L’ISIS perde pezzi in Siria e in Iraq. Oggi il segretario alla Difesa USA, Ash Carter, ha annunciato l’uccisione in un raid di Hajji Imam, il “ministro delle finanze” dell’autoproclamato Califfato.
Nato in Iraq, vero nome Abd al-Rahman Mustafa al-Qaduli, Hajji Imam era uno dei fondatori dell’ISIS, un qaedista di lunga militanza, e un valido candidato a succedere ad Abu Bakr al-Baghdadi. Sulla sua testa il dipartimento di Stato USA aveva messo una taglia di 7 milioni di dollari. È morto in un bombardamento – in Siria o in Iraq: il Pentagono non ha fornito dettagli sul luogo – lo scorso febbraio.
Carter ha confermato anche la morte di Tarkhan Batirashvili, meglio noto come Omar al-Shishani (“il Ceceno”), uno dei più importanti leader militari dell’ISIS. Anche lui proveniente da al-Qaeda, il Ceceno era rimasto gravemente ferito in un altro bombardamento ai primi di marzo: lo aveva confermato l’Osservatorio per i diritti umani in Siria, una ONG che ha sede a Londra.
Nella sua conferenza stampa al Pentagono, Carter ha spiegato che gli USA sono “impegnati più che mai al fianco dell’Europa” nella lotta al terrorismo. “I nostri nemici sono gli stessi”, ha detto. Ma non ha voluto fornire alcun dettaglio specifico su legami dei due personaggi uccisi con i jihadisti europei che hanno colpito a Parigi e Bruxelles. Si è limitato a confermare che la cellula di Molenbeek fa parte dell’apparato che lavora in Siria e in Iraq per “reclutare e addestrare” i miliziani dell’ISIS.
Nel frattempo, l’esercito regolare siriano e le milizie lealiste, assistite dall’aviazione russa, hanno ripreso il controllo della cittadella di Palmira, dove da maggio scorso sventolava il vessillo nero dei jihadisti. Lo ha scritto la SANA, l’agenzia di stampa del regime di Bashar al-Assad.
“Le unità dell’esercito e della milizia popolare hanno stabilito il controllo sul castello di Palmira dopo che i terroristi hanno subito pesanti perdite”, si legge in sovraimpressione in un messaggio trasmesso dalla tv nazionale. La cittadella, dove sorge un forte del XIII secolo tutelato dall’UNESCO, domina l’inestimabile area archeologica che l’ISIS ha in parte distrutto, in parte usato come palcoscenico per i suoi macabri video di propaganda. In precedenza Maamoun Abdelkarim, il responsabile della tutela delle antichità siriane, aveva annunciato che l’esercito era arrivato a poche centinaia di metri dai siti archeologici. Il castello si trova all’estremità occidentale dell’abitato di Palmira. Al capo opposto, a est, sulla strada che corre nel deserto verso Deir al-Zor, sorge il più importante obiettivo strategico: l’aeroporto militare, il più importante nel raggio di un centinaio di chilometri. Per le strade si combatte ancora palmo a palmo. La stampa governativa sostiene che l’esercito abbia già catturato il quartiere che ospita alberghi e ristoranti.
F.M.R.
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