Affinità elettive, da De Chirico a Burri, dalla metafisica alla prima avanguardia a cavallo della seconda guerra mondiale e l’immediato dopo conflitto. Quaranta capolavori della prestigiosa collezione parmense della Fondazione Magnani Rocca e altrettante opere della Galleria d’Arte Moderna capitolina, dai primi anni venti agli anni sessanta del Novecento fanno parte della mostra, che sarà aperta al pubblico nella Galleria di Arte Moderna dal 17 dicembre 2015 al 13 marzo 2016. Nelle intenzioni degli organizzatori la mostra nasce dalla volontà di accostare, attraverso suggestioni formali, temi, colori ed ambiti figurativi, due collezioni solo apparaentemente lontane tra loro.
Il desiderio è quello di offrire al pubblico romano alcuni dei capolavori della raccolta di Luigi Magnani, fondatore del museo parmense. Grande appassionato di letteratura, arte e musica, Luigi Magnani nutrì sempre un forte interesse per l’accostamento tra queste discipline espressive rilevandone nei suoi studi le reciproche affinità e influenze. Questo autentico umanista avviò la sua impresa collezionistica nel 1941, nel momento in cui cominciò a frequentare il pittore Giorgio Morandi e altri artisti come Burri, De Pisis, Guttuso e Savinio, dei quali la mostra espone alcune importanti opere. Nel 1977 la Villa di Mamiano a Parma che ospita la sua preziosa raccolta d’arte è divenuta, per volere di Magnani, sede dell’omonima Fondazione.
Le opere della collezione Magnani trovano straordinaria affinità con quelle della collezione capitolina che, grazie alla felice stagione di acquisizioni condotta nella prima metà del Novecento, documenta con continuità gli sviluppi e le tendenze dell’arte moderna italiana. Alla figura di questo mecenate illuminato è dedicata una sezione documentaria all’interno della mostra.
“A differenza dei collezionisti non frequento gli antiquari, non vado alle aste, non visito mostre. Ho sì un mio museo immaginario formato dalle opere più amate e ammirate nel tempo. esse sono per me tutte oggetto di uguale amore e degnaìe della più devota contemplazione; abitano la mia mente come la mia casa” Luigi Magnani.
L’enigma della partenza di De Chirico, con le sue ombre e la sua precisa fuga prospettica che cattura lo sguardo, è il capolavoro protagonista della mostra, che si sviluppa come un cammino attraverso gli aspetti formali della realtà interpretata da artisti di primo piano come Marino Marini, Giacomo Manzù, Ettore Colla, Leoncillo, Mafai, Scialoja, Gino Severini e Alberto Savinio. Dalle pennellate di colore di De Pisis, che compongono nitide immagini, alla fissità delle nature morte di Morandi, che immobilizzano lo sguardo, fino ad arrivare al simbolismo estremo dal forte impatto emotivo delle eclettiche opere di Severini, la mostra propone i tanti risvolti del connubio arte e materia.
L’esposizione è arricchita da opere provenienti dal Macro-Roma e dalla Casa Museo Alberto Moravia, si conclude con una sezione di opere grafiche dedicata alle acqueforti di Giorgio Morandi e sarà interamente accompagnata da suggestioni musicali.
“Per me non vi è nulla di astratto: per altro ritengo che non vi sia nulla di più surreale e di più astratto del reale” Giorgio Morandi.
Vania Amitrano
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
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