«Forse è il caso di chiudere le nostre imprese». Così il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, durante l’assemblea annuale dell’associazione dei costruttori. Ancora una volta, Buzzetti si fa portavoce del grido di allarme che proviene dalle imprese, che versano in una «situazione così difficile e drammatica che viene spontaneo chiedersi se non sia il caso di chiudere le attività con il minor danno possibile per i nostri dipendenti».
Un settore che, stando ai numeri diffusi oggi, ha patito la crisi più di molti altri settori. Sono infatti 70mila le imprese chiuse o a un passo dalla chiusura dal 2008 ad oggi; gli investimenti di settore sono calati del 47% e le risorse per le infrastrutture sono state tagliate per il 66%. Le perdite ammontano a 58 miliardi di euro in fatturati, sono invece stati sottratti 116 miliardi di euro di credito alle imprese. Ad aumentare solo la spesa corrente, di ben 12 miliardi di euro.
La casa ormai è «diventata il bancomat del paese: siamo passati da un gettito fiscale di 9 miliardi» versati con l’Ici 2011 «a un gettito stimato in 26 miliardi» prodotto dalla combinazione Imu e Tasi. Una stangata dall’impatto di +200% in tre anni.
Ciò che serve per riavviare il settore, Buzzetti lo chiarisce nero su bianco: «non servono altre norme o interventi, ma il lavoro, farlo ripartire subito. Facciamo ripartire i piani per l’edilizia scolastica, il dissesto idrogeologico, facciamo un Piano Marshall». L’Italia è «alla fine dei tempi supplementari, non abbiamo più tempo perché le aziende non ce la fanno più». In questo senso Buzzetti ha comunque sottolineato l’importanza della firma del protocollo per l’accelerazione dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, che riconosce «la necessità di risolvere il problema della spesa in conto capitale». L’impegno formale del Governo di «varare un allentamento del patto di stabilità è una notizia buona che speriamo venga seguita presto da un atto concreto»
Parla di «gocce nell’oceano» l’ex vice ministro delle infrastrutture Mario Ciacca: «le misure che il governo Renzi ha attuato nel settore dell’edilizia e degli appalti sono assolutamente insufficienti».
Anche secondo l’esponente di Italia Unica è importante puntare su un «Piano Marshall dedicato a casa, scuola, città e manutenzione del territorio» che «inverta il declino di un comparto che dovrebbe fare da traino alla ripresa economica».
Secondo Ciaccia è «fondamentale» favorire «la finanziabilità degli alloggi sociali con fondi comunitari: con non meno di 3 miliardi all’housing sociale si genererebbero almeno 50mila posti di lavoro; va poi rilanciato il ‘piano città’» del ministero delle Infrastrutture «facendovi confluire i fondi comunitari. Attivando subito non meno di 4 miliardi sulla riqualificazione urbana, possono fare da leva per 40 miliardi di investimenti». Inoltre «per favorire la mobilitazione del capitale privato nelle opere pubbliche è necessario qualificare le stazioni appaltanti».
Proprio sul tema appalti, Buzzetti ha affermato l’esigenza di una lotta «imprenditori – autorità contro la piaga della corruzione. Bisogna combatterla, senza criminalizzare un intero settore».
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