Trionfo conservatore in Gran Bretagna con un risultato che non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher e segna invece la disfatta peggiore da decenni per il Labour. Nel mentre la sterlina prende il volo.
Le elezioni britanniche consegnano a Boris Johnson e ai Tory un’ampia maggioranza assoluta a Westminster, le chiavi di Downing Street per i prossimi 5 anni e il lasciapassare per una Brexit che, a 3 anni e mezzo dal referendum del 2016, diventa irreversibile. La sterlina vola sui mercati valutari nel cambio con il dollaro e l’euro dopo: la valuta inglese passa di mano a 1,3446 sul dollaro (+2,1%) e a 0,8303 sull’euro (+1,8%). La moneta unica è scambiata invece in avvio di giornata senza sensibili variazioni sul dollaro.
Il partito conservatore ha incassato oltre 360 seggi su 650, mentre al Labour di Jeremy Corbyn ne vengono attribuiti circa 200. “Una decisione inconfutabile dei britannici“, commenta Johnson che aggiunge: “Con questo mandato realizzaremo la Brexit“. Ai nazionalisti scozzesi dovrebbero andare invece 48 seggi e ai liberal-democratici 12.
Se questi numeri fossero confermati, i conservatori avrebbero la maggioranza assoluta con un margine di 78 deputati, un record. Nella notte Johnson ha confermato che, restando alla guida del governo, rispetterà lo slogan “Get Brexit Done”, portando il Regno Unito fuori dall’Ue entro fine gennaio. Il voto, d’altra parte, ha travolto Jeremy Corbyn che deve sopportare una guerra all’interno del suo partito e rimanda le dimissioni. Non guiderà il partito “in un’altra elezione”, ma per ora resta in Parlamento e “guiderà il Labour in una fase di riflessione”. I suoi laburisti hanno ottenuto il risultato peggiore dal 1935. Positivo infine il bilancio per lo Scottish National Party, che ha conquistato quasi tutti i seggi in palio a nord del Vallo di Adriano. La premier di , Nicola Sturgeon, ha detto di “un messaggio molto chiaro”: la tesi è che Johnson non ha un mandato per portare la Scozia fuori dalla Ue e che gli elettori hanno espresso “un forte sostegno” a un nuovo referendum sull’indipendenza. Non guiderà il partito “in un’altra elezione”, ma per ora resta in Parlamento e “guiderà il Labour in una fase di riflessione”.
Il verdetto in ogni caso è chiarissimo. Il messaggio di BoJo, sintetizzato nella promessa-tormentone ‘Get Brexit done’, è passato. E il controllo Tory sulla Camera nega ogni credibile spazio di manovra al fronte dei partiti che s’erano impegnati a convocare un secondo referendum sull’Europa per offrire agli isolani una chance di ripensamento.
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