Aumentano i casi di Chikungunya nel Lazio e a Roma il Comune, messo alle strette dalla richiesta del ministro della Salute, che intima di procedere ‘subito’ con le disinfestazioni, ha firmato l’ordinanza che prevede disinfestazioni non solo su suolo pubblico ma anche su quello privato. “Gli interventi straordinari sono comunque già iniziati con i trattamenti larvicidi dopo le prime segnalazioni di venerdì scorso”, precisano in una nota, “le operazioni dureranno fino a comunicazione del termine dell’emergenza da parte delle autorità sanitarie preposte”.
Niente ritardi, secondo il Campidoglio, perché come tiene a precisare l’assessore all’ambiente Pinuccia Montanari : “Roma Capitale si è immediatamente attivata rispetto ai casi di Chikungunya che ci sono stati segnalati dalle Asl. L’intervento è stato possibile solo al termine delle avverse condizioni climatiche che avrebbero reso inefficaci e inutili i trattamenti”.
Nel Lazio, la Regione rende noto che “sono 17 i casi accertati dal Servizio Regionale di Sorveglianza Malattie Infettive (Seresmi) ad oggi di Chikungunya, di questi 6 nella Capitale”. “Di questi 17, dieci casi sono residenti o riportano un soggiorno nel Comune di Anzio, e sette casi non risultano aver viaggiato in Italia o all’estero nei 15 giorni precedenti l’esordio dei sintomi”.
E dopo i casi, arriva lo stop alle donazioni nella Asl Roma 2, deciso dal Centro Nazionale sangue – Istituto Superiore di Sanità. La sospensione totale delle donazioni riguarda solo la Asl 2 del Comune di Roma (le parti est e sud della città, 1 milione di abitanti) e il Comune di Anzio, oggetto di un focolaio confermato nei giorni scorsi.
In tutte le altre aree della Regione, in base all’assunzione di un minor livello di rischio di infezione, al sangue raccolto verrà applicata una ‘quarantena’ di 5 giorni se il donatore ha soggiornato in una delle due città colpite. A livello nazionale i donatori che hanno soggiornato nei comuni interessati saranno invece sospesi per 28 giorni. “Sono state attivate tutte le misure possibili per evitare eventuali carenze a Roma – spiega il direttore del Centro, Giancarlo Maria Liumbruno -, a partire dalla mobilitazione delle scorte accantonate per le maxi-emergenze. Sia nel Lazio che nelle altre Regioni, è già partita una gara di solidarietà, che coinvolge sia le istituzioni che le associazioni dei donatori, che saranno coinvolti in una serie di raccolte straordinarie per aiutare il Lazio”.
Nella Capitale, a causa del blocco parziale delle donazioni, si prevede una carenza di 200-250 sacche di sangue nei prossimi giorni, una quantità paragonabile ad una maxi-emergenza che dovrebbe essere all’occorrenza compensata con interventi interregionali, secondo le indicazioni e i criteri stabiliti dal ‘Piano strategico nazionale per le maxiemergenze’. Il piano per le maxiemergenze approvato lo scorso anno prevede che ogni regione abbia una scorta di sangue dedicata, da utilizzare in caso di eventi come terremoti o incidenti con molti feriti.
Quello che c’è da sapere sulla CHIKUNGUNYA
E’ una malattia virale trasmessa dalle zanzare. Il virus responsabile fa parte della famiglia delle Togaviridae, il genere è quello degli Alphavirus, che provocano anche varie altre malattie tropicali. Il vettore principale di trasmissione sono le zanzare Aedes aegypti, che trasmettono anche la febbre gialla e la Dengue, originarie dell’Africa ma che ormai vivono in tutte le regioni tropicali e sub-tropicali. La Chikungunya è però trasmessa anche dalle zanzare Aedes albopictus, la zanzara tigre che vive ormai anche da noi.
Nel 1952, in Tanziania, fu descritta ufficialmente per la prima volta un’epidemia, anche se è probabile che anche alcune epidemie del passato, come quella del 1779 in Indonesia, siano attribuibili proprio alla Chikungunya.
In lingua Makonde significa “ciò che contorce”. Il nome fa riferimento alle posizioni rannicchiate che spesso le persone colpite assumono per cercare di limitare i forti dolori articolari che la malattia provoca.
I principali sintomi
sono febbre alta e dolori alle giunture, più forti di quelli provocati da un virus influenzale. A volte è presente anche un rash cutaneo.
In Italia ci è già stata un’epidemia di casi in provincia di Ravenna, nel 2007, con poco meno di duecento casi, trasmesso con ogni probabilità dalle zanzare tigre. Da allora non si sono più verificati casi “autoctoni”. Nei primi mesi del 2014, però, c’è stato un aumento di segnalazioni di casi importati: dieci, contro i tre del 2013. Si tratta per la maggior parte di persone che avevano viaggiato nei Caraibi, o in Sud America, dove ci sono stati dei focolai epidemici con in totale più di 130mila casi sospetti e 4.500 confermati. Fino agli ultimi casi registrati ad Anzio e a Roma.
Come si cura
Non ci sono terapie particolari, e di solito la malattia si risolve spontaneamente in pochi giorni, anche se i dolori articolari possono durare molto più a lungo. Le complicazioni più gravi possono essere le emorragie ma più raramente e in forma molto meno grave che nella febre Dengue, trasmessa anch’essa dalle zanzare. La prevenzione migliore, se ci si reca nelle zone a rischio, è cercare di evitare le punture di zanzara indossando abiti di colori chiari e che coprano la maggior parte del corpo, e utilizzando i repellenti.
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