Prima Virginia Raggi ha provato a minimizzare postando su Fb la foto di uno dei rarissimi cassonetti non stracolmi per poter scrivere:”Come vedete, l’emergenza rifiuti non esiste”. È questo to avveniva venti giorni fa. Poi, dovendosi arrendere all’evidenza e alle rimostranze dei romani, che troppo pazienti finora sono stati, ha gridato all’ennesimo complotto: “Sui rifiuti è in corso una guerra: la guerra dei rifiuti.Qualcuno vuole riportare “l’apostata” al “precedente credo”. La “gestione dei rifiuti di Roma, da sempre, si è fondata su una “commistione tra attività legali ed illegali”. Parola di Virginia Raggi, sindaco di Roma che posta su Fb il suo “vangelo sulla monnezza”, ignorando totalmente la mancata raccolta. Ma non può finire così, ovvero i cittadini dalla Ta.Ri più alta in assoluto, che devono spazzare davanti alla propria abitazione e tenersi i rifiuti in casa se i secchioni, per usare un eufemismo, non ‘ricevono’ più. Come si dice, cornuti e mazziati.
A prendere in mano le redini di una situazione sempre più grave giorno dopo giorno, complice anche l’inclemenza del tempo, ci ha pensato allora il Ministero dell’Ambiente con una lettera firmata dal capo della Direzione generale per i Rifiuti e l’Inquinamento, Mariano Grillo, che è stata spedita in Campidoglio il 26 giugno. Il destinatario è il neo-direttore del Dipartimento Ambiente del Comune di Roma, Silvio Monti. L’assessore ai Rifiuti, del resto, nella giunta dell’Urbe manca da quattro mesi, anche perché nessuno finora si è detto disposto a farlo, e la delega e’ nelle mani della Raggi.
LA MISSIVA
Il Ministero guidato da Sergio Costa mette in discussione le promesse dell’amministrazione di Roma. In particolare quelle fatte dall’Ama, la più grande municipalizzata dei rifiuti d’Italia, quasi 8mila dipendenti e un contratto di servizio che divora oltre 700 milioni di euro l’anno. I dirigenti dell’Ama erano stati ascoltati dalla cabina di regia creata da Costa l’estate scorsa. «L’Ama – si legge nella lettera inviata in Comune – aveva fornito un quadro evolutivo della situazione che lasciava intravedere la possibilità di superare le criticità che avevano determinato la nomina del gruppo di lavoro», cioè la cabina su Roma che fa capo al dicastero. Ma quegli impegni non sono stati rispettati. Prosegue la lettera del Ministero: «Anche a causa delle note vicende che hanno riguardato e riguardano gli impianti di trattamento immediatamente a valle della raccolta» – cioè la chiusura parziale degli impianti di Malagrotta per manutenzione, lavori di cui si sapeva da mesi – «si rileva che nell’ambito urbano della città di Roma è tornata a verificarsi una situazione di grave stallo dell’attività di raccolta dei rifiuti». Una paralisi tale, scrive il Ministero dell’Ambiente, «che non paiono ingiustificate preoccupazioni, fortunatamente al momento, per quanto a conoscenza della scrivente Direzione, non ancora suffragate da evidenze di fatto, per lo stato della salute umana e dell’ambiente». L’opposto di quanto aveva dichiarato la sindaca.
SOTTO CONTROLLO
Il Ministero a questo punto è determinato ad «assolvere i propri compiti istituzionali di vigilanza», richiamando l’articolo 206 bis del Codice dell’ambiente, quello che ha istituito un osservatorio ad hoc, in capo al governo, proprio per «vigilare sulla gestione dei rifiuti». Al Campidoglio è stato chiesto un «immediato riscontro» sulle «azioni che si intende intraprendere, e le tempistiche delle stesse, al fine di garantire ai cittadini l’ordinario servizio di raccolta» della spazzatura. Di fatto, assomiglia a una messa sotto tutela della giunta di Roma, uno smacco per Raggi e i grillini della Capitale che invece, proprio al ministero di Costa, avevano chiesto da tempo di commissariare la Regione Lazio, guidata dal segretario del Pd Zingaretti. Uno scaricabarile per non restare col cerino in mano delle decisioni da prendere, sugli impianti di cui la città ha bisogno per scacciare la crisi. Scelte impopolari che nessuno però vorrebbe intestarsi. Mentre nella Capitale si fa sempre più fatica a trovare un angolo di marciapiede libero in prossimità dei cassonetti. E, intanto, il fetore sale ai piani superiori dei palazzi.
A.B.
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