Va ad assottigliarsi il debito pubblico italiano che, a luglio scorso, è diminuito di 4,5 miliardi di euro rispetto al mese precedente. La cifra complessiva, però, resta enorme: 2.199,2 miliardi di euro. Così, Banca d’Italia nella sua analisi spiega che “la diminuzione del debito è stata analoga a quella delle disponibilità liquide del Tesoro (4,7 miliardi. A fine luglio tali disponibilità erano pari a 96,2 miliardi, contro 109,7 a luglio del 2014)”. In particolare, “l’avanzo del mese ha ridotto il debito per mezzo miliardo; in senso opposto hanno operato la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione, gli scarti di emissione e il lieve deprezzamento dell’euro (complessivamente per 0,7 miliardi). Con riferimento ai sottosettori, invece, a luglio il debito delle Amministrazioni centrali e’ diminuito di 3,5 miliardi, quello delle Amministrazioni locali di 1,2 miliardi; il debito degli Enti di previdenza e’ aumentato di 0,2 miliardi”. Va anche sottolineato, però che nei primi sette mesi dell’anno, il debito delle pa è aumentato di 64,3 miliardi, mentre il “fabbisogno complessivo è stato pari a 18,0 miliardi” e “le disponibilità liquide del Tesoro sono aumentate di 49,8 miliardi” Il bollettino statistico della Banca d’Italia su “finanza pubblica, fabbisogno e debito” invece, fotografa un lieve calo, per il mese di giugno, del controvalore dei titoli di stato italiani in mano a investitori non residenti, per un valore pari a 727,29 miliardi di euro contro i 743,144 miliardi di euro di maggio. Continuano, seppur in una altalena di segni positivi e negativi, i deboli segnali di una inversione di tendenza. Quantomeno si va concretizzando quella auspicata uscita dalla stagnazione che paralizza i mercati e gela investimenti e linee di credito. Una notizia che arriva a dieci giorni dalle dichiarazioni di Matteo Renzi a Cernobbio. Alla platea del workshop, il premier aveva dichiarato che “sul debito dal 2016 l’Italia mette la macchina in direzione opposta a quella cui è andata negli ultimi nove anni. Un debito molto alto ma sostenibile nel medio periodo perchè l’Italia ha fatto la riforma pensionistica e si accompagna a una elevata ricchezza privata. Adesso bisogna discutere la velocità della discesa perchè dobbiamo anche incoraggiare la crescita economica”. Tirando le somme, alla luce dei dati di Palazzo Koch di oggi, la palla si sposta ancora nel campo della ripresa della produttività e della circolazione delle risorse oltre che, nello specifico, del contenimento dei costi della spesa pubblica. Lo sprone, forse, non è tanto sul ‘cosa’, ma sul ‘quanto e in quanto tempo’.
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