Musica lirica e classica con qualche brano di cantautori celebri, come Aznvaour e Piaf, in un concerto di solidarietà per il popolo ucraino.
Si svolgerà domani sera, 24 giugno, a Roma, presso il centro internazionale Rocca romana. Perché da qui è partita l’idea che si è materializzata in uno studio sulla pace nel mondo, portato avanti dalle studentesse del Centro accademico che hanno offerto le loro ore di studio affinché anche solo uno dei 59 combattimenti armati che flagellano il mondo – e che hanno spinto 82 milioni di esseri umani (fonte Oxfam Italia) a fuggire da persecuzioni, catastrofi climatiche e guerre dimenticate – possa cessare. A questa iniziativa si è affiancata presso la Fondazione Oikia la riuscitissima impresa di preparazione di un gruppo di profughi ucraini, donne e uomini, all’apprendimento della nostra lingua come aiuto anche nella ricerca di un lavoro necessario a mantenersi durante la permanenza in Italia.
Se la cultura è la conoscenza di qualcosa che concorre alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale, la musica è l’arte di esprimere attraverso i suoni cosa si ha nell’animo. E nell’animo degli artisti che si avvicenderanno gratuitamente domani sera, dalle 19, c’è il desiderio di riaccendere la speranza in un popolo martoriato da una guerra senza tregua e senza risoluzione, almeno a breve.
L’Ucraina avrà la sua rappresentanza vocale con la coppia, nella vita e nel canto, formata dal mezzo soprano Olha Marchenko e dal tenore Evgeny Safronchik, conosciuto anche per essere il padre dell’attrice Anna, interprete di diverse pellicole cinematografiche e di fiction televisive. Evgeny Safronchik è non soltanto tenore, ma concertista e professore di canto. Ha lavorato in spettacoli musicali e in vari concerti in tournée anche in Italia, oltre che nel resto d’Europa, ed ha ottenuto diversi titoli onorifici.
E’ riuscito a fuggire da Kiev, insieme alla moglie, nei primi giorni dopo l’invasione russa. Il tempo trascorso sta facendo crescere in lui la nostalgia per il suo Paese: “Mi manca il mio lavoro, la mia vita, vorrei tornare al più presto”, confessa pur trovandosi bene insieme a casa della figlia dove il parlare la lingua madre, ascoltare tutti i notiziari ucraini che passano in tv, insieme alle videochiamate con gli amici rimasti sul posto hanno ricreato un po’ l’ambiente lasciato in fretta e a malincuore.
La musica ha una grande valenza per il popolo ucraino, tanto che soldati di guerra suonano dal vivo nei teatri di guerra. Per Evgene Safronchik, che fino a quattro mesi fa ha insegnato questa materia “è in un momento come questo che c’è bisogno di investire sulla conoscenza e sullo sviluppo emotivo delle persone”. Lui sente fortemente il “bisogno di esserci”. E lo fa in maniera continuativa dal momento che l’Università gli ha concesso l’insegnamento a distanza del canto. Praticamente il suo operato non si è interrotto mai: prima ha insegnato in presenza – la maggior parte dei discenti, grazie all’interscambio culturale, è stata composta da cinesi – ora le conclusioni di fine anno prevedono che i ragazzi preparino il video del concerto finale da inviare ai docenti ed infine alla commissione universitaria per il giudizio conclusivo. L’attività riprenderà poi con il prossimo anno accademico, per ora, nelle stesse modalità; ci sono già nuove iscrizioni ma c’è ancora posto per chi lo desideri, anche italiani. Basta inviare una email a kievvoices@ukr.net.
Tra poco quindi, l’attività di Evgene Safroncik si sospenderà come ogni altra attività di studio durante il periodo estivo. Un periodo che auguriamo a lui ed alla sua famiglia passi in fretta allietato, magari, dalla più bella delle notizie: la fine della guerra, almeno un accordo che consenta agli ucraini rimasti e ai fuoriusciti di riappropriarsi della propria esistenza.
A.B.
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