Tra le lingue più conosciute e parlare nel mondo l’italiano occupa il 21mo posto. Vale però la pena di sapere che ben prima dell’inglese, era l’italiano la lingua favorita dalla matematica e dalle scienze. Ce lo ricorda l’Accademia della Crusca di Firenze impegnata in questi giorni (16-18 marzo, Firenze) nella sua annuale manifestazione ‘Piazza delle Lingue’ il cui tema quest’anno è, infatti, ‘Numeri dell’italiano, l’italiano dei numeri’.
E nei lavori, in corso fino a domenica, gli accademici del prestigioso istituto culturale, insieme a specialisti e professori universitari, ma anche scienziati, dimostreranno come nei secoli passati – prima che l’inglese diventasse il linguaggio favorito delle scienze – la matematica abbia ‘parlato italiano’ in maniera formidabile e con grandi risultati. Al punto da radicarsi nella psicologia collettiva, con espressioni in uso ancora oggi nella lingua comune e in metafore numeriche di ampio uso popolare: “in quattro e quattr’otto”, “non c’è il due senza il tre”, “chi fa da sé fa per tre”, “sparare a zero”, “dare i numeri”, ma anche “avere i numeri” sono solo alcuni esempi.
Duro colpo per gli anglofoni e tutti coloro che cercano ogni occasione per sfoggiare l’inglese, anche a sproposito!
“Per dimostrare al meglio la nostra tesi, oggi abbiamo lasciato la parola ai matematici – hanno spiegato gli accademici- i quali non hanno mancato di intessere le lodi della ricchezza del linguaggio matematico italiano, ancora molto influente in Europa fino all’inizio del Novecento”.
A tal proposito, “è doveroso ricordare – sottolinea il presidente della Crusca – che Einstein utilizzò la matematica di Levi-Cívita, uno studioso che aveva scelto di scrivere libri in italiano. E detto per inciso Einstein conosceva abbastanza bene la nostra lingua perché da ragazzo aveva abitato in Italia”. Nel 1921 presentò la teoria della relatività a Bologna, chiamato dai matematici del luogo, tra i quali Federigo Enriques. Insomma: la matematica europea spesso parlava italiano”.
E lo stretto, antico rapporto che lega la nostra lingua all’universo dei numeri è testimoniato dalla ricchissima messe di termini, coniati e consolidati nel corso dei secoli e poi raccolti nei vocabolari. “Tra i circa 145.000 lemmi contenuti nello Zingarelli – spiega il suo curatore, Mario Cannella – alle ‘scienze dure’, come geometria, matematica, fisica, astronomia, è riservato uno spazio corposo, importante, costituito da un nucleo di svariate migliaia di parole”.
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