Mark Zuckerberg è sicuro che si voglia ancora una volta sfruttare la piattaforma di Facebook per influenzare le elezioni, e lancia l’allarme in vista del voto di metà mandato in cui gli americani rinnoveranno gran parte del Congresso. “Sono certo che qualcuno sta cercando di usare Facebook per influenzarle”, ha detto nel corso di una intervista alla Cnn: “Sono certo che c’è una seconda edizione di tutto quello che è stato lo sforzo della Russia nel 2016, ci stanno lavorando. E sono certo che ci sono nuove tattiche che dobbiamo essere sicuri di individuare e fronteggiare”.
L’informatico statunitense, fondatore presidente e ad di Facebook, ha chiesto scusa e si è dichiarato “disponibile a testimoniare davanti al Congresso americano”. Quella alla CNN è la prima intervista di Zuckerbergerg dopo lo scandalo dei dati personali raccolti su Facebook e utilizzati per scopi politici. Il presidente di FB ha spiegato di essere disponibile anche all’ istituzione di nuove regole per i social network.
Intanto in USA scatta la prima class action contro Facebook e Cambridge Analytica. L’azione legale – diretta conseguenza dello scandalo che ha travolto il gruppo, per le informazioni di oltre 50 milioni di utenti del social network usate impropriamente da Cambridge Analytica – è stata avanzata presso la corte distrettuale di San Josè, in California, e potrebbe aprire la strada a molte altre cause collettive per la richiesta dei danni provocati dalla mancata protezione dei dati personali. Dati raccolti senza alcuna autorizzazione – spiegano i promotori dell’azione legale – e che sono stati utilizzati per avvantaggiare la campagna di Donald Trump.
Si muovono anche gli azionisti di Facebook contro il social network. Secondo quanto riferito dalla Cnn, un azionista, Fan Yuan, ha depositato una citazione al tribunale federale di San Francisco martedì, per conto di un numero non dichiarato di investitori che hanno acquistato azioni di Facebook tra il 3 febbraio 2017 e il 19 marzo 2018. L’azione giudiziaria si basa sul pregiudizio che gli azionisti avrebbero patito a causa delle “informazioni materialmente false e fuorvianti” fornite da Facebook, che ha omesso di informare sulla possibilità di accesso di “terze parti” ai dati personali di milioni di utenti. Ciò avrebbe determinato per gli investitori danni economici a causa alla “precipitosa perdita di valore della società” in Borsa.
Un fronte che rischia di allargarsi.
Gli inserzionisti britannici minacciano di abbandonare Facebook dopo la vicenda del sospetto abuso dei dati di decine di milioni di utenti. E’ quanto emerge da una riunione dell’Isba, l’organismo che rappresenta le maggiori agenzie pubblicitarie del Regno, il cui messaggio, a quanto riferisce la Bbc, è: “Il troppo è troppo”. David Kershaw, boss del colosso M&C Saatchi, conferma poi che la minaccia di passare su altre piattaforme “non è un bluff” in mancanza di garanzia di svolte sulla sicurezza dei dati.
La Germania invece minaccia pene severe nel confronti del colosso Fb. La neo ministra della Giustizia tedesca, la giurista Katarina Barley, ha dichiarato stamani alla stampa: “E’ un vero scandalo quanto è successo” e “non può essere che gli utenti non abbiano la possibilità di essere bene informati”, perchè “gli utenti si devono poter difendere”. In prima istanza bisognerà quindi capire cosa è successo, ha continuato la ministra, “e per questo abbiamo chiesto al management di chiarire”. “E’ veramente il caso di pensare a sanzioni”, aveva detto poco prima. La Germania procederà nella cornice della Ue: “Questa è una materia europea che deve essere affrontata e regolata a livello europeo”.
In Italia su muove il Codacons. L’associazione di tutela dei consumatori, dopo la richiesta di chiarimenti avanzata dall’Agcom circa l’impiego dei dati per finalità di comunicazione politica da parte di soggetti terzi, fa sapere che “se lo scandalo ‘datagate’ che sta investendo Facebook coinvolgerà anche gli utenti italiani, scatterà una class action promossa dal Codacons contro la società di Mark Zuckerberg“. “Al pari delle associazioni dei consumatori americane che sono scese legalmente in campo contro il social network – si legge in una nota – il Codacons sarà la prima organizzazione italiana a depositare una class action contro Facebook. Se saranno accertate condotte illecite circa l’uso dei dati sensibili degli utenti, la loro profilazione a fini politici e l’avvio di campagne di comunicazione a carattere elettorale, chiameremo la società a rispondere dei danni prodotti ai cittadini italiani iscritti al social network”.
Intanto alla domande poste da Agcom risponde Stephen Deadman, deputy chief global privacy officer di Facebook: “Siamo fortemente impegnati nel proteggere le informazioni delle persone e accogliamo l’opportunità di rispondere alle domande poste dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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