Se ne sono accorti per primi in Cina. Sin dal primo giorno di apertura, dopo la quarantena da Covid-19, l’ufficio che a Xi’an si occupa di divorzi ha ricevuto molte più richieste di quante fosse in grado di accogliere. Nel giro di un paio di giorni la situazione si è fatta ancora più chiara: almeno due settimane di attesa prima di poter fissare il sospirato incontro con il funzionario, per sancire la separazione.
Se la notizia dell’aumento dei divorzi può farci sorridere, molto meno rassicurante è l’aumento dei casi di violenza domestica collegati al Covid-19. Sempre in Cina, infatti, durante la quarantena, secondo i dati raccolti da alcune associazioni ONG della contea di Jianli e nella città-provincia di Qianjiang, nello Hubei, le denunce sono duplicate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si tratta, secondo il Global Times (testata in inglese approvata dal Partito) di una inevitabile conseguenza della forzata convivenza domestica in spazi ristretti che porta a scatenare litigi per futili motivi; del clima di ansia e tensione dettato dalla pandemia; delle problematiche economiche legate alla sospensione delle attività produttive.
L’Italia non è da meno. In una dichiarazione di pochi giorni fa al radiogiornale RAI il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese constatava preoccupata come il forzato blocco degli spostamenti e la massiccia presenza di forze dell’ordine per le strade avesse sì fatto diminuire del 64,2% i reati commessi sul territorio nazionale, ma non i maltrattamenti in famiglia le cui denunce sono scese, nello stesso periodo, solo del 43,6%. Le associazioni italiane che si battono da anni contro la violenza domestica, non si lasciano sedurre da questo apparente calo, sanno bene per quale ragione in un’epoca di forzata convivenza diminuiscono le denunce: non certo per assenza di reati, quanto per l’impossibilità delle donne maltrattate di sfuggire al proprio aguzzino, anche solo per chiamare un centro assistenza. La testimonianza dei centri di ascolto è drammatica: donne che chiamano rinchiuse nel bagno mentre fanno scorrere l’acqua per evitare di farsi sentire, altre che lo fanno mentre escono per buttare la spazzatura, altre ancora che bisbigliano dopo essersi chiuse in una stanza. Secondo Eliana D’Ascoli, psicologa per Telefono Rosa da 15 anni, “Stare a casa forzatamente – dichiara – sta aumentando in maniera esponenziale gli episodi di violenza anche in situazioni in cui, fino a prima della quarantena, non si erano mai palesate dinamiche violente. La noia, l’ansia e il nervosismo che viviamo in questi giorni stanno accentuando ancor di più le dinamiche delle famiglie violente”.
Secondo i dati di Telefono Rosa, le chiamate al 1522 da inizio marzo si sono più che dimezzate rispetto a quelle ricevute nello stesso periodo dello scorso anno, a sottolineare la difficoltà delle donne di far sentire la propria voce. Per questo il Ministro dell’Interno Lamorgese, di concerto con il Ministro delle Pari Opportunità Bonetti ha messo a disposizione delle donne vittime di violenza anche l’app YouPol. Inizialmente creata per i ragazzi vittime di bullismo e per denunciare episodi di spaccio, questa applicazione da scaricare sul cellulare permette alle forze dell’ordine di geolocalizzare la persona che la usa e trasmettere i dati al presidio più vicino. Sono poi state messe in atto delle politiche di sostegno ai centri antiviolenza per velocizzare l’assegnazione alle regioni dei 30 milioni di euro di fondi ordinari del 2019. I centri alle prese con la necessità di far rispettare le profilassi anti Covid-19 hanno rischiato infatti, a inizio quarantena, di dover chiudere. La ministra Elena Bonetti ci tiene a rassicurare chi sia in questo momento vittima di violenza: ” E’ vero che abbiamo detto di stare a casa, ma se la casa è un incubo – perché luogo di violenza per lei e per i suoi figli – deve davvero chiedere aiuto: recarsi in una struttura, telefonare al 1522 o chattare sull’app. La rete c’è e quel suo grido di allarme verrà ascoltato e accolto, faremo tutto il possibile per aiutarla ad uscire di casa”.
Elisa Rocca
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