechino, il numero di morti rispetto al giorno prima.
Intanto gli effetti dell’epidemia cinese si fanno più pesanti, in particolare nel settore della produzione di automobili. General Motors annuncia per la prossima settimana la sospensione provvisoria delle attività per la carenza di componenti dalla Cina, dove il blocco degli impianti per limitare la diffusione del coronavirus ha colpito la produzione. Due linee di assemblaggio di Gm Korea di Bupyeong, capace di produrre 400.000 veicoli annui, chiuderanno lunedì e martedì prossimi per la mancanza di componenti legate all’elettronica. Le operazioni torneranno alla normalità sulle attese del ritorno al lavoro in Cina.
I principali costruttori auto giapponesi decidono nuovamente di posticipare la riapertura dei loro impianti in Cina, in scia ai timori di un’espansione del coronavirus. Toyota, Honda e Nissan ritarderanno il riavvio della produzione almeno fino al prossimo lunedì, e con ogni probabilità anche a una data successiva.
Anche gli altri costruttori auto nipponici fanno fatica a procurarsi le parti necessarie agli impianti produttivi, rivela la stampa giapponese, impedendo di fatto la ripresa delle attività lavorative. Per le stesse ragioni ieri Nissan aveva comunicato la sospensione dei lavori in un impianto nella prefettura di Fukuoka, la prima chiusura di una fabbrica giapponese dall’inizio della diffusione del virus.
In Italia gli effetti negativi del Coronavirus stanno colpendo duramente il settore della ricezione alberghiera, della ristorazione e dello shopping in particolare a Milano, se si considera che nel 2018 il capoluogo lombardo ha accolto 476.454 presenze dalla Cina (di cui 42.783 nel mese di febbraio) con uno scontrino medio superiore ai 1000 euro pro capite.
Ma per lo stop dei voli e la sospensione dei visti proprio nell’anno del turismo e della cultura Italia-Cina, gli hotel costretti a raffiche di rimborsi per cancellazioni dovute a cause di forza maggiore, più del 50% dei danni concentrati solo su tre città (Roma, Venezia e Firenze).
“La paura del virus rischia di costare al turismo italiano almeno 1,6 miliardi di euro e oltre 13 milioni di presenze (dovute al -30% delle presenze turistiche cinesi e cioè 1,6 milioni in meno e del -6% degli altri cioè -11,6 milioni). E sono stime conservative: se la psicosi dovesse continuare il conto potrebbe essere ancora più salato” spiega Vittorio Messina presidente di Assoturismo Confesercenti che ha fatto un’indagine con il Centro Studi Turistici di Firenze.
Insomma una crisi quella legata agli effetti del coronavirus che rischia di mettere in ginocchio il turismo italiano. Per questo a rassicurare gli operatori del turismo ci ha pensato il ministro Dario Franceschini che riunirà le varie sigle del settore danneggiato assieme ai rappresentati di molte istituzioni tra cui esperti dell’unità di crisi della Farnesina, dell’unità Visti e della Protezione Civile.
Augurandoci tutti che quella che oggi si configura come epidemia rimanga tale e non si trasformi invece in pandemia. Su questo punto dobbiamo avere molta fiducia.
A.B.
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