Ha scritto musiche per più di 500 film, almeno 60 vincitori di premi, oltre alle serie tv, ed ha venduto qualcosa come 70 milioni tra dischi e cd. Solo nel 2016, al suo nome viene attribuita la stella numero 2574 nella celebre Hollywood Walk of Fame, ottiene il suo secondo Oscar per le partiture del film di Quentin Tarantino, The Hateful Eight, per le quali si è aggiudicato anche il Golden Globe.
E’ il celeberrimo musicista compositore e direttore d’orchestra Ennio Morricone, che rimarrà nella storia di tutti i tempi soprattutto per le sue splendide colonne sonore che hanno accompagnato i migliori film di Sergio Leone: Per un pugno di dollari, 1964, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo, C’era una volta il West, Giù la testa , fino all’ultimo film, il gangster-movie C’era una volta in America.
Ora, Ennio Morricone, classe 1928, ormai vicino quidi ai 90 anni, si è dichiarato disponibile a raccontarsi e parlare dei suoi ricordi musicali. Lo fa nel libro “Inseguendo quel suono. La mia musica, la mia vita”, edito da Mondadori, nelle librerie dal 10 maggio.
“Questa lunga esplorazione, questa lunga riflessione, a questo punto della mia vita è stata importante e persino necessaria. Entrare in contatto con i ricordi non significa solamente malinconia di qualcosa che sfugge via come il tempo, ma anche guardare avanti, capire che ci sono ancora, e chissà quanto ancora può succedere”. Questo libro è il risultato di anni di incontri fra Ennio Morricone e il giovane compositore Alessandro De Rosa.
Morricone racconta con ricchezza di particolari il suo percorso: gli anni di studio al Conservatorio, gli esordi professionali per la Rai e la Rca dove scrive e arrangia numerose canzoni di successo – sua, tra le tante, Se telefonando, interpretata da Mina –, le collaborazioni con i più importanti registi italiani e stranieri, da Leone a Pasolini, a Bertolucci e Tornatore, da De Palma a Almodóvar, fino a Tarantino e all’ultimo premio Oscar.
“Io dico e spero, che la musica – o almeno quella scritta con il cuore e con la tecnica che rimarrà, perché non rimarrà tutta, come è successo in altri periodi storici – sarà ascoltata in un futuro, al di là delle occasioni per cui è stata composta, come musica assoluta”. Da una partita a scacchi con un giovane collega, Ennio Morricone snocciola, ricordo per ricordo, la sua vita di “trombista” e compositore, di mancato medico o scacchista, e intreccia idee, pensieri musicali, frammenti e spartiti con gli eventi della sua vita. In pagine che danno vertigine a chiunque ami la musica e l’arte, il maestro apre per la prima volta le porte del suo laboratorio creativo, introducendo il lettore alle idee che stanno al cuore del suo pensiero musicale e fanno di lui uno dei più geniali compositori del nostro tempo. Con lucida onestà Morricone ci racconta cosa significa per lui comporre, svelandoci il rapporto misterioso e ambivalente che lega musica e immagini nel cinema, ma anche l’urgenza creativa che sta alla base delle sperimentazioni nell’ambito della musica assoluta. Le pagine procedono in un dialogo che unisce il dato biografico alla riflessione musicologica, l’aneddoto alla spiegazione tecnica: “È curioso osservare e riesaminare la propria vita attraverso un percorso del genere. Non avrei mai pensato che lo avrei fatto. Poi recentemente ho conosciuto Alessandro, e questo progetto si è sviluppato così gradualmente e spontaneamente che io stesso ho ripreso contatto con i fatti che emergevano, quasi senza rendermene conto. Oggi posso dire d’aver assunto nuove posizioni rispetto ad alcuni accadimenti, quelli che solitamente durante l’arco di una vita succedono senza avere il tempo di essere messi in prospettiva”. Grazie, Maestro, grazie anche per quest’ultima Tua opera.
A.B.
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