L’inchiesta “Johnny” accende di nuovo i riflettori sul sistema di gestione dei profughi. Dopo lo scandalo del Cara Mineo e mentre infuriano le polemiche sulle Ong, accusate di condotte poco pulite nelle attività di salvataggio e recupero dei profughi a largo delle coste italiane, un altro ciclone si abbatte sul sistema di accoglienza migranti: secondo la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il Cara di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, sarebbe finito in mano all’Ndrangheta, che ne controllava flussi ma soprattutto fondi e finanziamenti governativi.
Attivo sul territorio da quasi 20 anni, da circa 10, cioè da quanto la Confraternita delle Misericordie lo ha cominciato a gestire, il Centro di accoglienza migranti di Isola Capo Rizzuto, tra i più grandi d’Europa, era controllato dalla cosca degli Arena che in questo arco di tempo avrebbe intascato ben 36 dei 103 milioni di euro di fondi Ue che lo Stato ha girato al 2006 al 2015 per la gestione del centro dei richiedenti asilo di Crotone.
Sono 68 i soggetti sottoposti a fermo dai carabinieri del Ros, compresi ovviamente molte appartenenti al clan. Tra questi, anche il presidente della sezione calabrese e lucana della Confraternita delle Misericordie, Leonardo Scacco, ed il parroco del paese, don Edoardo Scordio, entrambi accusati a vario titolo di associazione mafiosa, oltre a vari reati finanziari e di diversi casi di malversazione, reati aggravati dalle finalità mafiose.
Un accordo sottobanco da 30 milioni di euro che comprendeva tutto: dagli appalti per il cibo, agli operatori, alla lavanderia. Grazie a Sacco la ‘ndrangheta sarebbe riuscita a mettere le mani sui fondi girati dal governo non solo per la gestione del Cara calabrese e di due Spraar aperti nella medesima zona, ma anche per quella dei centri di Lampedusa. Ad organizzare il tutto, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il parroco della Chiesa di Maria Assunta, che riceveva in cambio ingenti somme di denaro, come quei 132 mila euro ricevuti nel corso del 2007 per “servizi di assistenza spirituale” ai profughi.
Per gli investigatori poi, non è per nulla casuale che il capannone della protezione civile della Misericordia sia quello un tempo appartenuto a Pasquale Tipaldi, uomo di spicco del clan Arena ucciso nel 2005, e oggi ancora in mano ai suoi parenti.
Ad “ingolosire” le organizzazioni criminali, che hanno sacrificato i propri conflitti sull’altare dei guadagni, instaurando una pace tra le cosche Arena e Dragone contrapposte a Nicoscia e Grande Aracri, l’ingente flusso di finanziamenti pubblici di cui da anni era destinatario il centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. D’altra parte, Scacco, considerato vicino alla parlamentare Dorina Bianchi, come alla famiglia dell’attuale ministro degli Esteri, Angelino Alfano era una personalità conosciuta anche in Calabria, tanto da entrare – in quota politica – all’interno del Cda della società che per lungo tempo ha gestito l’aeroporto di Crotone.
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