Assediato dall’FBI, forse prossimo all’arresto, Joseph Blatter getta la spugna e si dimette da presidente della FIFA. La polizia federale USA lo ha incastrato dimostrando che per l’assegnazione dei mondiali 2010 al Sudafrica – ma la magistratura svizzera indaga anche sulle prossime edizioni, previste per il 2018 in Russia e per il 2022 in Qatar – sono state erogate tangenti.
A inchiodare Blatter alle sue responsabilità è una lettera datata 2008 con cui la SAFA, la federcalcio di Johannesburg, annuncia al Segretario generale FIFA Jerome Valcke, noto per essere il suo braccio destro, di voler restituire alla federazione internazionale una somma di dieci milioni di dollari.
Beneficenza per promuovere lo sviluppo del calcio negli Stati della regione caraibica, si è giustificata la SAFA. Una mazzetta in piena regola, sostengono invece gli inquirenti USA, con cui la federazione di Johannesburg avrebbe pagato tre dei voti a favore ricevuti nel congresso che le aveva assegnato i mondiali del 2010.
Blatter non è stato ancora incriminato formalmente, ma ora, fatto il nome di Valcke, il suo coinvolgimento nelle indagini appare praticamente scontato: al colonnello non è rimasta altra scelta che dimettersi.
Il prossimo congresso mondiale FIFA, che nominerà il suo successore, è in programma per maggio a Città del Messico. Nella più favorevole delle ipotesi, dunque, il presidente dimissionario rimarrà in carica ancora per un anno. A maggioranza, quella maggioranza che lo ha eletto per la quinta volta, la FIFA potrebbe decidere di convocare un congresso straordinario: lo stesso Blatter ha fatto riferimento a quest’eventualità nel discorso in cui ha annunciato le sue dimissioni, ma la sua effettiva probabilità è ancora tutta da dimostrare.
In ogni caso, in seno alla federazione delle federazioni è ufficialmente aperta la guerra di successione.
Il principe giordano Ali bin al-Hussein, l’unico sfidante a non essersi ritirato in corsa prima delle elezioni della scorsa settimana, non ha ancora sciolto le riserve su una sua eventuale seconda candidatura.
Il principe si è però messo “a disposizione di tutte le federazioni nazionali che vogliono cambiare, comprese quelle che avevano paura di farlo”, come ha dichiarato alla CNN.
Tutto dipenderà dal comportamento del suo principale sostenitore: Michel Platini, l’attuale presidente della UEFA e acerrimo rivale di Blatter. Qualche anno fa, roi Michel aveva dato a intendere di voler sfidare il colonnello per la poltrona.
Allora preferì ritirarsi dalla corsa e rimanere in sella alla federazione europea: oltre al vantaggio tecnico di essere il presidente uscente, Blatter poteva contare sulla gratitudine delle federazioni africane e asiatiche, che nei suoi diciassette anni di presidenza aveva sempre trattato con un occhio di riguardo.
Era stata sua, dopotutto, l’idea di assegnare l’organizzazione dei mondiali a rotazione fra le sei confederazioni continentali, portandoli per la prima volta in Asia nel 2002 e in Africa nel 2010; sua anche la proposta di pescare tra le federazioni di minor tradizione per ampliare la rosa delle nazioni partecipanti da 24 a 32, dall’edizione del 1998.
Ora che il colonnello è caduto, se Platini decidesse di metterci la faccia, che al momento sembra l’ipotesi più probabile, entrerebbe in lizza da favorito. Secondo fonti ben informate, l’ex campione francese avrebbe già in mente una misura da prendere in caso di elezione: aumentare il contingente europeo ai mondiali da tredici a quattordici squadre. Una mossa di segno evidentemente antiblatteriano, se si considera che il colonnello aveva detto di volerle ridurre a dodici, ma anche un segnale di ringraziamento per tutte quelle federazioni europee che prima hanno puntato sul cavallo della sua scuderia e ora si profondono in dichiarazioni di sostegno prima ancora che si formalizzi la sua candidatura.
Esemplare la presa di posizione di Carlo Tavecchio, presidente della FIGC: “Il nostro candidato per la futura presidenza della Fifa è Michel Platini, ammesso che intenda candidarsi”.
Sulle indagini e sulla successione a Blatter si sta concentrando anche l’attenzione di alte cariche politiche, a testimoniare che la rilevanza dei fatti supera la dimensione sportiva.
“Dopo tante opportunità perse e la completa crisi di fiducia nella Fifa, crediamo ci debba essere un cambio radicale e la garanzia di arrivare a soluzioni concrete”. Lo ha dichiarato il Commissario UE all’istruzione, alla gioventù e allo sport, Tibor Navracsics.
Si è dichiarato invece sorpreso il ministro per lo Sport russo, Vitaly Mutko: le dimissioni di Blatter “rendono chiaro che vuole salvare la Fifa e che si aspetta delle riforme”. La Russia, che ospiterà i mondiali nel 2018, ha sostenuto il colonnello fino al momento delle dimissioni: per lui si era speso anche il presidente Vladimir Putin, che pochi giorni fa aveva gridato al complotto americano ai suoi danni.
Filippo M. Ragusa
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