Via libera al decreto legge che introduce sanzioni ancora più dure per chi elude le misure di contenimento di mitigazione del rischio di contagio da Coronavirus e uniforma il quadro normativo.
“Abbiamo deliberato l’adozione di un decreto legge che riordina le attività del governo” ha spiegato il premier, che “ogni 15 giorni” riferirà “in Parlamento sulle misure adottate”. “Abbiamo regolamentato in modo lineare e trasparente gli interventi di governo e regioni lasciando che i presidenti delle regioni possano adottare nell’ambito delle loro competenze anche provvedimenti più restrittivi, più severi e ovviamente rimane la funzione di coordinamento, di omogeneità che viene assicurata a tutto il territorio nazionale dai nostri interventi”.
“A livello sanzionatorio”, spiega Conte, “abbiamo introdotto una multa da 400 euro a 3000 euro” per chi non ottempera alle disposizioni date per i movimenti che devono essere individuali e motivati, come sappiamo, da necessità lavorative o di altro genere ma sempre documentabili. Dunque la sanzione sale per chi viola le regole anti-contagio, ma non esiste quel fermo amministrativo dell’automobile del reo che si era paventato dopo una lettura della bozza del decreto che circolava sul web da questa mattina.
Il presidente Conte si dice anche “soddisfatto e orgoglioso della reazione degli italiani che stanno rispettando le prescrizioni”. Questo vuol dire che si stanno sforzando di “assumere nuove abitudini di vita, necessarie per rialzarsi. E, tutti insieme, riusciremo a rialzarci quanto prima”, assicura.
Ed ecco che Conte allude alla fuga di notizie quando dice che “purtroppo, ancora una volta, assisto a una indebita diffusione di una bozza già superata”. A questo punto gli tocca anche fare riferimento al decreto firmato dal governo il 31 gennaio scorso, quello nel quale si parlava di uno stato di emergenza per l’interno Paese della durata di sei mesi, fino al 31 luglio: “Si è creato un po’ di discussione, di dibattito sulla proroga fino al 31 luglio 2020”, dice. “Non significa però che le misure restrittive saranno prorogate sino a tale data: quello è lo spazio dell’emergenza fissato con decreto del 31 gennaio, lo facemmo uscire un attimo dopo che l’OMS decretò l’epidemia mondiale. Ma siamo confidenti e fiduciosi che verranno rimosse ben prima e che si possa tornare a un migliore stile di vita. Perché sono convinto che queste durissime prove ci stanno portando verso un migliore stile di vita”.
Dopo tanti segnali e contraddizioni, a soli due giorni dall’ultimo DPCM, quello annunciato sabato notte, concertato in piena solitudine – visto che non vi era stata alcuna riunione preliminare – e neanche abbozzato prima di parlarne su Facebook, c’è da rilevare che il presidente del Consiglio continua a prediligere una sovraesposizione mediatica. Che poco gli giova, però, dal momento in cui ciò che deve riferire è di scarsa se non nulla rilevanza (le sanzioni sono solo ritoccate di entità e i presidenti di regione i loro poteri deliberativi li hanno esercitato da subito ancorché il governo nazionale cominciava i suoi timidi passi non avendo ben capito la portata dell’epidemia virale in Italia). Alla luce poi dell’ennesima fuga di bozze che circolano per ore indisturbate e allarmanti sul web, si può sicuramente affermare che Conte mal controlla la sua informazione istituzionale che continua a sfuggirgli di mano. Proprio per questo motivo, c’è da essere molto preoccupati per il prossimo futuro. Nel maggio francese lo slogan era ‘la fantasia al potere’, nel marzo italiano sembra essere ‘la confusione al potere’.
A.B.
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