E’ calato il sipario su l’Expo, con la cerimonia di chiusura celebrata sabato 31 ottobre alla presenza della più alta carica dello Stato, Sergio Mattarella, di una parte delgoverno nazionale e di quello locale, sindaco di Milano in testa. Ora il il testimone è passato ad Astana, capitale del Kazakistan, dove nel 2017 si discuterà di energia, quindi sarà la volta di Dubai nel 2020.
Venti milioni di visitatori: l’obiettivo, stimato all’inizio di Expo Milano 2015, e usato da più parti come la misura del successo dell’event, è stato raggiunto e superato. Gli ultimi dati parlano di 21 milioni e mezzo di visitatori (5 nel sono ottobre) in 184 giorni.
L’Italia ha vinto questa sfida che poco più di cinque mesi fa sembrava impossibile. Una sfida che “è stata vinta da un’Italia che, quando si unisce in un impegno comune, evitando che le naturali diversità producano eccessi di antagonismo, sa esprimere grandi doti e mostrare al mondo le sue originali qualità”, ha sottolineato il Presidente della Repubblica. Nessuna polemica, o riferimento al caso Roma, sulle prima pagine in questi giorni di tutti i giornali nazionali ma anche di quelli internazionali. “L’Expo – ha detto Mattarella – ci ha dato una prova ulteriore di quanto grandi siano le cose che ci uniscono, superiori a quelle che legittimamente ci separano. Il nostro dibattito pubblico, per essere maturo e riconquistare credibilità e fiducia, non può oscurare le sinergie e i terreni di convergenza, pena un generale impoverimento”.
Si riparte da qui. Dall’entusiasmo di chi vi ha lavorato e di chi vi ha partecipato. Dei volontari come dei visitatori. Perché, come ha dichiarato il preesidente del Consiglio Matteo Renzi, che orgoglioso della sfida superata a pieni voti, ha twittato “ha vinto l’Italia del ‘perché no'”. a
Appena conclusa la cerimonia di Milano, il premier Matteo Renzi, che oggi (ieri, ndr) non era presente, ha rivendicato che “‘Expo è l’orgoglio di chi ha vinto una sfida che sembrava impossibile, una sfida vinta non dal governo ma dall’Italia, dai passeggini in fila davanti agli ingressi, ha vinto l’Italia del ‘perché No'”. E “la storia- ricorda il nostro Premier – non ha fanno i grandi leader ma chi costruisce ogni giorno un pezzo della sua strada”.
Ora, ci auguriamo solo che il grande tema mondiale del diritto al cibo per tutti, sottolineato con forza dalla Carta di Milano, sottoscritta da ogni cittadino, associazione, impresa o istituzione che voglia assumersi le proprie responsabilità per garantire alle prossime generazioni un futuro più equo e sostenibile, non cada nell’oblio: come ha detto il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina: “Vogliamo essere la generazione fame zero“. Per diventarlo, dobbiamo impegnarci un po’ tutti nel “combattere il cambiamento climatico, tutelare beni comuni come acqua, terra e biodiversità e ridurre gli sprechi lungo le filiere alimentari”.
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