Finalmente la rivoluzione del fisco passa per una netta sterzata dai sistemi del passato, spesso tacciati di usura e di comportamenti al limite della legalità, soprattutto per Equitalia, il cui ruolo è stato pesantemente ridimensionato con l’abbandono, da parte di importanti comuni d’Italia, della concessione per il recupero crediti a livello locale.
Il vice ministro delle finanze Luigi Casero, interpellato sull’argomento, ha preventivato una netta inversione di rotta ed una radicale metamorfosi della società deputata al recupero dei crediti fiscali. Entro giugno, saranno varati una serie di provvedimenti tendenti a privilegiare una maggiore equità e un atteggiamento meno violento: tassi d’interesse più bassi e maggiori tutele per la salvaguardia della prima casa.
“Entro giugno presenteremo una norma per limare tassi d’interesse e interverremo a tutela della prima casa”, ha detto Casero nell’intervista al Corriere della Sera, sottolineando che “Non faremo nulla che non ci abbia chiesto di fare il Parlamento, c’è stata una risoluzione approvata all’unanimità in commissione Finanze alla Camera, e la vogliamo attuare”.
Insomma un fisco meno “aggressivo” che fa il paio con la riforma per l’Imu. “Iniziamo da questa settimana con una serie di incontri di approfondimenti”, ha detto Casero spiegando che il governo è al lavoro anche sull’Iva: “bisognerà evitarne l’aumento almeno per i prossimi 6 mesi con una recessione come questa. Ma stiamo cercando di verificare le voci di spesa e di entrata. Decideremo entro metà giugno”.
Equitalia nel frattempo, in questi ultimi 4 anni, grazie al tacito consenso del Tesoro ed alla corsa senza remore garantita da autorizzazioni di cui non gode nessuna struttura dello Stato, è riuscita a raddoppiare gli incassi. Come? Applicando anziché il tasso di interesse legale, il tasso di interesse medio usato dalle banche sui prestiti, creando così tassi di interesse abnormi oppure arrivando a iscrivere ipoteche sulle abitazioni dei morosi anche per crediti di importo bassissimo, nonostante la legge 73/2010 lo vieti esplicitamente per cifre inferiori agli 8.000 euro.
L’ 80% di tali entrate proviene da lavoratori dipendenti, pensionati, piccoli e piccolissimi imprenditori nonché liberi professionisti. Persone con le quali Equitalia ha cercato e cerca di far cassa in tutti i modi, preferendo vessare chi magari ha poco da pagare, piuttosto che i grandi evasori, titolari di fatto di imprese, proprietà immobiliari, barche, aerei, auto di lusso, furbescamente intestati a prestanome, familiari o a società di capitali italiane ed estere.
F.B.
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