Il fatto più preoccupante si è registrato a centinaia di chilometri dalla Capitale, a Torino. Nel capoluogo piemontese un gruppo di “antagonisti” probabilmente aderenti ai comitati No Tav, hanno aggredito, tendendogli un agguato sotto casa, l’autista di un magistrato, il pubblico ministero Antonio Rinaudo, titolare di molte inchieste legate alle contestazioni dell’alta velocità Torino-Lione.
E questo accadeva mentre a Roma migliaia di manifestanti mobilitati per il diritto alla casa, contro l’austerità e contro i Jobs act di Matteo Renzi, mettevano a dura prova città e forze dell’ordine impegnate a contenere episodi diffusi e gravi di guerriglia urbana, studiati a tavolino e sviluppati sul terreno con tecniche collaudate molti anni fa, durante gli anni bui della contestazione.
Un ferito grave al quale è stata amputata una mano dilaniata da un ordigno rudimentale che stava per essere lanciato contro gli agenti in prossimità del ministero dell’economia e decine di feriti e contusi (molti tra le forze dell’ordine), rappresentano il bilancio di una giornata che rimanda indietro nel tempo e rilancia drammaticamente la volontà da parte di alcuni gruppi di estrema sinistra di non chiudere la partita, Tav nel momento in cui, quel tracciato e la sua realizzazione sono diventati, definitivamente, legge dello stato.
Quello che più preoccupa della giornata odierna, non sono gli scontri, peraltro previsti e scontati, ma le tecniche di guerriglia usate a Roma e a Torino, con quell’aggressione, premeditata e intimidatoria. Contro “un servo dei servi”, non un servitore della Stato, un uomo, un lavoratore, che il prossimo maggio potrebbe beneficiare di quegli ottanta euro promessi dal governo, dopo anni di rinunce e sacrifici, ma un obiettivo da colpire, un esempio da dare contro il nemico di classe, il nemico di regime, il nemico da abbattere. Bestialità cullate in un passato recente che poi, come tutti sappiamo portarono al terrorismo e al suoi tragico bilancio di morte.
Oggi la situazione è oggettivamente diversa. Mancano i presupposti storici e politici che condussero verso quell’abisso. Ma le tentazioni di qualche volenteroso combattente-giustiziere che pretende di colpire, in nome di rivendicazioni sociali sulle quali confrontarsi, correggere o trovare soluzioni e risposte, è sempre doveroso, vanno stroncate sul nascere. Proprio per evitare il ripetersi di fatti e drammi di cui nessuno sente più la mancanza. Tranne i nostalgici della violenza ed i provocatori.
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