Si è concluso tra grandi sorrisi e strette di mano il vertice franco tedesco sulla crisi dell’eurozona. I due principali paesi dell’Unione europea – come non mancano di ricordarci i loro governanti – si sono trovati “in perfetto accordo”. Tanto perfetto, che nessuno ha ritenuto necessario entrare nei dettagli.
Nel contempo, la crescita inglese si è attestata sullo 0,1 per cento da aprile a giugno, dodici banche britanniche e due Paesi – Spagna e Italia – hanno visto tagliare il proprio rating internazionale, è stato varato un piano di salvataggio per la Banca franco-belga-lussemburghese Dexia sul limite della bancarotta mentre la Banca Centrale del Regno Unito ha introdotto nell’economia un ulteriore stimolo di 75 miliardi di sterline e la Grecia sta ancora aspettando l’ultima tranche del primo pacchetto di aiuti europei. Ciononostante, Merkel e Sarkozy non hanno ritenuto opportuno esplicare quali siano esattamente i “cambiamenti chiave” da apportare all’area Euro sui quali concordano. Unica certezza, pare, è che questi cambiamenti debbano avvenire in fretta se il premier inglese David Cameron si è spinto a dichiarare sulle pagine del Financial Times che è “questione di settimane” prima che si esaurisca il tempo per “evitare il disastro economico”. Ma quale sarebbe esattamente il disastro al quale contrapporre il “Big Bazooka approach” del leader conservatore? C’è qualcosa che non sappiamo? Seguendo il filo delle dichiarazioni ufficiali, uno dei temi centrali della riunione deve aver riguardato la tenuta degli istitui di credito se è vero, come ha dichiarato Angela Merkel dopo l’incontro, “che le nazioni sono determinate a fare quanto necessario per assicurare le ricapitalizzazione delle banche europee”. Poco importa, a livello teorico, se questa iniezione di denaro dovrebbe trasfondere dal Fondo salva Stati – opzione francese – o essere reperito altrimenti. Ciò che conta, è che questa decisione venga presa in fretta – come ha sottolineato, tra gli altri, il premio nobel Joseph Stiglitz – perché, a quanto pare, le banche sono più esposte sui debiti dell’eurozona di quanto sia ritenuto non solo accettabile, ma di fatto sostenibile. Un preoccupazione che Stiglitz ha declinato sia in nel merito che nella sostanza. Secondo l’ex chief economist della Banca Mondiale, infatti, le misure per prevenire il debito greco da una parte vengono ratificate a metà e applicate troppo lentamente, dall’altra potrebbero rivelarsi del tutto sbagliate. “Una ricetta per la recessione, come sta avvenendo in Grecia” ha affermato senza mezzi termini l’economista, riferendosi alle misure di austerità in una situazione di crisi. Ma se la Grecia in qualche modo inciampa, o addirittura dichiara fallimento uscendo dall’Euro, non saranno solo i suoi debiti – e quindi i crediti delle banche europee – a venire compromessi. Sarà la stessa solvibilità dei paesi indebitati nella cintura mediterranea a ricevere una fortissima scossa di credibilità e fiducia. Un effetto domino che calzerebbe perfettamente con l’idea di disastro economico evocato da David Cameron. Per ora, l’unica data certa è tra una settimana a Brussels: l’incontro dei leader europei dai quali tutti, ormai, si aspettano un segnale. Sperando che non sia un altro inquietante silenzio.
Tommaso Vesentini
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy