Leggere articoli direttamente su Facebook, evitando di dover caricare i siti dei giornali e risparmiando secondi preziosi. È quanto promette Instant Articles, una nuova funzione attiva da oggi sulle versioni per smartphone del social network di Mark Zuckerberg.
Secondo quanto si legge nel comunicato del colosso di Menlo Park, all’origine della nuova funzione c’è la constatazione che, dall’istante in cui un utente clicca sul collegamento a un articolo a quando riesce effettivamente a leggerlo, passano in media ben otto secondi: decisamente troppi per il social network che per tanti utenti si è trasformato nella prima fonte d’informazione.
E così, alcuni giorni dopo lo scoop del Washington Post che per primo lo ha presentato al mondo, Instant Articles ha ospitato oggi i primi articoli di cinque testate americane: si tratta di New York Times, The Atlantic, NBC, BuzzFeed e National Geographic.
A queste, nei prossimi giorni si aggiungeranno due siti d’informazione inglesi, BBC e Guardian, e due tedesche, Bild e Der Spiegel. Nei prossimi mesi la lista si dovrebbe allungare con testate di altri Paesi.
Per ora il servizio è attivo solo nella versione per iPhone: per usarlo su Android bisognerà aspettare ancora qualche settimana.
La scelta dei pezzi destinati alla nuova funzione, così come le caratteristiche grafiche e di impaginazione, sarà lasciata alle testate che collaboreranno con Facebook. Queste potranno assumersi anche la gestione della pubblicità, oppure ospitare annunci scelti dal social network, che in questo caso tratterrà una quota dei ricavi in base ad accordi individuali.
Come accade per tutte le rivoluzioni annunciate, anche questa ha generato un’ondata di critiche.
La prima riguarda il traffico verso i siti d’informazione: se Instant Articles prenderà piede, saranno migliaia i lettori che non apriranno più i siti dei giornali. Perplessità simili sono state espresse sulla gestione dei dati raccolti dai lettori e sulla possibilità che far parte, o non far parte, delle testate convenzionate possa sbilanciare l’algoritmo di ricerca delle notizie di Facebook, uno dei segreti che a Menlo Park custodiscono più gelosamente.
Tanta è stata la polvere alzata dalle critiche che il vice Responsabile per le relazioni con i media, Justin Osofsky, ha dovuto promettere che le visualizzazioni di Instant Articles saranno attribuite alle testate, che i dati dei lettori saranno messi a loro disposizione e che la partecipazione al servizio non influirà in alcun modo sull’algoritmo.
Restano in piedi, però, altre perplessità più generali. Ad esempio, alcuni si sono chiesti se il meccanismo di Instant Articles non possa creare delle filter bubble, “bolle di filtraggio” che ritagliano su misura i risultati delle ricerche compiute dagli utenti in base ai loro comportamenti documentati, riducendo, in ultima analisi, la varietà delle informazioni cui hanno accesso.
Diversi direttori di giornali, inoltre – fra cui James Bennett, dell’Atlantic, che pure con Facebook ha scelto di collaborare – si sono detti preoccupati che la facoltà che ha Facebook di modificare in qualsiasi momento gli algoritmi, già fonte di infinite polemiche per la creatura di Zuckerberg, finisca per togliere loro il controllo sulla distribuzione delle loro notizie.
Filippo M. Ragusa
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