Ci eravamo lasciati due settimane fa tessendo le doverose lodi alla prestazione perfetta del Milan e accennando all’incapacità di Messi di far male alle italiane. Bene, ieri sera è andato in onda un film dal tenore ben diverso con un Barcellona, dato in difficoltà se non proprio in crisi, tornato su livelli siderali e un Messi, fin qui sempre a secco su azione contro le nostre rappresentanti, straripante a autore di due reti, le prime due, decisive nell’incredibile poker che i catalani hanno servito ad un Milan, rimasto in partita per tutto il primo tempo ma poi travolto dai lampi accecanti della classe dei blaugrana. Una sinfonia di calcio, scandita dal tourbillon di passaggi di prima a ritmi da offshore, ( e la velocità nella circolazione di palla è l’indicatore più fedele dello stato di forma, pardon di grazia, degli spagnoli), ricerca improvvisa della verticalizzazione per un Messi che, in una sola magica notte, dissipa ogni residuo dubbio circa la sua consistenza nelle partite da “dentro o fuori”. Una menzione d’onore spetta certamente anche al rientrante Xavi, dato per incerto sino all’ultimo. Una regia illuminata, la sua, una presenza costante in tutte le trame più interessanti intessute dai ragazzi del duo Vilanova-Roura e, quel che più conta, pronto a dare il la alle mareggiate concluse in rete. Due nomi su tutti, ma mai come in questa occasione è stato il complesso a vestire i panni dell’orchestra, come forse solo in alcune euclidee prestazioni dell’era-Guardiola ( si ricordano un 6-2 inflitto al Real al Bernabeu e un 4-0 con cui venne atomizzato il Bayern al Camp Nou), frettolosamente archiviate all’insegna del “tanto si è chiuso un ciclo”. E il Milan che tanti elogi aveva meritato a S.Siro? Annichilito sì, ma anche un po’ jellato in fondo, perché il calcio è strano e anche i concerti più entusiasmanti possono esser bruscamente interrotti e gli spartiti gettati via. E’ quello che stava accadendo al 38’ del primo tempo, autentico turning point della partita, dell’eliminatoria e, forse, dell’intera Champions di quest’anno: Niang s’involava, solitario, in un coast to coast come il Pato che nel 2011 gelò gli ardori del Camp Nou, ma stavolta il destino ha in serbo una sceneggiatura diversa con la palla che incoccia, beffarda sul palo e Messi, che aveva già aperto il fuoco dopo soli cinque minuti, pronto a estrarre la sua colt per il 2-0 che rimetteva tutto in parità. Un equilibrio effimero che Villa spezzava dopo appena dieci minuti di rumba nella ripresa, complice anche un intervento a vuoto di Constant. Solo a questo punto il Milan provava a fare qualcosa di più di un arrocco difensivo, ma le idee erano poche e confuse. La fiammella della speranza ( in fondo, un solo golletto farebbe ancora passare di mano la qualificazione) provava ad accenderla il neo entrato, ed ex dal dente discretamente avvelenato, Bojan, ma Robinho si faceva fermare da Jordi Alba. E proprio il difensore delle “furie rosse” andava a concludere, in pieno recupero, la sinfonia catalana e la notte da incubo dei rossoneri. La tanto annunciata “remuntada”, non riuscita contro l’Inter avviata al triplete, si compiva per il tripudio dei quasi centomila tifosi “culè”, ebbri di gioia. Nel dopopartita, Allegri, apparso persino rilassato quasi a sottolineare il carattere dell’ineluttabilità quando un avversario si esprime così, ha voluto commentare: “Il Barcellona ha giocato una partita fantastica. Abbiamo sofferto molto soprattutto la loro prima mezz’ora e la grande serata di Messi. Ma, nonostante tutto, il primo tempo siamo stati bravi a contenerli e, anche se sotto di due gol, loro non ci hanno messo molta pressione. Loro sono stati molto bravi nel pressarci, ma poi abbiamo avuto anche l’occasione di Niang sull’1-0. Magari con un pizzico di fortuna in più, stavamo ora a parlare di un’altra partita. No, non parlerei di un disastro. Sarebbe ingiusto e ingeneroso verso i ragazzi. Abbiamo preso una batosta, questo sì, ma potrebbe essere salutare.” Roura, il tecnico ad interim dei catalani, ha voluto sottolineare come “segnare quattro reti al Milan non è una cosa normale”. Mentre Galliani, pur amareggiato, ha voluto ricorre ricorrere all’ironia: “Ma se un anno, magari saltassimo il Barcellona: chessò, uno Schalke!”. Chiaro riferimento ai ben otto confronti ( conditi da due eliminazioni) tra Milan e Barça negli ultimi dieci anni, ma ha anche lanciato una stilettata a Niang: “Se avessimo avuto un centravanti vero…Con quel gol la qualificazione sarebbe stata assicurata”. Nota a margine: Messi, con la doppietta di ieri, si è portato a ben 58 centri in Champions, ha scavalcato Van Nistelrooy e davanti a sé ha il solo Raùl (71 reti). Sempre ieri, nell’altro ottavo di finale in programma, il Galatasaray è andato a vincere 3-2 a Gelsenkirchen contro uno Schalke 04, pur forte dell’1-1 dell’Ali Sami Yen. Il che, dopo aver assistito allo spettacolo del Camp Nou, somiglia tanto ad una notizia di calcio minore.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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