Berlusconi, Renzi, Grillo
La campagna elettorale per le Europee del 25 maggio è entrata nella sua fase più “calda”, l’ultima settimana. E i tre grandi contendenti, Renzi, Grillo e Berlusconi, come pugili sul quadrato, se le stanno suonando di santa ragione. “Sei come Hitler“, “Sono oltre Hitler“, “Il 25 maggio non votate per i buffoni“, “Sei come Stalin o Pol Pot“, “Gufo” e via ululando in un florilegio d’insulti. Più o meno gratis. Sono questi i toni adottati dai tre principali leader. Sullo sfondo (ma verrebbe da dire in fondo), relegata ad argomento marginale, l’Europa. Cioè il titolo del tema che la nostra classe politica sarebbe chiamata a svolgere onde consentire agli elettori di poter giudicare il 25 con il voto nel segreto delle urne.
Ma il paradosso di questa campagna elettorale è che, ad oggi, chi parla di più di Europa e dei temi che essa pone sono proprio quei partiti ( come la Lega) o movimenti (come nel caso del M5S) che cavalcano con maggior forza l’onda lunga dell’eurodelusione, quasi prossima all’euroscetticismo.
Certamente, come è facile verificare dai dai dati ufficiali del Ministero dell’interno, quelle europee sono le consultazioni elettorali meno sentite in assoluto e, peraltro, in costante discesa, quanto a dati di affluenza (alle urne, nel 2009, si recò il 66,5% degli aventi diritto, mentre, nel 1979, alle prime elezioni del Parlamento europeo, il dato era, addirittura, dell’85,3%!). I partiti da sempre leggono questa disaffezione come una conseguenza del fatto che i cittadini italiani vedono l’Europa, come un qualcosa di lontano da noi e come un’entità dai contorni molto poco definiti, labili e quasi inperscrutabili. E questo perchè l’iniziale entusiasmo per l’Unione Europea e per l’adozione della moneta unica è drasticamente sceso: secondo un’indagine Demos dell’ottobre 2013, poco più del 12% degli italiani intervistati crede che l’euro abbia prodotto vantaggi, mentre erano più del doppio 10 anni prima.
Grande attesa ma anche paura per quanto riguarda l’affluenza alle urne dove si teme un ulteriore calo della partecipazione magari legato a imprevisti o a fatti incresciosi. L’istituto Euromedia per fare un esempio, registrò all’indomani di incidenti tra tifoserie partecipanti alla finale di Coppa Italia, un forte calo di quanti eranbo interessati ad andare a votare a queste elezioni. Percezione dell’assenza e dell’impotenza dello Stato le cause del dato. Nando Pagnoncelli, direttore di Ipsos, ha fatto notare, invece, come siano i toni così aspri, ai limiti del turpiloquio, a far disertare le urne. Soprattutto, alle fasce sociali più deboli, in cerca di soluzione dei propri problemi e poco inclini a seguire un dibattito poco costruttivo. Tutti i sondaggisti, comunque, concordano sul fatto che l’astensione sarà molto elevata e, quindi, un fattore determinante sull’esito finale. Che l’astensionismo possa favorire il Pd piuttosto che Grillo o viceversa, su questo le opinioni divergono.
Resta il fatto che il dibattito politico, oggi, è molto più orientato a conferire a queste elezioni una connotazione politica e di stampo personale che non un taglio più specifico legato a scelte e programmi. Ma è questa la strada che i tre maggiori leader hanno deciso di intraprendere. Berlusconi e Renzi con l’intento, neanche troppo velato, di “marcare a uomo” Beppe Grillo e le sue sortite. Ad un Grillo che dà a Renzi dello “gnocco fritto“, la comunicazione del Pd risponde con lo slogan: “Più gnocco per tutti alla festa del Pd: ce lo chiede Beppe“. E, almeno in questo caso, l’ironia prevale sul cattivo gusto.
Ad un Grillo che porta il suo vinciamoNoi Tour in giro per le piazze d’Italia, Renzi risponde con un Pd altrettanto attivo tra la gente. Possibilmente, come nel caso di Reggio Emilia, sfidando il rivale a viso aperto nei medesimi luoghi. Il confronto, ora, si sposterà nel Sud del Paese, avendo il presidente del Consiglio ritenuto già vinta la partita con i pentastellati nel Nord (soprattutto, nei centri più produttivi del Paese).
Grillo, Berlusconi e Renzi
Già perchè di partita si tratta. A due, secondo tutti i sondaggisti, che reputano ormai fuori gioco l’ex Cav. E sarà proprio sull’accaparramento dei voti moderati in uscita da Forza Italia (oltre che su quelli degli indecisi, ovviamente) che si concentrerà l’ultimo sforzo dei duellanti. Senza, chiaramente, snobbare la tv. Ma se, nel caso del Pd, quello alle piazze è stato una sorta di ritorno alla tradizionale modalità comunicativa sulla spinta del M5S, per il MoVimento di Grillo, la presenza nel tubo catodico dei suoi due “diòscuri” è quasi un inedito. Gianroberto Casaleggio, appena ripresosi da un delicato intervento chirurgico, ha confermato la linea dura del M5S ribadendo che, in caso di vittoria alle europee: “chiederemmo un nuovo presidente della Repubblica e al nuovo presidente della Repubblica chiederemmo di indire le elezioni politiche“. Beppe Grillo, invece, sarà stasera a “Porta a Porta” da Bruno Vespa in diretta dalle 23.20.
Niente streaming, dunque. Mentre, sulla “trovata” dell’ex comico di portare in trasmissione un plastico a forma di castello grande un metro per un metro con imprigionati i politici attuali, non è dato ancora sapere se Vespa acconsentirà o meno. La chiusura della campagna elettorale del M5S sarà a piazza S. Giovanni.
Matteo Renzi, invece, sarà stasera da Corrado Formigli a “Piazza Pulita” su La7 dalle ore 21.10 per poi andare in piazza (vera e non televisiva, stavolta) a Napoli, dove già è stato Grillo. Per proseguire il braccio di ferro. E ribadire la sua visione “manichea” del Paese che si dividerebbe in due: “Da una parte ci sono i gufi, chi spera che il Pil vada male, il lavoro non ci sia e si possa dire c’è la crisi, e dall’altra noi, non perfetti, limitati, ma che ci siamo tirati su le maniche“, come il premier ha avuto modo di dichiarare ieri a “L’Arena” di Giletti su Rai Uno. La chiusura della campagna elettorale è, invece, prevista nella “sua” Firenze.
Berlusconi, infine, sarà dalle 21.15, a “Quinta Colonna” di Paolo Del Debbio, su Rete 4. Lì avrà modo di ripetere il suo punto di vista per il quale: “In Beppe vedo le caratteristiche dei leader più sanguinari della storia, da Robespierre a Stalin a Pol Pot. E’ un pericolo assoluto per il nostro Paese, vuole distruggere tutto. Via il Senato, via la Camera, via i parlamentari, i partiti e la democrazia. Il Paese andrebbe condotto dai delegati del web agli ordini suoi e di Casaleggio. E’ un pazzo. A me fa paura. Gli italiani lo votano perchè sono disperati, sono furiosi, sono inviperiti, sono incazz..i“, come già il leader di FI ha avuto modo di affermare dai microfoni di Radio Lombardia e durante una telefonata con il club Forza Italia del Piemonte.
Una battaglia senza esclusione di colpi, nè di invettive tra i principali attori di quello che pare, ogni giorno di più, un autentico tragicomico “teatrino” della politica. Peraltro sempre più stucchevole anche se imprevedibile.
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