La Bce è “pronta ad usare tutti gli strumenti disponibili entro il suo mandato” per fronteggiare ogni ipotetica mutazione delle prospettive sull’inflazione. Così il presidente Mario Draghi a margine della riunione odierna del Consiglio direttivo della Banca Centrale durante la quale è stato deciso, visto il rischio di un peggioramento del quadro economico, di correre ai ripari operando correttivi di politica monetaria che possano assorbire eventuali contraccolpi. Politica monetaria che, e Draghi lo sottolinea chiaramente, “funziona” tanto che l’erogazione di credito sta migliorando “notevolmente in paesi come la Spagna, l’Italia e anche la Francia”. Se i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Banca Centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,05%, allo 0,30% e al -0,20%, per quanto riguarda il QE rimane stabile il valore di acquisti per 60 miliardi al mese, ma aumenta il limite, da 25 a 33%, di titoli che l’Eurotower potrà rilevare in una singola emissione. La prima correzione al piano varato nei primi mesi del 2015 si è resa necessaria, per i “rinnovati rischi al ribasso su crescita e inflazione”. Sebbene sia troppo presto per valutare quale impatto avrà un ipotetico sviluppo in negativo del quadro economico appare certo che la ripresa economica “continuerà a un ritmo più lento delle attese”. Sono infatti stati rivisti in peggio sia i numeri che Francoforte aveva previsto sul Pil dell’Eurozona, che passa a +1,4% da +1,5% per quest’anno e a +1,7% da +1,9% per il 2016, che per l’inflazione, all’1,1 dall’1,5% previsto per il 2016 e all’1,7 da 1,8% per il 2017. Il Governatore ha spiegato che “le informazioni disponibili indicano un più lento aumento dell’inflazione rispetto alle precedenti stime” tuttavia anche se “potremmo vedere numeri negativi nell’inflazione nei prossimi mesi” a causa delle forti oscillazioni dei mercati finanziari e delle materie prime, “il Consiglio direttivo ha giudicato prematuro stabilire se questi sviluppi abbiano un impatto duraturo sulle previsioni sui prezzi e sul percorso per riportare l’inflazione verso il nostro obiettivo di medio termine, o se vadano considerati prevalentemente transitori”. Anche l’andamento dei mercati cinesi influenza l’economia del vecchio continente. “Stiamo osservando l’indebolimento delle prospettive” in Asia, e questo si ripercuote “sul canale del commercio, indebolendo le economie degli altri paesi” e sulla “fiducia”, incidendo invece sui mercati azionari. Viene letto in senso positivo l’impegno di Pechino a “continuare le riforme per assicurare la convertibilità della valuta”. Non manca l’usuale invito di Draghi ai governi dell’Unione a sostenere “la crescita economica mantenendosi nell’ambito del rispetto del Patto di stabilità e di crescita”, accompagnandoli con riforme strutturali che rafforzino le economie. Positivo il riscontro da parte dei mercati all’intervento di Francoforte di oggi: l’indice Ftse Mib chiude a circa +3%, anche la seduta di Francoforte si attesta a +3%, bene anche Parigi e Wall Street, che aumentano i margini.
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