A leggere il Def, sembrava che il peggio fosse passato. In realtà, a guardare meglio gli indicatori, la fase di ripresa dell’economia e dell’occupazione è – forse – solo agli inizi. Appurato che la pressione fiscale non calerà prima di un anno se va bene, nelle previsioni più rosee, anche l’occupazione, sulla quale il Governo ha riaffermato le scelte politiche fatte, soprattutto quella degli sgravi fiscali per i contratti a tempo indeterminato, in realtà fa registrare una flessione. Pochi decimi percentuali che, però, rappresentano un trend che dovrebbe impensierire palazzo Chigi, quanto meno per apportare dei correttivi che in un momento favorevole a una ipotetica ripresa diventano necessari per consolidarla.
A fotografare il calo dello 0,3% nello scorso marzo rispetto al mese precedente è l’Istat, che certifica la stabilizzazione del numero di occupati a livello dell’aprile 2014. Il tasso di occupazione, infatti, è pari al 55,5%, in calo di 0,1 punti percentuali nell’ultimo mese. Il dato significativo è il rapporto con il mese di marzo 2014: -0,3% rispetto a quello che è stato definito a più riprese annus horribilis dell’economia italiana.
Nello specifico, si legge nel bollettino diffuso dall’istituto “a marzo 2015 il numero di occupati diminuisce rispetto a febbraio sia per la componente maschile (-0,4%) sia, in misura minore, per quella femminile (-0,1%). Il tasso di occupazione maschile, pari al 64,5%, diminuisce di 0,2 punti percentuali, mentre quello femminile, pari al 46,7%, rimane invariato”.
La disoccupazione “cresce nell’ultimo mese sia tra gli uomini (+1,5%) sia tra le donne (+1,7%)” e andamento simile si osserva per i tassi di disoccupazione ”sia per quello maschile, pari all’11,9%, sia per quello femminile, pari al 14,3%, si registra un aumento di 0,2 punti percentuali”. Il tasso di inattività rimane invece invariato, e fa registrare “una lieve crescita per gli uomini (+0,1 punti) e un lieve calo per le donne (-0,1 punti)”.
Si registrano variazioni di “lieve entità” nella partecipazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni al mercato del lavoro, stabile nell’ultimo mese a 14,5%.
“La quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi – si legge ancora – (occupati e disoccupati) è pari al 43,1%, in crescita di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente. Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi”, un numero in calo dello 0,3%
nel confronto mensile (-11 mila).
Sembra sereno il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che in una nota ha commentato i dati dell’Istat leggendoli “in un quadro complessivo dove segnali positivi si incrociano con elementi di criticità tipici di una situazione economica ancora non stabilizzata”.
“Abbiamo registrato il dato positivo della forte diminuzione delle ore autorizzate di cassa integrazione ed il miglioramento qualitativo del mercato del lavoro –spiega il ministro – con una crescita dei contratti a tempo indeterminato di quasi il 40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. I dati dell’indagine campionaria “dicono che l’uscita da un lungo periodo di crisi e’ sempre all’insegna di alti e bassi”.
Secondo il capogruppo dei deputati forzisti Renato Brunetta “la rilevazione di marzo dell’Istat – che dovrebbe avere incorporati sia gli effetti della decontribuzione delle nuove assunzioni sia gli effetti del Jobs Act – non appare affatto favorevole”.
“L’intonazione non appare buona dai dati dei `sondaggi Istat`, come li chiama Renzi. Attendiamo quelli di Boeri, ora custode della bontà dei dati?”
Critico anche il presidente del Codacons, Carlo Rienzi: “con una disoccupazione a questi livelli – ha affermato – chi ha parlato di Italia uscita dalla recessione ha commesso un clamoroso errore”.
”Non vediamo – ha aggiunto – come un tasso a questi livelli possa far sperare in una ripartenza del paese nel corso del nuovo anno”.
È comunque significativo come nel resto di Europa la tendenza sia opposta. In Germania, rimane fermo al 6,4% ad aprile, ai minimi dalla riunificazione del 1990. Secondo i dati grezzi dell’ufficio federale del lavoro il numero dei disoccupati scende di 88.660 unità a 2,843 milioni e il tasso di disoccupazione cala dal 6,8% al 6,5% tendenziale.
Secondo i rilievi effettuati dall’Eurostat, invece, il tasso di disoccupazione nell’Eurozona a marzo si attesta all’11,3%, mentre a marzo 2014 era a 11,7%.
Anche nella Ue a 28, il tasso resta alla percentuale già registrata a febbraio (9,8%), in calo dal 10,4% dell’anno precedente. I tassi di disoccupazione più bassi sono quelli di Germania, Gran Bretagna e Austria (5,6%). I più elevati sono quelli della Grecia (25,7%), Spagna (23%) e Ungheria (18,2%).
L’Italia passa dal 12,7% di febbraio al 13% di marzo.
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