Ogni volta che un bambino subisce violenza dobbiamo farci sentire e manifestare la nostra indignazione. Ma non basta, dobbiamo tramutare la nostra rabbia in qualcosa di concreto. Per questo l’Unicef ha avviato il programma “EndviolenceAgainst Children” perché da cittadini, legislatori e governi si levi il grido: “fermiamo la violenza contro i minori”, ovvero quella carneficina che secondo i dati OMS solo nel 2012 ha fatto 223 milioni, 150 tra le bambine e 73 tra i maschietti al di sotto dei 18 anni, di vittime per violenza e sfruttamento sessuale. Altro dato estremamente preoccupante è quello dell’ILO che parla di 1,2 milioni di bambini ogni anno coinvolti nel traffico di esseri umani. La necessità dunque di dare vita ad azioni collettive è avvalorata dai dati statistici reperibili che mostrano l’entità e l’estensione del fenomeno della violenza.
L’ iniziativa dell’Unicef intende canalizzare la crescente indignazione che suscitano le orribili aggressioni commesse contro i bambini, a rendere visibile ciò che rimane nell’ ombra. “In ogni paese, in ogni cultura, la violenza contro i bambini esiste – ha dichiarato il Direttore dell’Unicef Anthony Lake – Ogni volta che un bambino subisce un atto di violenza, ovunque esso si trovi, dobbiamo farci sentire e manifestare la nostra indignazione e la nostra rabbia. Dobbiamo rendere visibile quello che è invisibile”. #ENDviolence Against Children, è rivolta alle persone di tutto il mondo affinché riconoscano la violenza contro i bambini, prendano parte ad azioni globali, nazionali o locali per porre fine alla violenza sui minori e diano vita a nuove idee per raggiungere questo obiettivo. Adesso abbiamo il potere di porre fine alla violenza, afferma l’Unicef, che aggiunge la sua voce a livello mondiale alle iniziative già in corso.
Questi i dati forniti da Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e International Labour Organization (Ilo): circa 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni sono stati vittime di episodi di violenza e sfruttamento sessuale nel 2002.
– Circa il 20% delle donne, e tra il 5% e il 10% degli uomini, hanno subito abusi sessuali da bambini. – Gli studi mostrano che per un terzo delle adolescenti la prima esperienza sessuale è stato un atto forzato. – In Zimbabwe, tra i giovani tra i 18 e i 24 anni, solo il 3% delle ragazze e poco più del 2% dei ragazzi che hanno subito violenza sessuale, hanno ricevuto un aiuto specialistico da istituzioni come cliniche o ONG. In Tanzania, quasi la metà delle ragazze che hanno subito violenza sessuale non hanno rivelato quanto accaduto. Per i ragazzi la percentuale è ancora più alta. – Ogni anno centinaia di migliaia di donne e ragazze vengono comprate e vendute come prostitute o ridotte in schiavitù sessuale. – Ogni anno migliaia di ragazzi e di ragazze sono reclutati in forze armate governative e gruppi ribelli, venendo così esposti ad un elevato rischio di violenza sessuale, fisica, psicologica ed emotiva. La violenza armata : – Nei conflitti armati i bambini sono esposti a violenze, tra cui: uccisioni o mutilazioni; reclutamento o utilizzo come soldati; violenza sessuale; attacchi contro scuole e ospedali; negazione all’ accesso di aiuti umanitari e rapimento. – Ogni anni si stima che circa 526.000 persone muoiono violentemente, ma solo 55.000 tra queste perdono la vita in conflitti o in atti terroristici. – Nei 53 Paesi che compongono la regione europea dell’ OMS, 15.000 giovani perdono la vita ogni anno per violenza interpersonale o di gruppo, la terza causa di morte tra le persone di età compresa tra 10-29 anni. Ma non c’è solo la violenza dei Paesi poveri colpiti spesso da guerre tribali. C’è quella più pericolosa ed evoluta che si consuma tra le mura domestiche, in famiglia: – Ogni anno, tra 133 e 275 milioni di bambini sono testimoni di episodi di comportamento violento tra i loro genitori. – Studi effettuati in molti paesi suggeriscono che dall’ 80 al 98% dei bambini hanno ricevuto punizioni fisiche a casa, con un terzo o più che hanno subito punizioni fisiche gravi attraverso l’ uso di oggetti. – In Medio Oriente e in Nord Africa, i dati UNICEF tra il 2005 e il 2010 mostrano che il 90% dei bambini tra i 2 e i 14 anni hanno esperienza di educazione violenta (‘ aggressione psicologica e/o punizioni fisiche). – Molti episodi violenza domestica sono nascosti dietro le porte chiuse o non vengono denunciati a causa della vergogna, della paura o della comune accettazione. A livello globale, quasi la metà degli adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni ritengono che un marito sia giustificato quando colpisce o picchia la moglie in certe circostanze. La violenza nelle scuole – Per molti bambini, i contesti educativi non sono spazi sicuri. Al contrario, li espongono alla violenza e possono insegnare loro comportamenti violenti, attraverso punizioni corporali, forme crudeli e umilianti di punizione psicologica, violenza sessuale e di genere e bullismo. – Per molte giovani donne, il luogo più comune dove la coercizione sessuale e le molestie vengono praticate è a scuola.
Altro tipo di sopruso è lo sfruttamento del lavoro minorile e la violenza sul posto di lavoro: – Si stima che in tutto il mondo 150 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni sono impiegati nel lavoro minorile. 115 milioni di bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni sono coinvolti nelle forme peggiori, come quelle che prevedono carichi pesanti, contatto con sostanze chimiche e un orario di lavoro prolungato. – Circa 10.5 milioni di bambini a livello mondiale sono impiegati come lavoratori domestici, spesso in condizioni pericolose e a volte simili alla schiavitù, secondo l’ ILO; 6,5 milioni hanno un’ età compresa tra i 5 ei 14 anni e più del 71% sono bambine. Sono tutti vulnerabili alla violenza fisica, psicologica e sessuale e molti potrebbero finire per essere sfruttati sessualmente. Vengono spesso isolati dalle loro famiglie, nascosti agli occhi del pubblico e diventano fortemente dipendenti dai loro datori di lavoro. C’è poi il fenomeno, da non sottovalutare, del bullismo e del cyber-bullismo: – Secondo un recente studio effettuato in diversi paesi in via di sviluppo, the Global School-based Health Survey, i bambini in età scolare che sono stati verbalmente o fisicamente vittime di atti di bullismo nei 30 giorni precedenti l’ indagine sono tra il 20% e il 65%
– Gli studenti coinvolti in atti di bullismo corrono elevati rischi di avere conseguenti disturbi psicosomatici: fuga da casa, abuso di alcol e droga, assenteismo e, soprattutto, atti di autolesionismo (lesioni accidentali o perpetrate).
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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