I jihadisti vorrebbero colpire ancora il cuore dell’Europa. Lo ha detto oggi Rob Wainwright, direttore dell’Europol, l’agenzia anticrimine UE, intervenendo al vertice informale dei ministri dell’Interno dei 28 in corso ad Amsterdam.
Secondo Wainwright, i jihadisti avrebbero “una forte capacità di mettere a segno attentati su larga scala”, ed è legittimo aspettarsi che vogliano di nuovo “provocare morti di massa tra la popolazione civile” in Europa, come hanno già fatto in Francia in due occasioni, a gennaio e a novembre 2015. La Francia sembra essere l’obiettivo ideale degli attentati, ma sono a rischio anche gli altri stati, e “tutti i paesi UE lavorano alla prevenzione”.
Come insegnano i precedenti in terra francese, a compiere materialmente eventuali nuovi attacchi potrebbe essere “l’ISIS, o terroristi che si ispirano all’ISIS, o un altro gruppo terroristico ispirato da motivi religiosi”.
Nel frattempo, ad Amsterdam tiene banco la questione della libera circolazione all’interno dell’Unione. In particolare desta preoccupazione la capacità della Grecia, tappa pressoché obbligata della rotta balcanica, di tenere sotto controllo le frontiere: quelle di terra – soprattutto con la Macedonia – ma soprattutto il mar Egeo, dove capita spesso che i “viaggi della speranza” partiti dalla Turchia si concludano in tragedia.
Finora sono sei gli stati che hanno reintrodotto controlli alle frontiere interne. Nel caso di Austria e Germania, in particolare, si potrebbe rendere necessario il ricorso all’articolo 26 del trattato di Schengen, mai applicato prima d’ora, e quindi mantenere i controlli per altri due anni.
“Abbiamo una posizione molto chiara su Schengen – ha detto il ministro dell’Interno italiano Angelino Alfano – bisogna rafforzare i controlli alla frontiera esterna dell’Ue. Facendo questo salveremo il diritto alla libera circolazione all’interno, che non sarà solo libera ma anche sicura”. Vuole “mantenere Schengen”, e auspica “soluzioni comuni europee”, anche il suo collega tedesco Thomas de Maizière, che ha sottolineato la necessità di fare “pressione sulla Grecia perché svolga i suoi compiti”.
Sul tavolo dei ministri dei 28 ci sono anche gli aiuti ai governi degli altri stati per cui passano le rotte dei migranti. Nei giorni scorsi l’Alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, ha guidato una missione ad Ankara per valutare le condizioni di vita dei profughi in Turchia. Per finanziare progetti in questo senso, la Commissione vorrebbe stanziare tre miliardi di euro. Si discute anche di pacchetti di aiuti alla Macedonia: la proposta avanzata dal premier sloveno Milo Cerar avrebbe l’appoggio di Austria, Ungheria, Croazia, Repubblica ceca, Slovacchia e Polonia.
Ieri Asharq al-Awsat – uno dei quotidiani più diffusi nel mondo arabo, pubblicato a Londra, ma di proprietà saudita – ha scritto di aver ottenuto documenti segreti che proverebbero l’esistenza di un progetto di fusione tra quadri dell’ISIS libico, gruppi locali affiliati ad al-Qaeda ed elementi riconducibili ai Fratelli Musulmani.
I rappresentanti delle tre organizzazioni avrebbero in mente di costituire un “consiglio unificato della Shura” e di dividere il territorio in sfere d’influenza. Ad esempio, Asharq al-Awsat ha pubblicato porzioni di un documento in cui il capo di una cellula qaedista lamenta la fine dell’egemonia dell’organizzazione di al-Zawahiri, indebolita dalla scissione dell’ISIS, e sostiene l’opportunità di “aderire a Daesh” (l’acronimo che corrisponde a ISIS in arabo), in modo che “Tripoli sia nostra e Sirte sia loro”.
A rendere anche solo immaginabile un accordo del genere – nonostante il comune denominatore islamico, le tre organizzazioni hanno orientamenti dottrinali, politici e filosofici diversissimi, i loro rapporti sono spesso tesi, e in occasioni anche recenti sono arrivate a spararsi addosso – sarebbe stata l’intesa sul governo di unità nazionale libico, che avrebbe gettato i loro capi in una sorta di “stato confusionale”. Un governo unico, se fosse in grado di controllare il territorio, impedirebbe loro di agire indisturbati come hanno fatto da quando è caduto il regime di Gheddafi.
Ma alla luce delle ultime notizie che arrivano dalla Libia, la prospettiva di un governo unitario appare quantomeno lontana. Oggi, infatti, la Camera dei rappresentanti di Tobruk ha negato la fiducia al governo guidato da Fayez al-Sarraj. Su 104 voti espressi, riportano i media locali, i “no” sono stati 89, i “sì” solo 14.
Nel frattempo sarebbe sbarcato in Libia un contingente di forze speciali inglesi e americane incaricate di addestrare truppe libiche contro l’ISIS. Secondo quanto scrive oggi il Times, l’addestramento si sarebbe svolto nella base intitolata a Gamal Abdel Nasser, nei pressi di Tobruk, e poi anche nella base dell’aviazione di Benina, a Bengasi. Sul posto sarebbero stati visti anche militari russi.
F.M.R.
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