L’ecologismo è la nuova religione occidentale? Così pare. Se la preoccupazione e la cura dell’ambiente sono ormai universali (almeno in occidente) – e la dimostrazione la dà l’attenzione sempre più diffusa, soprattutto tra i millennial, allo spreco di acqua, di energia, ai mezzi utilizzati per muoversi, al pattume conferito negli appositi contenitori, e persino la rinuncia al caffè monouso per via delle capsule non compostabili – per dirla con lo scrittore americano Michael Crichton, l’autore di Jurassic Park,
“L’ambientalismo è la religione degli atei urbanizzati. Il cibo biologico è la sua comunione”
Oramai per alcuni l’ecologismo ha la sacralità di una religione, per cui è d’obbligo il rispetto di qualsiasi rito e precetto siano ad essa annessi. Sia chiaro, l’attenzione all’ambiente è in alcuni casi realmente utile per contenere e ove possibile ridurre l’inquinamento, ma in altri casi si è di fronte a dettami radicali senza alcun fondamento scientifico. Come il suggerimento della femminista tedesca Verena Brunschweiger secondo la quale essendo “sull’orlo di un collasso ecologico bisogna rinunciare alla propria riproduzione”. Per consumare meno risorse del pianeta ma desertificarlo allo stesso tempo.
La sua ‘formidabile’ idea è stata compendiata in un opuscolo che è stato distribuito nel punto informativo Spazio Comune di Cremona e realizzato dall’associazione Filiera Corta Solidale in collaborazione con l’amministrazione municipale. Tra l’altro, l’invito a non procreare con tanto di indicazioni delle azioni “più efficaci per mitigare i cambiamenti climatici” – ne sono indicate quattro: accanto al consiglio ‘meno carne rossa’, troviamo ‘meno figli’, seguono ‘no auto’ e ‘no aereo’, come se i figli inquinano come le mucche, la benzina e i diesel – è stato piazzato tra un invito alla raccolta differenziata e l’altro.
Inutile dire che quell’ordine perentorio che vuole negare la possibilità di mettere su una famiglia numerosa a chi ne avesse il desiderio, non è passato sotto silenzio e la polemica non ha tardato a montare. Tanto che il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, ha dovuto prendere le distanze dall’opuscolo: «Quello che c’è scritto è profondamente sbagliato e stupido, grave e non condivisibile», ha detto, assicurando che «verrà ritirato».
Ma l’invito a non procreare per il bene della Terra tutto è fuorché un colpo di testa cremonese. Si tratta, al contrario, di una corrente di pensiero che sta prendendo piede perfino su certe riviste scientifiche, almeno in teoria. Basti pensare, per stare alla cronaca recente, a «World Scientists’ Warning of a Climate Emergency», un articolo apparso su BioScience, testata scientifica che vanta come editore nientemeno che la Oxford University Press. Ebbene, in quell’articolo gli autori – William J. Ripple, Christopher Wolf, Thomas M. Newsome, Phoebe Barnard e William R. Moomaw – affermano che, per salvare il pianeta e «il destino dell’umanità […] la popolazione mondiale deve essere stabilizzata e, idealmente, gradualmente ridotta».
Analogamente, giusto pochi giorni fa la scrittrice femminista tedesca Verena Brunschweiger ha esortato i tedeschi a non avere più figli per salvare il pianeta; in un’intervista rilasciata a Neue Osnabrücker Zeitung, ha sostenuto che «siamo sull’orlo del collasso ecologico» e che l’unica soluzione è «rinunciare a riprodursi». Nel novembre dello scorso anno, invece, a fare notizia erano stati alcuni cartelloni apparsi a Londra contenenti un invito molto chiaro: «Immagina una città meno affollata, fai la tua parte… sterilizzati!». Una frase evidentemente delirante.
Non c’è da stupirsi, quindi, se tale esortazione abbia fatto la sua comparsa anche a Cremona. Proprio in una città che negli ultimi cinque anni ha registrato una modesta crescita grazie all’immigrazione, e che nel 2018 tra nati (548) e morti (807) ha avuto un saldo negativo di 259 unità.
Tutto questo per dire, anzi ribadire che il delirio antinatalista apparso a Cremona è solo l’ultimo, purtroppo, di una lunga serie. Ed è quantomai probabile che simili demonizzazioni della procreazione abbiano, nei prossimi mesi, a ripetersi da noi. Proprio nel nostro Paese, viene ironicamente da aggiungere, una penisola dove il calo delle nascite sta assumendo dimensioni preoccupanti: in cinquant’anni la percentuale dei nuovi nati si è dimezzata. Anche i figli da famiglie straniere in Italia hanno subito un calo e le prospettive sembrano poco incoraggianti. La tendenza costante al calo delle nascite, infatti, è frutto di una condizione economico-sociale che sembra ormai caratterizzare l’Italia. Inoltre per ogni persona che lavora ci sono due pensionati. Dobbiamo continuare?
Tutto questo sì che dovrebbe allarmare gli ambientalisti. Rimane da chiedersi se un opuscoletto come quello distribuito a Cremona sull’importanza di non avere figli abbia quindi un senso compiuto. Alla luce anche delle ricerche scientifiche che impattano con i sostenitori delle tesi antinataliste: la National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America nel 2017 ha fugato ogni dubbio con lo studio «La riduzione della popolazione umana non è una soluzione rapida ai problemi ambientali». Il mito della sovrappopolazione che ‘si mangia’ la terra – partorito dalla mente del britannico Thomas Malthus (1766-1834) alla fine del secolo XVIII, che sosteneva il ricorso al controllo delle nascite per impedire l’impoverimento dell’umanità, che ha continuato ad aggregare fino a oggi di schiere di adepti – è stato sconfessato anche dalThe Wall Street Journal nel 2015 e poi dalla rivista Nature nel 2016. All’icona statunitense delle politiche green, la giovane deputata democratica Alexandria Ocasio-Cordez, diamo l’ultima la parola sull’argomento: «Praticamente tutti gli scienziati sono d’accordo sul fatto che le vite dei nostri bambini saranno molto difficili e questo porta i giovani a porsi una domanda legittima, è giusto continuare a fare figli?».
La risposta può essere una. E una sola.
A.B.
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