Sono trascorsi dieci anni dal 21 luglio 2001. Da quando Carlo Giuliani, 23 anni, figlio di un ex sindacalista Cgil venne colpito da un colpo di pistola, una Beretta in uso al carabiniere Mario Placanica che si trovava dentro una jeep durante quegli che poi vennero ricordati come una vera e propria guerra per l’anti-G8 di Genova 2001. Era il 18 luglio 2001, quando gli Otto Grandi della terra si ritrovano in una Genova che è più bella di sempre.
Fuori si manifesta, anche ironicamente, con le mutande stese al vento, la risposta al ‘decoro’ che voleva il premier. E si balla: in 20 mila fanno festa con Manu Chao. Poche ore ancora e Genova diventerà un inferno. Il 19 luglio sfila, pacificamente, il primo corteo degli anti global e dei migranti: 50 mila persone, una festa. Ma il 20 tutto cambia. E’ venerdì: Berlusconi riceve a Palazzo Ducale i leader del G8. In contemporanea tra le vie della città ligure iniziano strani scontri ed incidenti inspiegabili. E’ dalle immagini schoccanti che verranno proiettate sugli schermi da tutti media sia italiani sia stranieri che si cominceranno a conoscere gli Schwarzer Block, movimento anarchico nato in Germania agli inizi degli anni ’80 poi ‘duplicato’ in Usa e Europa con il nome di Black bloc. E a Genova si muoveranno ai margini del movimento pacifista con l’unico obiettivo di creare disordini. Non sono moltissimi, ma riescono nell’intento. Dentro la cittadella blindata i Grandi parlano di economia mentre fuori è il caos. I militanti del Gsf marciano verso la zona rossa lungo strade devastate dal passaggio dei Black bloc. La tensione si fa sempre più alta, la situazione presto diventa fuori controllo. La polizia carica con durezza. In periferia i black bloc sfasciano tutto quello che trovano, assaltano il carcere di Marassi.Il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, si trova nella caserma dei carabinieri di San Giuliano mentre i Black bloc continuano l’opera di distruzione. Alcuni manifestanti tentano di fermarli ma la polizia resta a distanza. Via Tolemaide: carabinieri e polizia attaccano il fronte del corteo. I ragazzi rispondono lanciando sassi e facendo piccole barricate con i bidoni per la raccolta differenziata. Tra loro c’è Carlo Giuliani. Ha una canottiera bianca, un rotolo di scotch da pacchi al braccio. Sul fianco della strada si apre piazza Alimonda. Un drappello di una ventina di carabinieri appoggiato da 2 jeep si posiziona in una di queste due stradine. Partono i lacrimogeni. I manifestanti reagiscono. I militari indietreggiano verso via Caffa, attraverso piazza Alimonda. Un gruppo di manifestanti li insegue. Un defender si ferma contro un cassonetto di rifiuti mezzo vuoto. Alcuni manifestanti lo raggiungono. In questo momento attorno alla jeep ci sono 4 fotografi e 5 manifestanti. Carlo Giuliani solleva un estintore sopra la testa. Sono le 17.27 quando parte il primo sparo. Carlo Giuliani cade a terra in avanti, trascinato dall’estintore che sta lanciando, e rotola sul fianco verso la jeep che parte e passa due volte sul suo corpo.La morte di Carlo l’inizio della fine. Il 21 torna la guerriglia. Nella notte la polizia fa irruzione nella scuola Diaz dove dormono alcuni manifestanti. Il blitz trasforma la scuola in una ‘macelleria messicana’. Un massacro, un pestaggio indiscriminato. Molti ragazzi sottoposti a fermo saranno portati alla caserma di Bolzaneto, dove è istituito un centro di prima detenzione e dove si verificheranno episodi di vera e propria tortura psicologica e fisica. Dieci anni dopo nessuno di chi ha visto e vissuto quei momenti ha voglia di dimenticare. Ed in moltissimi hanno partecipate alle molteplici iniziative pacifiche tutte indette in nome e alla memoria di Carlo.
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