“Proseguire con decisione”. L’ ‘avanti tutta’ arriva dal vicedirettore di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, che questa mattina, durante l’audizione congiunta delle commissioni Bilancio di Camera e Senato, impegnate nell’esame del Documento di Economia e Finanza, ha ribattuto sull’importanza di una “revisione capillare della spesa corrente”, considerato che “interventi più incisivi consentirebbero di accrescere la spesa per gli investimenti”.
Non solo riforme, la cui piena realizzazione resta “essenziale per aumentare stabilmente il potenziale di crescita dell’economia”, ma anche politiche strutturali per garantire nuovi flussi economici nel paese.
Signorini ha parlato di segnali di ripresa “intensificati”, anche se “i miglioramenti devono ancora consolidarsi”. L’occupazione, stabilizzata in questi mesi, potrebbe “tornare a crescere” nel corso dell’anno.
In questo senso, gli interventi identificati nel Def possono “affrontare i nodi principali della debole crescita del nostro paese negli ultimi decenni” in quanto affiancano “al consolidamento dei conti pubblici l’adozione di riforme strutturali”. E proprio la piena realizzazione del percorso di riforma, auspicato unanimemente da tutte le forze economiche nazionali e internazionali, è necessaria per “facilitare il riequilibrio dei conti”. Sfruttando “le condizioni finanziarie e monetarie, in questo periodo particolarmente favorevoli” si potrebbero raggiungere importanti traguardi nel processo di riequilibrio dei conti e di crescita del comparto economico nazionale. Il lavoro messo in campo dal Governo può dunque “fornire un contributo positivo di circa un terzo di punto percentuale alla crescita del prodotto nel biennio 2015-2016”, per un valore di circa 5 miliardi di euro. A incidere sul Pil una serie di interventi tra i quali la riduzione dell’Irap e l’agevolazione temporanea per i contributi dei nuovi assunti. Oltre a questi, gli stimoli legati alla riduzione del cuneo fiscale, farebbero derivare “credito d’imposta per i lavoratori dipendenti con redditi molto bassi, divenuto permanente, continuerebbe a ripercuotersi favorevolmente sui consumi delle famiglie”.
Non basta. Bankitalia fa sapere che una revisione della tassazione sulla casa sarebbe “essenziale”: “una semplificazione e razionalizzazione” delle imposte locali sugli immobili è assolutamente “auspicabile” nell’ottica di stabilizzare “un assetto permanente” della tassa, che eliminerebbe definitivamente l’”instabilità normativa per i cittadini”.
La tendenza al recupero del terreno perduto in anni di crisi sembra, dunque, essere ulteriormente confermata. Così come viene confermato il 2014 come l’anno più duro per il sistema economico italiano. I cui effetti, però, ancora si fanno sentire sulla struttura finanziaria nazionale.
Anche l’Istat, che in mattinata ha diffuso la notifica dell’indebitamento netto e del debito delle amministrazioni pubbliche secondo il trattato di Maastricht, ha fotografato una situazione non tra le più rosee: l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stato pari al 3% del Pil, in aumento di circa 1,6 miliardi di euro rispetto al 2013. Il saldo primario è sceso di 0,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente, e la spesa per interessi – al netto delle operazioni di swap – è stata pari al 4,7% del Pil (-0,1% sul 2013).
Tuttavia, se “l’andamento trimestrale del Pil italiano (corretto per gli effetti di calendario) dovrebbe tornare a segnare un lieve incremento nel primo trimestre del 2015 (+0,1%) seguito da ritmi di crescita più intensi nel trimestre successivo”, spiegano gli analisti durante la commissione congiunta, va anche detto che delle circa 11mila partecipate locali censite dall’Istat nel 2012 “il 32,8% ha registrato una perdita”. La maglia nera al “settore dei trasporti” risultato “tra quelli con la quota più elevata”.
Fissa al 43,5% la pressione fiscale che però “aumenta di 6 decimi di punto nel 2016 (circa 10 miliardi di euro)”.
Un andamento, quello della pressione fiscale che, almeno sulla carta, sembra allontanare la prospettiva annunciata dal Governo di riduzione delle imposte. Nella battaglia di percentuali e indicatori, sulla quale si sta combattendo la guerra dell’inversione del trend economico, questo dato sarà sicuramente sotto la lente di ingrandimento della politica. Sia di maggioranza che di opposizione.
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